Sora emittenzaLa Rai sta per essere fagocitata da Meloni, tutti gli altri restano fuori (tranne Conte)

La tv pubblica è sempre stata divisa cencellianamente tra maggioranza e opposizione, ma Fratelli d’Italia sembra voler tenere tutto per sé

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Tra poche settimane alla Rai non ci sarà posto che per i meloniani. Unica eccezione: Giuseppe Conte. Il quale, ovviamente con la “consulenza” di Rocco Casalino, si è ricordato di un suo vecchio pallino, arraffare qualche posto, marcare quel po’ di territorio che Giorgia concederà, così che alla fine il risultato sarà: quasi tutto a Fratelli d’Italia – con qualcosina per la Lega, che pochi giorni fa ha già messo le mani su Rai Way – e quello che resta al Movimento 5 stelle.

Il Partito democratico? Il Partito democratico è fuori: e se da un lato Elly Schlein si mostra preoccupata («Vigileremo») dall’altro c’è veramente poco da prendere, soprattutto se si vuole fare la parte nobile di chi non intende sedersi al tavolo del Cencelli-Rai. Meglio star fuori, è la filosofia del “nuovo corso” del Nazareno, dove va di moda evocare il ricordo di quando Pier Luigi Bersani mandò al Consiglio d’Amministrazione due personalità esterne come Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo, con risultati peraltro non esattamente passati alla storia.

È una linea sghemba, quella del Partito democratico: da un lato tuona, giustamente, contro lo strapotere della destra ma dall’altro si tira fuori dalle trattative. Col risultato di vedersi emarginato, stavolta pesantemente. Dunque la “quota” cencellianamente spettante all’opposizione se la papperà Conte che deve ricollocare la squadra che all’epoca dei suoi governi era in gran spolvero (Giuseppe Carboni, ex direttore del Tg1, è il più noto: andrà forse a Rai News24?) e si tratta poi di ottenere un trattamento di favore appunto al Tg1, dove approderà quel Gian Marco Chiocci, meloniano, attuale direttore dell’Adnkronos, che secondo indiscrezioni avrebbe recentemente visto proprio il capo del Movimento 5 stelle.

A quanto è dato di capire, dunque, Fratelli d’Italia intende sostanzialmente prendere tutto. E questa in un certo senso è una novità.

Nella Prima Repubblica infatti vigeva una spartizione quasi al millimetro, tra i partiti di governo e con l’opposizione comunista; Silvio Berlusconi fece il bello e il cattivo tempo ma agli alleati qualcosa lasciava, e un po’ anche al Pds-Ds; con i governi tecnici o di larga coalizione c’è stato di tutto, passaggi di qua e di là, giornalisti di sinistra improvvisamente “montiani”, giornalisti di destra “draghiani” e via dicendo; ora che la destra ha in mano il Paese l’aria che spira a Saxa Rubra spira puntualmente verso il vincitore, la destra.

La questione riguarda tutta la produzione del servizio pubblico, nulla verrà lasciato al caso, ma è evidente che il nodo è quello dell’informazione, d’altronde già in questi mesi diventata via via sempre più “benevola” nei confronti del governo con punte irraggiungibili specie al Tg2. Tra poco Carlo Fuortes verrà accompagnato alla porta, non appena si sbloccherà la nomina per la sovrintendenza della Scala e con lui lascerà la presidente Marinella Soldi, dunque via libera ai pieni poteri per Giampaolo Rossi, che è come dire Giorgia Meloni, uomo che tra l’altro conosce alla perfezione i meccanismi della Rai. Tra poche settimane dunque andrà in onda la Rai meloniana. Con una spruzzata di Conte.

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