Come sappiamo, l’Italia è il paese con il più gran numero di corpi militari o paramilitari di tutta Europa. Essi dipendono istituzionalmente da almeno otto ministri e ministeri ma le loro funzioni operative fanno normalmente capo al ministro e al ministero della Difesa. Nella drammatica vicenda del naufragio di Steccato di Cutro, che rientra nelle competenze territoriali del porto di Crotone, sono stati coinvolti molti soggetti e l’indagine della magistratura e cioè della Procura ma poi del Tribunale dovrà accertare le responsabilità di tutti questi soggetti a tutti i livelli per le conseguenze del naufragio e il mancato rispetto delle convenzioni internazionali, delle norme europee e della Costituzione italiana.
Questi soggetti avrebbero dovuto – ciascuno per sé e collettivamente – agire con l’obiettivo principale di salvare la vita di bambini, donne e uomini che, partendo da Istanbul, erano stati imbarcati inizialmente il 21 febbraio da tre scafisti sulla Luxury 2 e poi trasbordati, dopo tre ore di navigazione e un’avaria al motore, sul caicco di legno Summer Love (più grande della Luxury 2) giunta con un viaggio di quattro giorni davanti alle coste della Calabria avendo superato le inospitali acque della Grecia, due nomi di imbarcazioni tragicamente grotteschi.
Il caicco Summer Love fu avvistato la sera del 25 febbraio a 40 miglia marine dalla costa calabrese da un aereo della Agenzia Frontex – che non dispone ancora di mezzi per il salvataggio in mare – che ha avvertito il centro operativo di Roma IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) la cui attività si estende anche al di fuori delle acque territoriali italiane.
Poiché l’orientamento del governo italiano – di questo governo ma anche dei governi precedenti a cominciare dall’attività svolta dall’allora ministro degli interni Marco Minniti – è di considerare l’arrivo sulle coste italiane di imbarcazioni frutto di «viaggi della disperazione» organizzati da trafficanti di essere umani principalmente come un problema di polizia, l’avvertimento della Agenzia Frontex è stato trasmesso dal Centro di Roma alla Guardia di Finanza che dispone di motovedette veloci ma instabili per catturare in mare i responsabili della violazione dell’art. 601 del Codice Penale.
Vogliamo inserire qui due prime domande che rivolgiamo in modo pressante alle autorità italiane, alle istituzioni europee a cominciare da Ursula von der Leyen e a Margaritis Schinas e, molto sommessamente, al Sommo Pontefice che ha detto all’Angelus del 5 marzo «i trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti».
Dove, come e con quali mezzi in Europa e nei rapporti con i paesi terzi – verso cui vorremmo rinviare chi fugge dalle guerre, dalle persecuzioni e dai disastri ambientali – devono essere fermati i trafficanti di esseri umani? Ritenete che il cosiddetto pull factor sia provocato dalla «mancanza di educazione alla responsabilità» (come ha detto a Crotone Matteo Piantedosi) o piuttosto dal fatto che in quelle terre non esistono condizioni per il riscatto democratico, economico e sociale e per il rispetto della dignità umana?
Le due motovedette della Guardia di Finanza di Crotone non sono state in grado di portare a compimento la loro missione per un peggioramento delle condizioni del mare che le hanno costrette a rientrare in porto avvertendo tuttavia la Guardia costiera del fallimento del loro compito di polizia.
In alcuni porti italiani e in particolare a Crotone, la Guardia Costiera dispone di imbarcazioni di classe 300 (“Ammiraglio francese”) preposte alla ricerca e al soccorso d’altura, inaffondabili e auto-raddrizzanti, che possono operare in condizioni meteomarine proibitive, con propulsione a idrogetto, autonomia di 500 miglia marine e una velocità superiore a 30 nodi e mezzi di soccorso come zattere di salvataggio indispensabili per salvare naufraghi nelle acque gelate del mare dove un bambino o una bambina muoiono dopo venti minuti per ipotermia.
Il Summer Love viaggiava invece a 6 nodi all’ora e, giunto a poche centinaia di metri della costa calabrese, si è spezzato in due rovesciando in mare centottanta bambini, donne e uomini con l’eccezione dei tre scafisti che si sono salvati sull’unica zattera di salvataggio del caicco.
Per quale ragione l’imbarcazione classe 300 della Guardia Costiera è uscita in mare solo varie ore dopo il ritorno a terra delle motovedette della Guardia di Finanza? Chi ha dato l’ordine alla Guardia Costiera di uscire in mare quando è stata constatata la tragedia e non prima che essa si compisse?
Poiché le funzioni operative della Guardia Costiera sono svolte congiuntamente dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e dal ministro della Difesa Guido Crosetto, vogliamo sapere quali decisioni hanno preso i due ministri e le ragioni che li hanno condotti a ordinare alla Guardia Costiera di intervenire solo a naufragio avvenuto.