Noi riformisti facciamo cosìIl discorso agli ateniesi di Pericle è il manifesto ideale per il partito di Renzi e Calenda

La formazione politica dei riformisti che nascerà tra pochi mesi non ha bisogno di convocare i saggi per scrivere una carta dei valori. Bastano le parole del leader greco che nel 461 a.C. spiegò ai suoi concittadini l’essenza della democrazia

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Ringalluzziti per la vittoria di Elly Schlein nel Congresso del Partito democratico – Carlo Calenda e Matteo Renzi  – a quanto loro stessi dicono – sono intenzionati ad accorciare i tempi per la costituzione di un Polo liberaldemocratico e riformista che non pedali più su due ruote ma su di una sola e magari carichi nel sidecar  anche +Europa.col suo nuovo gruppo dirigente e (perché no?) anche Base Lavoro di Marco Bentivogli, un leader di grandi qualità che è alla ricerca di un ruolo sulla scena politica e sociale. 

A occhio, i problemi più complicati da risolvere riguardano gli organigrammi e le regole della vita interna. Per quanto riguarda il programma è eccellente quello presentato agli elettori nell’ultima consultazione e non è affatto superato, perché rimane sul pezzo per quanto riguarda i principali dossier  e mantiene una caratteristica originale: non vi era alcuna concessione alla demagogia e alla ricerca di un consenso un tanto al chilo’. 

Pertanto, il futuro terzo polo’’ (con un tocco di classe potrebbe chiamarsi Renew’) ha già le carte in regola per presentarsi  sulla scena della politica senza trovarsi nella necessità – come sta capitando ad altri partiti – di imbracciare una linea politica diversa da quella predicata in precedenza.  Nel breve periodo ci sono delle indicazioni molto chiare e nette nel lungo articolo di Calenda su Il Foglio.

Oddio! Sembra che non si possa– lo ha confermato lo stesso Calenda in attesa della risposta di Matteo Renzi – fare a meno di un Manifesto dei valori: il Pd ne ha elaborato persino un secondo senza abrogare il primo; poi alla fine si è accontentato di una sorta di Manifesto di Sanremo, avendo assunto i valori che hanno dominato durante il Festival.  

Tenendo conto delle propensioni (da me condivise) di Calenda  per la cultura classica quale base per la formazione dei cittadini, mi permetto di dare un consiglio non richiesto. Esistono ’’Manifesti’’ scritti da migliaia di anni che sono più chiari e completi di quelli che potrebbero essere redatti da commissione di saggi dei giorni nostri; anche perché nessuno potrebbe scrivere di più e meglio delle pagine che stanno alle fondamenta della nostra cultura. Calenda e Renzi vogliono un ’’Manifesto di valori’’?  Eccolo:  è il ’’Discorso di Pericle agli ateniesi’’,  del 461 a.C. (da Tucidide):

«Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita a una politica, beh! tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così».  

Non saprei che cos’altro aggiungere.