Italia bocciata in Europa sui balneari e sui diritti per le persone Lgbtq+. In sole 24 ore, il governo italiano ha ricevuto dalle istituzioni Ue due messaggi inequivocabili.
Il primo è arrivato dai giudici della Corte di Giustizia dell’Ue, la quale ha chiarito che le concessioni balneari non possono essere prorogate senza passare da un bando di gara «imparziale e trasparente», perché così prevede la direttiva Bolkestein che tutti gli Stati devono rispettare. Il secondo è stato invece lanciato dall’Aula del Parlamento europeo, che ha espresso la sua preoccupazione per la «retorica anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtqi+» che viene alimentata anche da alcuni «governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia».
Sulle concessioni balneari l’Italia non può più permettersi di traccheggiare perché i giudici hanno sancito una serie di princìpi granitici. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini canta però vittoria: «La sentenza della Corte di Giustizia dà ragione all’approccio della Lega. È un grande successo per l’Italia che ci permette di tutelare migliaia di famiglie e di imprese balneari». Il leader leghista fa riferimento al passaggio in cui si dice che la valutazione sulla «scarsità delle risorse», che è il principio base secondo il quale bisogna indire le gare per rilasciare le concessioni balneari, può essere fatta anche «caso per caso» in seguito a un’analisi del territorio costiero, valutando la situazione comune per comune. «La nuova mappatura delle spiagge sarà fatta dal Mit – ha annunciato Salvini – e come sempre verranno utilizzati criteri di buonsenso». Per i giudici, però, il «buonsenso» potrebbe non bastare: i criteri per la mappatura, scrivono, devono basarsi su «parametri obiettivi, non discriminatori e proporzionati».
La Commissione europea ha assicurato che effettuerà «un monitoraggio diretto e molto rigoroso della situazione» anche perché sull’Italia pende ancora la procedura d’infrazione aperta nel dicembre del 2020 che Bruxelles è pronta a far avanzare con un «parere motivato». In questo modo, Roma avrebbe due soli mesi di tempo per adeguarsi al diritto Ue. La portavoce della Commissione ha spiegato che durante l’incontro della scorsa settimana a Roma la premier Meloni «ha rassicurato e garantito che le autorità italiane assicureranno molto velocemente l’applicazione del diritto Ue». Un’uscita che ha provocato l’irritazione di Palazzo Chigi, tanto che nel pomeriggio la stessa portavoce ha poi diffuso una nota per dire che durante l’incontro non si sarebbe discusso di balneari e che «nessuna delle due parti si è impegnata in merito ai prossimi passi».
Al Parlamento europeo di Strasburgo è invece andato in scena uno scontro sui diritti: l’Aula ha approvato a maggioranza un emendamento dei Verdi e della sinistra per denunciare «la retorica anti-diritti e anti-Lgbtqi+» dei governi di Italia, Polonia e Ungheria, inserito in una risoluzione che chiede all’Uganda di ritirare la legge che introduce pene fino all’ergastolo per chi dichiara la propria omosessualità. Il testo finale è stato adottato con 416 voti a favore: gli eurodeputati di Forza Italia si sono astenuti sulla risoluzione finale (tranne Salini e Vuolo che hanno votato contro), mentre quelli di Fratelli d’Italia e Lega (fatta eccezione per Gianna Gancia) hanno votato contro.
Il tutto, mentre a Roma, al terzo passaggio in Consiglio dei ministri, è stato approvato ieri il disegno di legge concorrenza, che prevede un compromesso sul nodo ambulanti: l’assegnazione delle concessioni di posteggio su aree pubbliche verrà messa a gara, ma il testo salvaguarda l’affidamento agli attuali concessionari, che potranno godere di un rinnovo delle licenze in via eccezionale per 12 anni. Ma ha rinviato la decisione sui balneari.