La Procura di Bergamo ha chiuso una lunga indagine a cui stava lavorando da tre anni sulla gestione dell’epidemia di Covid nella primavera del 2020 nella provincia di Bergamo, quella in cui il Covid ha causato più morti durante la prima ondata. Si tratta della più importante tra le inchieste avviate dalle procure di varie province per accertare eventuali responsabilità penali nella gestione dei primi mesi di pandemia.
Gli indagati per epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d’ufficio sarebbero in tutto 19. Tra questi ci sono l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera, il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrellli, il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Franco Locatelli e il coordinatore del Comitato tecnico scientifico nella prima fase dell’emergenza, Agostino Miozzo.
Nell’atto di chiusura indagini, si evidenziano i tre punti chiave dell’inchiesta: mancato aggiornamento e mancata applicazione del piano pandemico nazionale e regionale per contrastare il rischio lanciato dall’Oms, la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo, e la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana.
In pratica, secondo la procura la diffusione del Sars Covid-19 fu sottovalutata nonostante i dati a disposizione da settimane indicassero che la situazione a Bergamo stava precipitando. In particolare in Val Seriana, dove erano già stati inviati carabinieri e polizia per chiudere l’area con la stessa zona rossa decisa a Codogno. L’invocata zona rossa, invece, tra Alzano Lombardo e Nembro, a pochi chilometri da Bergamo, non fu mai istituita.
Le indagini si sono concentrate sulla primavera del 2020, quando il virus ha causato oltre 3mila vittime tra fine febbraio e aprile. Un periodo nel quale, in provincia di Bergamo, l’eccesso di mortalità fu di 6.200 persone rispetto alla media dello stesso periodo degli anni precedenti. Gli investigatori hanno lavorato su una mole rilevante di documenti acquisiti e sequestrati e diverse testimonianze.
A questo va aggiunto lo studio epidemiologico redatto, su incarico della procura, dal microbiologo Andrea Crisanti, poi eletto senatore con il Pd. Secondo Crisanti, si sarebbero risparmiati 4.148 morti con una chiusura della Val Seriana dal 27 febbraio, 2.659 dal 3 marzo. Il punto è chi avesse a disposizione i dati. Governo, Regione e tecnici dell’emergenza, ritiene la Procura.
Le posizioni di Conte e Speranza, che non figurano nell’avviso di conclusione indagini, saranno trasmesse al Tribunale dei ministri di Brescia. Sono già stati estratti, come prevede la legge, tre magistrati titolari e i due supplenti. Nei prossimi giorni riceveranno gli atti di inchiesta relativi alle posizioni dell’ex premier e dell’ex ministro della Sanità e valuteranno l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
«Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra repubblica», ha detto Conte. «Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura». Parole simili quelle di Speranza: «Ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura».