L’irruzione di Elly Schlein sulla scacchiera della politica italiana è come quella del cavallo, in questo caso pure giovane, le cui mosse sono imprevedibili. Ce n’è una però che potrebbe rivelarsi la più prevedibile e scontata, quella di fare un’opposizione durissima e massimalista. Del resto è stata eletta alla segretaria del Partito democratico proprio per questo. Perché piace il gioco Eva contro Eva. Piace la sfida tra rivali simmetriche, come scrive Flavia Perina sulla Stampa. Fa sognare l’elettorato urbano de’sinistra, dentro e fuori la Ztl: finalmente anche loro hanno l’anti-Meloni, che più anti non si può. Se la premier, che vuole essere chiamata il presidente del consiglio e non al femminile, si vanta di essere una donna, una madre e cristiana, Elly sottolinea di amare un’altra donna, di non essere una madre, ma non per questo si sente «meno donna: non siamo uteri viventi, ma persone coi loro diritti».
Le condizioni per un nuovo bipolarismo di genere, e non solo politico, ci sono tutte, dentro cui fare annegare terzi poli, Cinquestelle, Forza Italia e Lega. Ed è proprio questo il punto o il pericolo che vedono gli abitanti delle terre di mezzo. Ma è la stessa Meloni che vuole evitare assolutamente questa deriva, che darebbe un vantaggio all’avversaria. Il suo ragionamento, come ci risulta, è questo: «Schlein punterà a fare l’anti-Meloni ma non bisogna ingaggiare lo scontro frontale». Questo l’ordine di scuderia ai comunicatori del partito, ma è più facile a dirsi che a farsi.
Meloni vuole evitare come la peste di stare allo schema di gioco della nuova leader dei Democratici. Sarebbe un assist, come attirare e rivitalizzare tutti gli elettori “sbandati” della sinistra, e non solo, che non accettano e mai accetteranno che la destra a trazione meloniana governi a lungo l’Italia. Non vuole dare lustro e visibilità, con uno scontro diretto, all’obiettivo che si pone Schlein, ovvero fare il pieno di voti alle europee del 2024, superare abbondantemente l’asticella del 20 per cento e contribuire a irrobustire il gruppo europeo dei Socialisti Democratici per evitare il ribaltone, nel governo di Bruxelles, della nuova alleanza tra i Popolari e i Conservatori di Meloni e del premier polacco Mateusz Morawiecki. Nelle intenzioni di Schlein, dovrebbero essere risucchiati voti in tutto quello che fu il campo largo, ridimensionando soprattutto Giuseppe Conte.
Quindi, la regola numero uno di Meloni è non ingaggiare, non infilare i guantoni su un ring politico che è più roba da maschi, non farsi trascinare in un furibondo scontro diretto della donna contro donna. Non è un caso infatti che le sue parole all’indomani delle primarie sono state di congratulazioni e complimenti, con una punta di sarcasmo quando ha detto che «una giovane donna può aiutare la sinistra ad andare avanti e non indietro» con le solite accuse ai fascisti al potere. Addirittura dice che con Schlein alla guida del Pd «c’è uno scenario molto interessante».
L’ha chiamata al telefono per farle gli auguri. Certo, sarà «un’opposizione durissima, ma anch’io in questi anni ho fatto un’opposizione durissima». Ma per la presidente del Consiglio il confronto delle idee non deve spaventare: «Per noi la democrazia non è mai stata un problema. Semmai lo è stata per la sinistra. Per noi un confronto fatto sulle idee è semplicemente una buona notizia. Sono pronta al confronto e auguro buon lavoro a Elly Schlein».
Parole apparentemente distensive di chi vorrebbe mantenere un aplomb istituzionale. Per il momento non la teme, convinta com’è che non passerà mai il messaggio secondo cui la giovane Elly sia l’underdog di sinistra, una che ce l’ha fatta da sola, in un mondo maschilista, contro tutto e contro tutti. Come invece ha fatto lei a destra. Meloni non vuole far passare questa narrazione perché ritiene che i loro percorsi siano molto diversi. La presidente del Consiglio si sente espressione di una destra emarginata, una vera underdog che ha rotto il tetto di cristallo, mentre Schlein salderebbe la nomenclatura della sinistra e la finanza speculativa, il prototipo perfetto del mondo ibrido al quale punta un certo modello finanziario globale.
Per quanto possa evitare di legittimare l’anti-Meloni, la presidente del Consiglio prima o poi dovrà fare i conti con la novità che presenta il Pd. E non è detto che ci rimetterà le penne, anzi. Se il massimalismo di Schlein sarà troppo su di giri e spaventerà anche quei moderati che hanno votato i Democratici, la partita sarà vinta dal centrodestra. Anche perché, per quanti consensi potrà recuperare nel suo campo, sarà sempre minoritaria. Ma le politiche sono lontane, non sono necessari alleati alle europee, in cui si corre con un proporzionale purissimo. Ognuno farà la sua corsa e per Elly sarà già un grande successo portare il Pd a una incollatura di Fratelli d’Italia. Un miraggio, forse, ma ci proverà.
Proprio quello che Meloni vuole evitare.