Alla fine non è successo nulla, almeno giovedì sera. Mentre in giro per l’Europa si giocavano tranquillamente le partite delle coppe europee di calcio, il match previsto allo stadio Zimbru di Chisinau è andato in scena in un clima surreale. Probabilmente il primo caso di incontro a porte chiuse per rischio colpo di stato, perlomeno qui nel vecchio continente.
La decisione è maturata martedì 14 febbraio, appena due giorni prima dell’incontro, come logica conseguenza delle parole della presidente Maia Sandu del giorno precedente. La Russia, ha sostenuto Sandu confermando dichiarazioni analoghe del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, stava organizzando un colpo di stato in Moldavia, con l’appoggio di agenti bielorussi, serbi e montenegrini.
Il governo di Chisinau ha dichiarato di aver scoperto i piani per il golpe – «Sappiamo chi, dove e quando» ha precisato Sandu – e di aver preso le contromisure per fermarlo. In tutto questo, inaspettatamente una partita di calcio internazionale è divenuta uno dei temi caldi della sicurezza nazionale moldava.
La partita e il golpe
Il tutto per una sfortunata coincidenza di eventi. Per giovedì 16 febbraio era stata da tempo fissata la partita degli spareggi di Conference League tra Sheriff Tiraspol e Partizan Belgrado. Di norma, i campioni di Moldavia giocherebbero allo Sheriff Sport Complex di Tiraspol – dove nel 2021 hanno ospitato Real Madrid, Inter e Shakhtar Donetsk in uno storico girone di Champions League – ma oggi la situazione è cambiata.
La guerra in Ucraina ha convinto la Uefa, per ragioni di sicurezza delle squadre, a spostare gli incontri internazionali dello Sheriff a Chisinau, settanta kilometri più a Ovest, nella capitale del Paese. E il sorteggio ha voluto mettere a confronto il club di Tiraspol con una nota squadra serba, il Partizan. La scoperta, anche grazie alle segnalazioni dei servizi segreti di Kyjiv, di un piano russo per un colpo di stato in Moldavia ha focalizzato l’attenzione sulla partita, che avrebbe convogliato nella capitale un grande numero di tifosi serbi.
Così è arrivata la decisione di Sandu e dell’esecutivo di bloccare l’accesso dei tifosi all’incontro ed espellere dal Paese i sostenitori del Partizan già arrivati a Chisinau. E non è una cosa che riguarda solo il calcio, ovviamente: come segnalato dal giornalista Sam Street, mercoledì anche una squadra di pugili di Badva, in Montenegro, è stata rimpatriata, dopo che si era recata in Moldavia per prendere parte a un torneo.
Lo strano caso della squadra dei separatisti
La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova sostiene che la storia del golpe sia solo un’invenzione dell’Ucraina per trascinare la Moldavia nella guerra, ma che Chisinau abbia ragione di preoccuparsi sembra fuori di dubbio. Il Paese è vicino ad alcune delle zone più calde del conflitto ucraino (Odessa dista circa novanta kilometri dal confine), e la guerra qui ha avuto ripercussioni economiche durissime, su uno Stato già gravato da lunghe difficoltà.
La Moldavia era infatti dipendente dal gas russo come poche altre nazioni al mondo, e la guerra in Ucraina non ha fatto altro che alimentare le divisioni interne tra la maggioranza di Maia Sandu, la presidente filo-europeista eletta nel 2021, e il variegato e tutt’altro che coeso fronte filorusso.
Un paese che vive questa frammentazione anche attraverso incredibili controversie, tra cui proprio quella del calcio. Venti degli ultimi ventidue campionati nazionali sono stati vinti dallo Sheriff Tiraspol, che con la storica qualificazione ai gironi di Champions League del 2021 si è affermato come la squadra moldava di maggior successo nella Storia. Ma lo Sheriff è anche il discusso club del potere della Transnistria, la regione che occupa il confine orientale del paese, schiacciata contro l’Ucraina e, dal 1990, di fatto indipendente da Chisinau.
La Moldavia non ha mai riconosciuto il governo separatista di Tiraspol, ma la sua autonomia è garantita dalla presenza di soldati russi sul suo territorio, ufficialmente in missione di peacekeeping. In questa situazione è germogliato lo Sheriff, grazie ai suoi legami con la famiglia Smirnov, che controlla tutta la politica della Transnistria. Il club è di proprietà dall’azienda omonima, che negli anni Novanta era appena un supermercato mentre oggi possiede edifici, stazioni di carburante, un’agenzia pubblicitaria e una rete tv.
Il futuro della Moldavia
Che sia vera o meno, la storia del rischio di golpe a Chisinau rispecchia bene le tensioni nella nazione. Già il 10 dicembre, prima che Sandu parlasse pubblicamente della minaccia russa, Natalia Gavrilitsa si era dimessa da premier, lasciando il posto a Dorin Recean, che ha ottenuto la fiducia del parlamento sei giorni dopo.
In Italia il suo nome dirà poco, ma Recean è stato ministro dell’Interno e prima della nomina era segretario del Consiglio per la sicurezza nazionale. La sua ascesa a primo ministro dimostra come, in questo momento, la presidente Sandu voglia orientare il governo alla difesa da possibili azioni di sabotaggio di Mosca.
A giugno 2022, la Moldavia è divenuta ufficialmente candidata all’ingresso nell’Unione europea, una mossa su cui Sandu e il suo partito hanno basato la loro campagna elettorale. Alle elezioni del luglio 2021, la sua formazione (il Partito di azione e solidarietà) ha conquistato quasi 775mila voti: si tratta del bacino più ampio mai raggiunto da uno schieramento politico fin dal successo del Partito comunista del 2001.
Ma allo stesso tempo le ultime elezioni hanno fatto registrare la più bassa affluenza della Storia moldava, con appena il 48,4 per cento degli elettori che si è recato alle urne. Oggi, Sandu gode del supporto di sessantatré seggi al parlamento, ma i restanti trentotto sono tutti assegnati a partiti filorussi, dall’estrema sinistra del Blocco elettorale dei comunisti e dei Socialisti fino all’estrema destra populista di Shor.
Il percorso per entrare nella Ue è ancora lungo, e non è affatto detto che questo basti a risolvere le divisioni interne della Moldavia. Soprattutto perché, poi, ci sarà da dirimere la questione della Transinistria, che continuerà a rivendicare la propria indipendenza. Al cuore di tutto, di nuovo, ci sarà lo Sheriff Tiraspol, la squadra dei separatisti che però ha conquistato e rappresenta in Europa il calcio moldavo.