Dopo giorni di silenzi imbarazzanti sulla strage dei migranti di Cutro, la premier Giorgia Meloni – rientrata dalla missione in India ed Emirati – avrebbe deciso di prendere in mano la situazione. «Troppi errori, troppe leggerezze»: così si sarebbe sfogata con i suoi – racconta Repubblica. Per questo, ha convocato per le prossime ore a Palazzo Chigi Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno nell’occhio del ciclone per i suoi commenti sul naufragio e su cui si addensano voci di sostituzione.
Le frasi sulla disperazione che non può giustificare i viaggi nei barconi hanno creato uno scandalo nell’opinione pubblica e un imbarazzo tra gli alleati della coalizione di destra. Meloni reputa Piantedosi colpevole di un approccio troppo «burocratico» per un caso che richiedeva invece toni e parole adeguate. A lui chiederà innanzitutto una ricostruzione dettagliata del naufragio. E lo farà avendo al suo fianco Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla Presidenza a cui ha affidato la gestione della nuova fase. Valuteranno insieme le eventuali falle logiche dell’impianto. E soltanto dopo aver ascoltato da Piantedosi ogni dettaglio, daranno il via libera all’intervento in Aula del ministro, previsto domani alla Camera.
Ma c’è di più. Meloni chiederà al ministro dell’Interno di bloccare il pacchetto di norme mutuate dai decreti Salvini che prevedono una stretta sull’accoglienza dei migranti. Sarebbe semplicemente folle, oltreché dannoso in termini di opinione pubblica, immaginare di presentarsi con queste novità al consiglio dei ministri che Meloni ha annunciato di voler convocare simbolicamente a Cutro.
Di fronte alle bare bianche dei bambini, la premier non ha intenzione di proporre misure ulteriormente restrittive per i salvataggi in mare, come invece pensano di fare nella Lega e al Viminale. Piuttosto ha chiesto di capire come rimpatriare le salme nei diversi Paesi d’origine, a spese dello Stato. Un modo per dare solidarietà alle vittime e per togliersi di dosso le accuse di non essere stata presente.
Non è ancora chiaro se il consiglio dei ministri di Cutro si terrà giovedì o venerdì di questa settimana, oppure slitterà di qualche giorno ancora. Di certo c’è la volontà di Meloni di arrivarci con un chiarimento interno. Per questo, nelle prossime ore, forse già oggi, dovrebbe incontrare il ministro dell’Interno, mentre dalla Lega smentiscono di aver previsto in agenda un faccia a faccia anche tra la premier e Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture che ha alle sue dirette dipendenze la Guardia Costiera.
Secondo La Stampa, la premier ancora non ha deciso quale decisione portare al vertice calabrese. Una decisione difficile, per mantenere quel complicato equilibrio tra pietà e fermezza più volte annunciato. Il governo potrebbe approvare una stretta sulle pene per i trafficanti di esseri umani. E potrebbe addirittura ritoccare le regole sul salvataggio in mare, spiegando la scelta con la volontà di fare chiarezza ed eliminare ogni possibile zona grigia.
Non che Meloni abbia cambiato idea sul pugno duro in materia d’immigrazione. I dirigenti più fidati l’hanno anche messa in guardia dal rischio che la tragedia di Cutro, e la fredda distanza con cui l’esecutivo ha trattato la vicenda, possa a tal punto aver scosso l’opinione pubblica da danneggiare il consenso del governo.
Ma nelle ultime ore ci sarebbero stati anche contatti riservati di massimo livello di Meloni e del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano con il Vaticano. Il Papa ha invocato ieri un contrasto fermo dei trafficanti di esseri umani, ricevendo l’immediata adesione di Meloni sui social.
Per tutti questi motivi Meloni non vuole un nuovo decreto che contenga i capitoli più controversi dei decreti sicurezza salviniani. La Lega ci aveva già provato tra Natale e Capodanno, con una serie di emendamenti al decreto sulle regole per le ong. Proposte tutte respinte, anche grazie a Fratelli d’Italia e Forza Italia.