Nouvelle TestamentoIl racconto dei Vangeli può essere immersivo e cinematografico

Antonio Spadaro propone un percorso attraverso i testi sacri del Cattolicesimo con un linguaggio pop e attenzione ai personaggi. «Così la storia di Gesù entra nella nostra», scrive Papa Francesco nella prefazione al volume edito da Marsilio

Gesù street art
Foto di Karsten Winegeart su Unsplash

Vediamo una donna. È mattino, ma il sole non è ancora sorto. È sola. È buio. Cammina. Sta andando verso il sepolcro dove era stato sepolto Gesù. Nel buio i passi sono incerti. E Maria li fa, uno dopo l’altro, con il dolore della morte di Gesù nell’animo. Perché va al sepolcro? Sa che non c’è niente da vedere. C’è una grossa pietra che lo chiude. Va a toccare quella pietra, dunque. Con quali sentimenti? Un legame che fa fatica a registrare il lutto, la perdita…

«Vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro». Così ci dice Giovanni (Gv 20, 1-9). L’evidenza le balza addosso nella penombra di un’alba che non ha ancora rischiarato il cielo. Che può fare? Corre. Maria non indaga, non entra. È sconvolta. Il suo istinto le fa sapere che Gesù non è più lì. Lei non ha visto, non è entrata. Ma lo sente.

E dunque corre nel buio. Ha bisogno di dirlo alle persone più intime di Gesù. Va «da Simon Pietro» e – poi – «dall’altro discepolo, quello che Gesù amava». Vediamo e questa donna correre per le strade per andare nelle due case. Le sue parole sono quelle di una testimone che si è accertata dei fatti, ma l’analisi cede il posto all’emozione: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non o sappiamo dove l’hanno posto!». Usa il plurale. Perché? Sarà andata prima dalle altre discepole? Giovanni tace su questo.

Pietro e Giovanni vanno al sepolcro. Si incontrano per strada? O forse Pietro va da Giovanni con Maria? Corrono. Tutti corrono qui. Maria, Pietro e Giovanni. Nessuno riflette, nessuno pensa. Non è tempo. C’è un istinto che spinge a non perdere tempo. Non sappiamo più di Maria.

Vediamo il vecchio e il giovane correre «insieme». Ma non in parallelo. Giovanni si slancia in avanti, e supera Pietro, e giunge per primo col cuore in gola. Si china. Guarda. Certamente l’alba deve aver illuminato il cielo. Dal buco vede i teli posati in terra. Vuoti. Si ferma. Non entra. C’è rispetto per Pietro in questa decisione. E il senso di un mistero percepito ancora in modo informe nell’animo. O forse il cuore batte troppo forte?

Arriva Pietro, «che lo seguiva», nota Giovanni. Il vecchio segue il giovane e il suo slancio di amore e tormento. Ma senza forzare il passo. Entra. Pietro osserva i teli dall’interno. E vede pure il sudario che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Non c’è disordine, non c’è il caos della morte. I teli sono posati o avvolti. No, non c’era stato un frettoloso trafugamento del cadavere, come Maria aveva pensato. In quella tomba era accaduto qualcosa di sconvolgente e insieme di calmo e pacato.

Pietro muove gli occhi: entra, osserva. Ed è solo lì dentro. Solamente dopo entra «l’altro discepolo, che era giunto per primo», nota ancora una volta Giovanni, parlando di se stesso. Sembra che senta irruente il bisogno di comunicare sia il suo slancio per Gesù sia il suo rispetto per Pietro.

Tutti osservano il silenzio, però. Lì, in quella tomba, vita e morte si scontrano in un duello formidabile. La scena è muta. Giovanni non riferisce di alcuna parola tra lui e Pietro. Contemplano un’assenza. La visione dell’assenza porta Giovanni alla fede nel fatto che Gesù sia vivo: «e vide e credette».

Lo dice così, come se vedere e credere fossero un tutt’uno, la stessa identica cosa. Non ci dice di Pietro: avrà creduto anche lui? Ormai Giovanni parla solo della sua esperienza intima e folgorante. Ma aggiunge, a questo punto parlando nuovamente al plurale, che no, loro non avevano capito ancora. Tutti loro – Pietro, Maria, lui, gli altri – fino a quel momento non avevano capito che «egli doveva risorgere dai morti». Erano impreparati alla fede.

Copertina di “Una trama divina“ di Antonio Spadaro

Da “Una trama divina” di Antonio Spadaro, Marsilio, 208 pagine, 16 euro.