Occhio al debito italianoIl crac della banca Svb è un effetto della deregulation americana, spiega Patuelli

Il presidente dell’Abi dice: «Le manovre sui tassi siano operate con prudenza. Il problema è avere per tutto l’Occidente regole identiche e non norme diverse che favoriscono qualcuno ma non impediscono la crescita delle difficoltà. Semmai da noi c’è un eccesso di regolamentazione mentre le crisi vengono sempre da “Oltremare”»

(La Presse)

«Le banche saltano in aria per due motivi: carenze di liquidità o problemi di solidità patrimoniale. Ho il sospetto che per questa banca americana sia avvenuto il combinato disposto dei due». Il numero uno dell’Associazione bancaria italiani, Antonio Patuelli, prova a spiegare la grande tempesta di Silicon Valley Bank.

Dietro il crac della banca californiana che agita mezzo mondo, spiega al Corriere, c’è anche la deregulation di Donald Trump, che ha alzato il tetto per gli attivi di banche come Svb, rendendo meno severi i controlli voluti da Barack Obama. «Questa banca era stata esonerata da rispettare i requisiti di liquidità, ma la deregulation negli Stati Uniti viene da lontano: è stata una delle cause prima della crisi dei subprime poi del grande crac di Lehman Brothers e ora di Svb», dice.

Il presidente di Abi spiega che «la capacità di equilibrio è stato un errore per Svb, perché con una raccolta molto breve non si possono fare investimenti finanziari troppo a lunga scadenza e di conseguenza, per ragioni di liquidità, hanno venduto parte del portafoglio finanziario, cosa che ha portato minusvalenze nel patrimonio, innestando l’aggravamento della crisi».

Il rialzo repentino dei tassi, poi, ha cambiato lo scenario: Svb, come altri, era abituata a investire in titoli con redditività elevata causata da un lungo periodo di tassi negativi. «Le banche sono società di estrema complessità, non hanno solo due piatti sulla bilancia – l’attivo e il passivo –, per cui l’equilibrio è qualcosa di estremamente complesso, ecco perché il lassismo è rischioso», dice Patuelli. «Quando le banche centrali alzano i tassi di interesse, per gli istituti di credito non è una festa generalizzata. I vantaggi si vedono subito e sono l’aumento dei ricavi, ma gli svantaggi si vedono solo più tardi: la crescita del costo della raccolta e le minusvalenze appunto sui portafogli titoli e le crisi di imprese che si traducono in insolvenze e sofferenze».

Patuelli è d’accordo con Ignazio Visco e Fabio Panetta nel chiedere prudenza nell’aumentare i tassi: «Le manovre sui tassi siano operate con prudenza. Il problema è avere per tutto l’Occidente regole identiche e non norme diverse che favoriscono qualcuno ma non impediscono la crescita delle difficoltà. Chiediamo che le regole sulle due sponde dell’Atlantico siano applicate in maniera identica per ragioni di uguaglianza e presupposti di concorrenza, competitività, prudenza e vigilanza. Semmai da noi c’è un eccesso di regolamentazione mentre le crisi vengono sempre da “Oltremare”».

Quanto al pericolo per l’Italia, Patuelli dice: «Solo le autorità di vigilanza e il ministro dell’Economia, in quanto presidente del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, possono avere un quadro completo. Ho letto dichiarazioni rassicuranti di Giorgetti che condivido sulla base di ragionamenti. Primo: Lehman Brothers era una crisi sistemica di una tra le banche più grandi, cosa che non è Svb. Secondo: da Lehman è passato un quindicennio, un periodo usato bene in Europa e Italia per realizzare l’Unione bancaria con la vigilanza unica che ha portato all’aumento delle soglie di patrimonio indispensabile. Terzo: le nostre banche hanno 400 miliardi investiti in titoli di Stato che producono riserve di liquidità e il rischio minusvalenza si combatte con portafogli obbligazionari non a lunghissima scadenza».

Ma si possono avere effetti indiretti. «Le imprese hanno già iniziato a ritirare depositi», spiega Patuelli. «Costando di più le attività finanziarie per il rialzo dei tassi cercano di aver meno bisogno di prestiti, vediamo che i crediti alle aziende non crescono molto. Auspico quindi che, dopo Svb, la Bce faccia una riflessione in più rispetto alla decisione già annunciata di aumentare ancora i tassi».

E in questo contesto, spiega Repubblica, lo sguardo dell’Europa improvvisamente si rivolge verso verso l’elevato debito pubblico italiano e verso i rischi della speculazione sui mercati finanziari. Il crollo di Svb ha materializzato di nuovo lo spettro di un Paese alle prese con la speculazione finanziaria. E infatti lo spread tra il Bund e Btp ieri avuto un primo salto superando quota 191.

Oltre all’eventuale contagio, adesso ci sono la crescita dei tassi di interesse e la contestuale scelta della Bce di compiere proprio in contemporanea due mosse che appaiono particolarmente pericolose: aumentare ulteriormente il tasso di sconto e acquistare una quota inferiore di titoli di Stato europei. Aprire cioè un po’ meno quel paracadute che ha consentito negli ultimi tre anni di affrontare due crisi successive: la pandemia e la guerra in Ucraina. Giovedì è attesa la riunione di politica monetaria della Bce e certamente la crisi che arriva dall’America terrà a freno i falchi di Francoforte.

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