Una crepa a BruxellesL’Ue discute la possibilità di costruire muri anti-migranti e il governo italiano è d’accordo

La presidente del Consiglio Meloni ha dato il suo ok, barattandolo con il riconoscimento che le vie marittime della migrazione, quelle che toccano direttamente il nostro Paese, hanno una loro «specificità». Roma chiede interventi economici mirati e magari anche con misure operative in mare, fino al famigerato «blocco navale» meloniano

migranti lavoro
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Costruire muri per fermare i migranti, e pure con i soldi dell’Unione europea. La prima apertura c’era stata in una lettera della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen inviata a tutti i leader europei in vista del consiglio europeo straordinario che parte oggi. Nel piano in 15 punti, si prevede di «rafforzare le frontiere esterne attraverso misure mirate da parte dell’Unione». Tra queste, c’è la «mobilizzazione di fondi Ue per aiutare gli Stati membri a rafforzare le infrastrutture per il controllo delle frontiere». La parola «infrastrutture» non era presente nella precedente bozza, ma poi venne inserita dopo il confronto tra i 27 ministri dell’Interno a Stoccolma.

Oggi sarà il Consiglio europeo a discuterne formalmente la possibilità. Il via libera all’inserimento nell’ordine del giorno della riunione straordinaria è arrivato ieri dall’incontro degli ambasciatori che preparano i lavori del summit, spiega Repubblica. E l’Italia non si è opposta. Palazzo Chigi ha dato esplicitamente il via libera. Un “do ut des” per avere in cambio qualcosa. In particolare, il riconoscimento che le vie marittime della migrazione, quelle che toccano direttamente il nostro Paese, hanno una loro «specificità».

Una formula su cui l’esecutivo Meloni ha insistito. Le frontiere di mare sono considerate la porta principale da cui far passare una “svolta”, anche militare, nel controllo dei flussi migratori. Un modo per non rompere quel filo ideale che ha sempre legato Fratelli d’Italia e Lega ai sovranisti di Ungheria e Polonia. Anche se la linea sta provocando una frattura nel governo. Con il ministro degli esteri, Antonio Tajani, che ha infatti fatto sapere che «non dobbiamo finanziarie muri ma un’azione forte in Africa».

Nella bozza del documento finale, però, compare sia l’ipotesi dei muri già invocata in passato soprattutto dall’ungherese Viktor Orban – amico di Giorgia Meloni – sia il concetto della «specificità» marittima. «È probabile», ammette lo staff della presidenza del Consiglio europeo, «che il dossier sul finanziamento dei muri sia sul tavolo del summit europeo». Il punto cruciale è che può essere violato, per la prima volta dopo il 1989 con la caduta del muro di Berlino, un principio che sembrava inviolabile in Europa: mai più nuovi muri.

Già nei mesi scorsi, nonostante la netta contrarietà politica della Commissione e di Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, aveva chiarito che non esiste alcun divieto giuridico in merito alla possibilità di finanziare barriere mobili o permanenti contro l’ingresso irregolare di extracomunitari. E stavolta un fronte molto ampio, dall’Ungheria all’Austria, ha insistito che proprio in virtù dell’assenza di una proibizione legale, si inserisse nelle conclusioni del vertice straordinario l’ipotesi di pagare con i soldi di tutti i cittadini europei la costruzione dei muri anti-migranti.

Resta il fatto che la presidente del Consiglio italiana ha dato il suo ok all’idea di costruire un muro nel cuore d’Europa, barattandolo con l’idea di poter controllare le frontiere del Mediterraneo a livello europeo. Nel documento finale è scritto esplicitamente che la migrazione «necessita una risposta europea». Sebbene la momento Palazzo Chigi ritenga di sfruttare l’apertura sulla «specificità» delle vie marittime dei migranti chiedendo interventi «mirati» dal punto di vista del sostegno economico, da quello giuridico connesso al Paese di primo approdo e quindi alla redistribuzione degli extracomunitari, nel dossier italiano c’è anche una seconda e successiva possibilità. Quella di misure operative in mare. Dalla rivalutazione della missione “Sophia” con navi militari europee, fino al famigerato «blocco navale» meloniano.

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