Artigianato lentoL’arte popist (ma non pop) di Wayne Thiebaud alla Fondation Beyeler di Basilea

Una mostra celebra con 65 opere i cento anni dalla nascita del pittore californiano, capace di descrivere le varie sfumature della quotidianità in dipinti radiosi, semplici e nostalgici

Wayne Thiebaud

SI può fare l’ennesima mostra su un protagonista della Pop Art americana che non sia già stata vista? La Fondation Beyeler di Basilea sorprende di nuovo con 65 opere del pittore californiano Wayne Thiebaud, scomparso a 101 anni, celebre negli Stati Uniti, ma assai meno in Europa. Per la verità ad affibbiargli l’etichetta di popist è stata una critica complice del più potente fenomeno artistico-commerciale made in Usa degli anni Sessanta. Qualche detrattore ha tentato persino di incasellarlo come illustratore visti i suoi trascorsi professionali: prima alla Walt Disney Studios di Los Angeles di Burbank, poi alla Universal Pictures e, in seguito, nel dipartimento pubblicitario di Rexall Drugs, una catena di farmacie al dettaglio.

Ma se questa pittura è pop allora si tratta della variante più individuale che l’intero movimento abbia mai generato. Thiebaud, come molti degli artisti che ammirava, era un virtuoso del quotidiano e del suo sottile simbolismo. Thibaud non ha mai condiviso la propensione dei pittori Pop per la satira consumistica. Dei circoli di New York non ha mai fatto parte.

Professore di lungo corso presso l’Università della California, ha fondato la sua arte su un artigianato lento, i suoi riferimenti erano pittori americani del passato come Thomas Eakins e John James Audubon o europei come Giorgio Morandi. Quanto alla figura umana esattamente come in Edward Hopper il suo atteggiamento appare impassibile: i personaggi che popolano le sue tele sono accattivanti ma decisamente soli. Affermava di ammirare particolarmente il modo in cui de Kooning aveva trovato un modo per «illuminare un’immagine dall’interno».

I dipinti esposti alla Fondation Beyeler appaiono radiosi e semplici, diretti. Le superfici spalmate spesse come la glassa sulle sue torte, fanno mostra di una lussuria tattile, ma immediato emerge pure il fruscio di tristezza: è prodotto da una evidente nostalgia per un’epoca passata. Per lui barattoli di vernice, paesaggi urbani, banconi di gastronomia, e persone comuni meritano lo stesso rispetto: li considera un motivo di meditazione sulla vita e sul fare pittorico.

Quando all’inizio degli anni ’60 si produce in dipinti come il celebre “Pies” la critica ha buon gioco ad affibbiargli quell’etichetta di “pop”: Thiebaud non l’amava ma in questo modo ha raggiunto rapidamente fama e guadagni sempre in crescita. Thiebaud si è spento nel 2021 e l’anno seguente risultava essere al trentaquattresimo posto nella classifica degli artisti più quotati al mondo. Nel 2020 la sua pittura aveva fatturato oltre 35 milioni di dollari: il valore di mercato delle sue opere col passare degli anni non ha fatto che moltiplicarsi. Da Christie’s, nel 2020 la sua grande opera “Four Pinball Machines” (1962) raggiunge la cifra record di oltre 19 milioni di dollari. Più del doppio del precedente record raggiunto con “Encased Cakes” (2011) venduto per 8,5 milioni l’anno prima da Sotheby’s New York. La terza maison del martelletto, Phillips, ha esitato l’opera “Winding River” (2002) nel giugno del 2020 per 9,8 milioni.

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