Dopo cinque mesi di gelo, alla fine la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron hanno avuto il primo vero bilaterale a margine del Consiglio europeo.
L’incontro è stato chiesto da Macron, dopo un lungo periodo di incomprensioni e accuse reciproche. Un faccia a faccia senza delegazioni avvenuto in tarda serata all’Hotel Amigo, a due passi dalla centralissima Grand Place di Bruxelles.
Macron si è lasciato alle spalle un Paese spaccato, con centinaia di migliaia di manifestanti in piazza. Per Giorgia Meloni è un confronto che diventa subito, dal punto di vista mediatico, il momento simbolo della sua prima giornata a Bruxelles.
L’incontro è durato poco più di un’ora e mezza. Tra i temi al centro del colloquio, ci sono stati la gestione dei flussi migratori, il sostegno all’Ucraina, la politica industriale europea, l’energia e la riforma del Patto di stabilità e crescita.
Sul piatto dell’incontro c’è di sicuro anche una richiesta francese, ovvero la bollinatura delle tecnologie nucleari fra quelle compatibili alla transizione energetica che per Parigi è essenziale. Macron insiste perché venga inserita anche nel recente Zero Industrial Act, la proposta della Commissione che punta ad aumentare la produzione europea di tecnologie green strategiche.
Ma anche su Piano industriale che deve far fronte alla concorrenza americana che ha messo sul piatto 300 miliardi di dollari di sussidi alle imprese, Parigi vorrà la sponda italiana. Gli aiuti di Stato autorizzati da Bruxelles favoriscono soprattutto la Germania. La Francia, anche se ne usufruisce in larga misura, vuole comunque porre un limite allo strapotere tedesco.
L’Italia può dare una mano. E certamente, in cambio, Parigi può dare una mano a Roma, in primo luogo sull’esplosiva situazione della Tunisia, ma più in generale su tutto il dossier migranti. Ma anche sulla riforma del Patto di Stabilità: Parigi può aiutare il governo Meloni a ottenere margini di flessibilità legati alla crescita su cui finora Berlino ha fatto muro.
È il primo bilaterale tra i due, dopo le tensioni scoppiate sulla vicenda migranti e sulla riunione che, lo scorso febbraio, prima del summit dei 27, Macron organizzò con Volodymyr Zelensky all’Eliseo invitando il solo Olaf Scholz ed escludendo l’Italia.
Per Meloni l’incontro era necessario quindi per provare a superare un isolamento sempre più evidente in Europa. E l’esito dell’attesissima discussione sui migranti nel Consiglio, senza alcun risultato, ne è stata la dimostrazione. La premier italiana ha sottolineato la situazione critica in Tunisia facendo notare che che gli arrivi da questo Paese sono triplicati. E di questo ha parlato direttamente con Macron chiedendo collaborazione.
Insomma, la presidente del consiglio ha dovuto fare i conti con il principio di realtà. Comprendendo che affrontare alcune delle principali crisi senza il sostegno di alleati storici come Francia e Germania, o magari sostituendoli con Ungheria e Polonia, risulta piuttosto complicato.