«Il bilancio di questo lavoro, che è una maratona e non sono 100 metri, lo voglio tirare alla fine. Io posso dire che sono ottimista». La premier Giorgia Meloni in diretta sui social ha fatto un primo bilancio del suo esecutivo, a cento giorni dall’insediamento, convinta – ha detto – che «questa nazione ce la farà».
Intanto si prepara al suo tour europeo. Oggi riceverà il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Venerdì la presidente del Consiglio sarà a Stoccolma e a Berlino. Mentre i suoi uffici e quelli di Emmanuel Macron stanno lavorando a una visita all’Eliseo che potrebbe essere fissata prima del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio. Intanto, si attende anche la sua visita a Kyjiv, in Ucraina.
L’appuntamento con Michel chiude il cerchio, dopo che il 3 novembre Meloni, da poco insediata, debuttò a Bruxelles per incontrare i vertici Ue. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ricambiato la visita e ora tocca al presidente del Consiglio europeo. All’incontro dovrebbe partecipare anche il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto.
Il tema principale sul tavolo sarà la gestione dei flussi di migranti dal Mediterraneo centrale. Ma si discuterà anche delle possibili modifiche alle norme sugli aiuti di Stato, alla luce dei potenziali effetti discriminatori verso le imprese europee provocati dai sussidi americani previsti dall’Inflation Reduction Act varato dall’amministrazione Biden. Nel “non paper” del Consiglio che sta circolando ci sono due ipotesi. Una, sostenuta dalla Francia e dal commissario al Mercato Interno Thierry Breton, prevede un intervento sul modello del progetto Sure. L’altra, appoggiata da von der Leyen, è per un fondo sovrano, sulla falsa riga del NextGenerationEu. Ma l’idea di emettere nuovo debito comune è osteggiata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e dai Paesi cosiddetti frugali, ovvero Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Austria, Irlanda, Estonia e Slovacchia.
L’Italia considera entrambe le soluzioni, e soprattutto chiede flessibilità nell’uso dei fondi di coesione e del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Meloni però si dice ottimista. Un parametro che la solleva, ha spiegato sui social, è il differenziale dei nostri tassi sui titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi: «L’Italia è in una situazione più solida di quanto alcuni vogliono far credere. Lo spread negli ultimi anni è stato considerato il grande metro di giudizio per valutare lo stato dell’economia italiana. Negli ultimi 100 giorni è sceso da 236 a 175 punti base. La Borsa ha registrato un aumento del 20 per cento, la Banca d’Italia stima che nel secondo semestre 2023 l’economia italiana sarà in netta ripresa e che quella ripresa si stabilizzerà. E che l’inflazione tornerà a livelli accettabili».
È un quadro che dà fiducia se abbinato al prezzo del gas, «che dopo l’iniziativa europea del tetto, su cui l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale, sta continuando a scendere, e penso che nelle prossime settimane vedremo i risultati di questo lavoro lunghissimo».
In ogni caso, in tutti i prossimi appuntamenti la premier cercherà di «convincere le principali nazioni ad aiutarci sulla rotta del Mediterraneo centrale a fare dei passi in avanti. Qualcuno ne è stato fatto, altri ne vanno fatti. Passi in avanti importanti ai quali bisogna aggiungere la capacità che l’Italia ha di avere rapporti bilaterali e contatti, presenza, nel Nord Africa, anche per impedire le partenze e creare lo sviluppo affinché la gente non debba scappare da casa sua. Perché prima del diritto ad emigrare debba esserci quello a non farlo, il diritto a vivere nella propria nazione, quando non viene sfruttata».
Meloni sui social è tornata anche sugli argomenti caldi degli ultimi giorni, a partire dalla giustizia: «Ho lungamente parlato con il ministro Nordio, che è impegnato su una riforma molto seria e ampia che possa garantire tempi certi e massimo delle garanzie per chi è sotto processo e sotto indagine, ma anche il massimo delle garanzie che quando vieni condannato sconti la pena». Quindi aggiunge che Stato di diritto e certezza della pena devono essere più forti «in particolare sui reati più percepiti, come spaccio di droga, furti in appartamento, rapine, troppo spesso non perseguiti negli anni passati».
Grande enfasi della premier sul progetto «Stazioni sicure, con una mobilitazione importante di forze dell’ordine e controlli a tappeto nelle principali stazioni italiane. Si è partiti da Milano, Roma, Napoli, con migliaia di uomini. Perché non è normale che si debba aver paura di prendere il treno quando è buio, o che i turisti debbano avere come prima immagine della città il degrado che si vive nella stazione. Questo progetto che è appena iniziato ha risultati significativi».