La crescita globale rallenta ma è migliore delle previsioni di ottobre. E scompare il segno meno davanti alle previsioni economiche che riguardano l’Italia. Lo rende noto il Fondo monetario internazionale nell’aggiornamento del World Economic Outlook, sottolineando che il Pil del mondo è previsto in rialzo al 2,9% (in rallentamento rispetto al 3,4% dell’anno scorso) quest’anno per poi aumentare al 3,1% nel 2024. La previsione per il 2023 è di 0,2 punti percentuali superiore a quella stimata in autunno, anche se al di sotto della media storica (2000-19) del 3,8%.
«Il rialzo dei tassi delle banche centrali per contrastare l’inflazione e la guerra della Russia contro l’Ucraina continuano a pesare sull’attività economica», spiega il Fmi. La diffusione del Covid-19 in Cina ha frenato la crescita nel 2022, ma la recente riapertura spiana la strada per una ripresa più rapida del previsto. L’inflazione globale dovrebbe scendere dall’8,8% del 2022 al 6,6% del 2023, al 4,3% del 2024, ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia (2017-19) di circa il 3,5%.
Il Pil italiano crescerà dello 0,6% nel 2023 e dello 0,9% nel 2024, rivedendo al rialzo le stime di crescita per l’anno in corso (+0,8% rispetto al -0,2% di ottobre) e al ribasso per il prossimo (-0,4% rispetto al +1,3% stimato a ottobre). Per il 2022 la stima del Fondo è pari a un +3,9%. La crescita della Germania sarà quasi ferma quest’anno (+0,1%, 0,4 punti rispetto a ottobre) per poi accelerare nel 2024 all’1,4% (-0,1). Le previsioni sulla Francia sono invece in linea con quelle autunnali: Pil 2023 allo 0,7% e all’1,6% nel 2024. Per quanto riguarda l’Eurozona, il Fmi prevede una crescita dello 0,7% quest’anno (0,2 punti percentuali superiore a quella prevista nel Weo di ottobre) e all’1,6% nel 2024 (-0,2 su ottobre).
«La crescita economica europea nel 2022 è stata più resiliente del previsto, di fronte al forte shock negativo provocato dalla guerra in Ucraina. Questa resilienza, visibile nei dati sui consumi e sugli investimenti per il terzo trimestre, riflette in parte i sostegni statali di circa l’1,2% del Pil dell’Unione europea a famiglie e imprese colpite dalla crisi energetica, oltre che dal dinamismo della riapertura delle economie. I prezzi del gas sono diminuiti più del previsto, tra gasdotti non russi e flussi di gas naturale liquefatto, compressione della domanda, e un inverno più caldo del solito. Tuttavia la spinta della riapertura sembra sbiadita. Gli indicatori per il quarto trimestre suggeriscono che la produzione e i settori dei servizi sono in contrazione. La fiducia dei consumatori e delle imprese è peggiorata. Con l’inflazione al 10% o superiore, in diversi Paesi dell’area euro e nel Regno Unito, i bilanci delle famiglie rimangono in difficoltà. Il ritmo accelerato degli aumenti dei tassi da parte della Banca d’Inghilterra e la Banca centrale europea sta inasprendo le condizioni finanziarie e raffreddando la domanda nel settore immobiliare e non solo».
Negli Stati Uniti, il Pil nel 2023 dovrebbe attestarsi all’1,4%, +0,4 punti percentuali rispetto alle previsioni di ottobre, per poi scendere all’1% nel 2024, in calo rispetto all’1,2% previsto in autunno. La ripresa dovrebbe avvenire nella seconda metà del 2024″, quindi proprio in corrispondenza con le elezioni presidenziali americane.
Per quanto riguarda la Cina, la crescita quest’anno dovrebbe attestarsi al 5,2% (+0,8 punti percentuali rispetto al Weo di ottobre) per poi scendere al 4,5% nel 2024 (in linea con le stime precedenti).
L’India si conferma la locomotiva del mondo, con un Pil 2023 al 6,1% e al 6,8% il prossimo anno. Migliorano le condizioni economiche della Russia che, dopo la recessione del 2022 (contrazione del 2,2%) a seguito della guerra scatenata contro l’Ucraina, dovrebbe vedere la situazione migliorare quest’anno (Pil +0,3% in rialzo di ben 2,6 punti percentuali rispetto alle previsioni di ottobre) e anche il prossimo (+0,6% superiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo scorso autunno).
«I rischi permangono ma sono diminuiti rispetto al Weo di ottobre 2022», si legge. «Sono plausibili una spinta più forte dalla domanda in numerose economie oltre a un calo più rapido dell’inflazione. Mentre ad aumentare le preoccupazioni, c’è la situazione pandemica in Cina che potrebbe frenare la ripresa, l’escalation che potrebbe avere la guerra della Russia in Ucraina e le condizioni finanziarie globali più restrittive che potrebbero peggiorare la situazione dei debiti sovrani».
In ogni caso, la priorità nella maggior parte delle economie è quella di far rallentare l’inflazione. Per il Fmi è importante fare attenzione ai debiti pubblici degli Stati più indebitati a causa delle condizioni monetarie più restrittive e a una crescita inferiore che potrebbero incidere sulla stabilità finanziaria dei Paesi con più debito. Altrettanto importante è accelerare le vaccinazioni contro il Covid-19 in Cina che salvaguarderebbero la ripresa, con ricadute globali positive. Il sostegno fiscale dovrebbe essere indirizzato alle persone più colpite dai prezzi elevati di alimenti ed energia, mentre le misure di sgravio fiscale più generalizzate dovrebbero essere ritirate.