In un’operazione condotta dalle truppe speciali americane, è stato ucciso uno dei leader dell’Isis. Secondo quanto hanno riferito degli alti funzionari di Pentagono e Consiglio per la Sicurezza nazionale in un briefing ai giornalisti, si tratta di Bilal al-Sudani, uno dei capi dello Stato islamico nel Corno d’Africa.
L’azione è avvenuta in una zona montuosa nel Nord della Somalia. Nessun civile e nessun soldato americano è rimasto ferito o ucciso durante il blitz fatto con elicotteri. L’obiettivo principale era la cattura di Al-Sudani. Durante il blitz, sono stati uccisi anche altri dieci miliziaini.
Washington teneva nel radar Al-Sudani da diversi anni, da una decina era diventato uno dei bersagli americani. Negli ultimi mesi poi le informazioni di intelligence hanno consentito di localizzarlo. Il Dipartimento della Difesa ha preparato un piano e il presidente Biden a inizio settimana ha dato il via libera, sottolineando che l’obiettivo principale era quello di catturare vivo il terrorista.
Washington ha avvisato il governo somalo che avrebbe condotto il blitz e anche altri partner sono stati allertati dell’operazione americana.
«Il 25 gennaio, su ordine del presidente, le forze armate statunitensi hanno condotto un’operazione di assalto nel nord della Somalia che ha provocato la morte di un certo numero di membri dell’Isis, tra cui Bilal-al-Sudani, un leader dell’Isis in Somalia e un facilitatore chiave per la rete globale dell’Isis. Al-Sudani era responsabile della promozione della crescente presenza dell’Isis in Africa e del finanziamento delle operazioni del gruppo in tutto il mondo, compreso l’Afghanistan», ha spiegato il segretario della Difesa americano Lloyd Austin.
Un ufficiale senior dell’Amministrazione americana ha sottolineato il doppio valore del raid che va oltre l’eliminazione di un terrorista ma «deve essere posta in un contesto più ampio, quello della guerra globale al terrorismo».
Secondo quanto riferito dagli analisti, Al Sudani aveva un ruolo apicale nell’organizzazione terroristica. Era partito fra gli al-Shabaab e in breve è diventato uno dei principali “collettori” di fondi e soldi che faceva poi arrivare ai gruppi della galassia jihadista attivi in Siria e in Afghanistan. A spingere gli americani ad agire anche la constatazione di un pericolo imminente che non è stato però definito.