Ballottaggio con le stelleChi sono i candidati che sfidano Erdogan in Turchia

Il più accreditato per battere il presidente è Kemal Kılıçdaroğlu, alla guida della coalizione del «Tavolo dei Sei», poi ci sono Muharrem İnce che piace ai giovani e Sinan Oğan della destra nazionalista. In caso di secondo turno, le loro indicazioni di voto potrebbero essere decisive

Un manifesto elettorale di Kemal Kılıçdaroğlu
Un manifesto elettorale di Kemal Kılıçdaroğlu (Francisco Seco/Ap)

Le elezioni del 14 maggio in Turchia sono ormai alle porte e la sfida tra i candidati alla presidenza del Paese si fa sempre più serrata. Il nome più noto tra gli sfidanti per la carica di capo di Stato è quello di Recep Tayyip Erdogan, leader del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) che dal 2002 ad oggi ha ricoperto prima la carica di premier e poi quella di presidente, rafforzando il suo potere grazia a una riforma costituzionale approvata nel 2017 che ha reso la Turchia una repubblica presidenziale.

La scelta di Erdogan di ricandidarsi era data per scontata, ma il presidente ha dovuto attendere il via libera del Consiglio elettorale supremo per ufficializzare la notizia. Il leader dell’Akp ha ricoperto la carica di presidente per la prima volta nel 2014, per cui in teoria dovrebbe aver ormai raggiunto il limite dei due mandati previsto dalla costituzione. Secondo il Consiglio, però, la prima elezione è avvenuta prima della riforma costituzionale, pertanto Erdogan è stato autorizzato a ricandidarsi per un “secondo” mandato.

Questa volta però la vittoria del presidente uscente non è data per scontata. A contendersi la più alta carica dello Stato ci sono altri tre sfidanti: Kemal Kılıçdaroğlu, Muharrem İnce e Sinan Oğan.

Kemal Kılıçdaroğlu
Segretario del partito repubblicano di ispirazione kemalista (Chp) dal 2010, Kılıçdaroğlu sta conquistando l’elettorato con la sua pacatezza e con la sua serietà. Originario della provincia orientale di Tunceli, Kılıçdaroğlu è cresciuto in una famiglia povera e di fede alevita, una minoranza religiosa spesso perseguitata in Turchia.

Nonostante le difficoltà economiche, il leader del Chp ha conseguito una laurea in Economia ad Ankara e dal 2002 ha ricoperto diversi ruoli dirigenziali nei ministeri delle Finanze, delle Entrate e della Previdenza sociale.

La sua leadership all’interno del partito è stata spesso criticata a causa del suo poco carisma, ma Kılıçdaroğlu ha saputo dare una svolta alla sua immagine nel 2017, quando il suo vice, Enis Berberoglu, finì vittima dell’ondata di arresti seguiti al tentato golpe del 2016, ricevendo una condanna a venticinque anni di carcere.

Una manifestazione del partito filo-curdo Hdp
Una manifestazione del partito filo-curdo Hdp (Francisco Seco/Ap)

Il segretario del Chp, per tutta risposta, percorse a piedi quattrocentocinquanta chilometri tra Ankara e Istanbul in quella che prese il nome della «Marcia per la giustizia» e che gli valse l’appellativo di «Gandhi turco», oltre che un aumento del successo tra l’elettorato del Paese.

In quest’ultima campagna elettorale, Kılıçdaroğlu sta facendo leva sull’immagine che è riuscito a crearsi negli anni, ma anche sulla pacatezza dei toni e sulla frugalità della sua vita quotidiana, in contrapposizione alla veemenza dei discorsi di Erdogan e allo sfarzo che caratterizza la vita del presidente uscente. Tutto questo gli è valso il sostegno, tra alti e bassi, di cinque partiti che vanno dal centro-sinistra alla destra nazionalista, riunitisi nel cosiddetto «Tavolo dei sei».

Kılıçdaroğlu può anche contare sull’appoggio esterno – e non ufficialmente dichiarato – del partito filo-curdo Hdp, che ha deciso di non presentare un proprio candidato alle presidenziali. A unire tutti questi partiti vi è prima di tutto la volontà di tornare a un sistema parlamentare e di ripristinare la divisione dei poteri nel paese, garantendo nuovamente i diritti dei cittadini.

Muharrem İnce
Ex leader del Chp, Ince ha rotto con il partito repubblicano dopo la sconfitta alle presidenziali del 2018 e ha fondato a maggio del 2021 il Partito della patria. Originario di Elmalik, città che affaccia sul mare di Marmara, si è laureato in Fisica e chimica all’università di Bursa e lavora come insegnante.

Muharrem Ince
Muharrem Ince (Foto Ap)

Secondo diversi sondaggi la sua candidatura sta facendo presa tra i giovani, anche grazie a una comunicazione che passa principalmente per i social, e dovrebbe raggiungere l’otto per cento delle preferenze. Ince non supererà il primo turno delle presidenziali, ma la sua indicazione di voto al ballottaggio potrebbe essere decisiva per la vittoria di uno dei due candidati.

Sinan Oğan
La carriera politica di Oğan si è svolta principalmente all’interno del partito nazionalista Mhp, alleato di Erdogan, da cui è stato espulso nel 2015 e nel 2017 per aver criticato il suo leader, Devlet Bahceli. Alle prossime presidenziali sarà sostenuto da tre piccoli partiti di destra nazionalisti, ma non dovrebbe superare il due per cento delle preferenze.

Sinan Ogan
Sinan Ogan (Burhan Ozbilici/AP)

Oğan viene da una famiglia di origini azere residente in una città al confine con l’Armenia, ha una laurea in Scienze economiche e amministrative ed è stato assistente di ricerca presso l’Istituto di studi turchi dell’Università di Marmara.

Ricercatore in Studi strategici e con un dottorato in Scienze politiche ottenuto presso l’Istituto di relazioni internazionali di Mosca, Oğan è un fervente nazionalista e vorrebbe una Turchia più orientata verso quei Paesi che fanno parte dell’Organizzazione degli Stati turchi, quali Azerbaijan, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Uzbekistan.

Cosa aspettarsi
Nonostante l’incertezza dei sondaggi, il vero sfidante di Erdogan alle prossime elezioni sarà Kemal Kılıçdaroğlu, ma difficilmente uno dei due candidati riuscirà a portare a casa la vittoria al primo turno. Nel caso di un ballottaggio, un singolo voto potrebbe cambiare l’esito delle elezioni, per cui molto dipenderà anche dalle indicazioni di voto di Ince e Oğan.