Pier Luigi Bersani, ex segretario del Partito democratico, è pronto a riprendere la tessera del Pd dopo la vittoria di Elly Schlein alle primarie. «Se, come spero, sarà un nuovo inizio, ci sarò anch’io», dice al Corriere. «Certamente c’è una novità che contiene un elemento di avventura. Ma la stasi è decadenza, quindi c’è uno sguardo positivo su questa ripartenza. Che sia una donna aiuta molto. Uno slogan come “donna vita libertà” equivale a liberté, égalité, fraternité».
Il duello Schlein-Meloni «vuol dire che siamo europei», spiega. Ma ora «Schlein ha di fronte tre esigenze. La prima è tenere aperti l’allargamento e la chiamata, perché per un po’ di gente che è arrivata ce n’è tantissima che può essere ingaggiata in un progetto nuovo. La seconda è il percorso costituente, un partito plurale sta assieme solo se c’è discussione franca sui nodi politici essenziali. La terza priorità è la costruzione del campo».
Spiega Bersani che «la gente che ha votato alle primarie ha detto al Pd, ma anche a Conte e a Calenda, “c’è la destra, svegliatevi!”. Se uno organizza un progetto su disuguaglianza, dignità del lavoro, cambiamento climatico, diritti sociali e civili si occupa di temi periferici? No, si occupa del clou della questione che riguarda i lavoratori, i ceti medi, gli imprenditori… Vedere nella prospettiva Schlein un ripiegamento è una cosa assurda».
La scissione degli ex renziani non ci sarà «se Schlein allarga il Pd e lo fa discutere, sono convinto che saprà tenerlo unito».
«L’agibilità politica è la condizione perché non ci sia», spiega l’ex segretario. E Bonaccini che invoca unità fa bene. «Non sono preoccupato. L’ambiguità da sciogliere è se il Pd sia il punto di equilibrio del sistema. Per me no, non lo è mai stato, il punto di equilibrio è l’alternanza. Il servizio da fare al Paese è costruire un campo di alternativa e se qualcuno nel campo pensa di ballare da solo finirà nel disgusto di metà dell’elettorato italiano».
Bersani si riferisce certamente a Calenda e Renzi. Ma – dice – «ce l’ho con chiunque pensi di lottare per la supremazia, mentre c’è una destra-destra. Sarà più avanti il più generoso nel costruire l’alternativa che la nostra gente ci chiede, non chi balla da solo, si chiami Schlein, Conte, Calenda o Renzi».
Un punto importante sarà la posizione di Schlein sull’Ucraina. «Vedo una speculazione, perché sulle armi non ci sono decisioni da prendere adesso», dice Bersani. «Il problema semmai è che i politici dicono “vincere, vincere, vincere”, quando i militari stessi dicono che una soluzione militare non c’è. Parole come cessate il fuoco e negoziato vengono ritenute putinismo. E allora, quel 65% degli italiani che ha paura della escalation nucleare sono tutti dei pusillanimi o deficienti? A chi ridicolizza chi chiede pace rispondo con Bennato, “chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te”. Armi per tenere in piedi l’Ucraina indipendente sì, per tenere in piedi la guerra no».