L’Italia apra le sue porte anche ai migranti economici, perché i corridoi umanitari e i profughi che scappano dalla guerre non bastano a colmare quelle «migliaia di posti di lavoro» che gli italiani, a causa della crescente denatalità e di un atteggiamento diverso verso il lavoro, non riescono a occupare. Mentre il governo si prepara al consiglio dei ministri di giovedì a Cutro, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci sulla Stampa chiede l’ingresso in Italia di un maggior numero di stranieri regolari. Ma prima di lui un altro dei principali esponenti di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida, aveva detto che bisognava aumentare le quote di ingresso con il decreto flussi fino a 500mila unità.
Anche i meloniani, insomma, si sono accorti che gli immigrati fanno bene alla nostra economia. Il siciliano Musumeci dice che il suo auspicio è che il governo «ponga fine allo stillicidio che ha prodotto 26mila morti nel Mediterraneo». Ecco perché chiede di «avviare un processo graduale di accesso pure per i migranti economici.
«Servono scelte di comune accordo con l’Unione europea. Per fortuna da qualche mese avverto una maggiore sensibilità a Bruxelles», dice il ministro. Che illustra il piano del governo: «Innanzitutto smantellare le organizzazioni mafiose degli scafisti nei Paesi di partenza e modificare il trattato di Dublino firmato 33 anni fa. Ogni migrante che muore in mare è una sconfitta per tutti noi. Poi, procedere nei Paesi di partenza alla verifica dello status dei migranti che vogliono raggiungere l’Europa, così facendo chi parte può farlo in sicurezza e per noi italiani vorrebbe dire nuova forza lavoro, un’esigenza fortemente avvertita».
Per Musumeci, i corridoi umanitari «non bastano, restano una soluzione emergenziale mentre noi abbiamo bisogno di considerare l’immigrazione come un fatto ordinario che va disciplinato in maniera legale e d’intesa con gli altri Stati europei».
Il ministro ricorda dei 300mila posti di lavoro vuoti di cui ha parlato Confindustria: «Di fronte alla crescente denatalità italiana, una nuova forza lavoro diventa realmente necessaria. L’arrivo di migranti deve avvenire secondo le norme, in sicurezza, e deve proseguire con un graduale processo d’integrazione: in altre parti d’Italia, in passato, ha portato a risultati positivi. L’integrazione è un processo lento ma inevitabile, ma anche un percorso formativo per acquisire un’abilità professionale».
Secondo Musumeci, «in Italia negli ultimi trent’anni la delegittimazione del lavoro manuale ha prodotto un danno impressionante tra i nostri giovani, a cui invece dobbiamo ricordare che il camice bianco di un primario ha la stessa dignità della tuta sporca di un meccanico».
Quindi, il piano per il ministro deve essere dare «priorità ai profughi. E dipende comunque dalle esigenze e disponibilità di ogni Stato». Poi «per i migranti economici immagino un processo graduale di accesso che potrebbe essere regolarmente avviato».
E sul ministro Piantedosi, che oggi riferirà in Parlamento sulla strage di Cutro, dice: «Ho stima per Piantedosi, lo conosco da poco ma ne ho apprezzato la capacità professionale. È un bravo prefetto, potrebbe non essere anche un bravo comunicatore. Alcune sue parole potrebbero non rispecchiare il suo pensiero, improntato al rispetto per le vittime e i superstiti. Nessuno potrebbe non provare profonda commozione di fronte a questa e ad analoghe tragedie. È un ottimo tecnico, insomma, la politica ha inevitabilmente una visione più ampia e articolata».
Il consiglio dei ministri a Cutro
Al Consiglio dei ministri di giovedì a Cutro la premier Giorgia Meloni vuole arrivare con un pacchetto di norme sull’immigrazione che possano dare seguito al monito del capo dello Stato, Sergio Mattarella a trasformare il «cordoglio in scelte concrete di Italia e Ue». E all’appello di papa Francesco all’accoglienza.
Certamente non saranno una riproposizione di quei decreti sicurezza di Salvini che peraltro la Corte costituzionale ha già bocciato. Per questo genera scompiglio la calendarizzazione proprio nella stessa giornata di giovedì alla Camera, in commissione Affari costituzionali, della stretta sui permessi di soggiorno voluta dalla Lega per porre fine ad alcune «discrezionalità» delle commissioni nel concederli con un ddl che torna al decreto Salvini.
Si lavora su tre direttrici: la lotta al traffico, l’accoglienza e il pressing sull’Unione europea. Tuttavia il pacchetto non potrà non tenere conto anche di una revisione della gestione del soccorso in mare. La «falla» nella catena delle competenze, che ha contribuito, almeno in parte, al naufragio, va sanata subito. E in queste ore si valuta la possibilità di rivedere l’assetto normativo per la redistribuzione dei compiti delle forze in campo subito dopo la segnalazione di pericolo o l’arrivo di un Sos.
Sull’accoglienza la premier Meloni arriverà a Cutro forte di un impegno a riaprire il decreto flussi per almeno 100mila lavoratori extra Ue. Un provvedimento che potrebbe avere durata biennale. Con una quota premio di ingressi per quei Paesi che firmano accordi per il rimpatrio di migranti illegali. E si tenterà di rendere più efficace anche la normativa sull’asilo e la protezione umanitaria. Per questo si apriranno corridoi umanitari anche con la cooperazione di quelle associazione in grado di garantire l’accoglienza.
Sul traffico di esseri umani l’intenzione è di usare il «pugno duro» con gli scafisti, una parte della maggioranza già pensa a un inasprimento delle pene. In realtà le norme già ci sono, così come la previsione di pene molto alte per chi compie il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per questo ci si confronterà con il Quirinale sull’opportunità di procedere per decreto.
Di tutto questo occorrerà discutere con l’Ue perché è vero che anche dopo quest’ultimo naufragio le autorità di Bruxelles hanno promesso massimo impegno, ma è pur vero che finora tutte le dichiarazioni non si sono mai tradotte in provvedimenti concreti.