Radio LondraL’asse sui migranti tra Giorgia Meloni e Rishi Sunak

La premier italiana in visita in Gran Bretagna ha firmato un memorandum of understanding che prevede supporto totale all’Ucraina e maggiore cooperazione su difesa e migrazione. Sostegno anche alla proposta dei tories di respingimenti in Ruanda, già definita dalla Corte europea dei diritti umani come una violazione delle leggi internazionali e umanitarie

(AP Photo/Alberto Pezzali)

È cominciata ieri la visita di due giorni a Londra della premier Giorgia Meloni, che ha firmato con l’omologo britannico Rishi Sunak un memorandum of understanding che prevede sostegno totale all’Ucraina e maggiore cooperazione su difesa e migranti. Al suo arrivo, Meloni ha elogiato il lavoro di Sunak per «la lotta ai trafficanti e all’immigrazione clandestina», mentre un gruppo di manifestanti ha contestato la premier con messaggi contro il razzismo e a favore dell’accoglienza dei rifugiati: «Sì ai rifugiati, no alla fascista Meloni», «Via l’erede di Mussolini».

Al termine del bilaterale con il premier inglese, Meloni risponde alle domande dei cronisti. «Condivido la linea di Sunak sui migranti, anche sul Ruanda», ha detto. Ma, racconta La Stampa, i preparativi per il bilaterale hanno visto diverse trattative e limature tra Londra e Roma. Sunak auspicava un endorsement di Meloni sulla controversa proposta di legge in discussione nel Regno Unito, che prevede che chi entra irregolarmente non potrà più richiedere la cittadinanza e potrebbe finire bandito a vita dalla Gran Bretagna. I migranti verranno detenuti per 28 giorni e poi rimpatriati o spediti in Ruanda.

In Europa la Corte dei diritti umani l’ha definita una violazione delle leggi internazionali e umanitarie. Presupposto che non facilita la missione di Meloni, nonostante sia alla guida di un esecutivo di destra, sovranista, che ha impostato i primi mesi di governo su decreti contro le ong e i salvataggi in mare. Ma l’Italia è un Paese dell’Ue, con vincoli precisi. Non solo: Sunak è impegnato in un braccio di ferro con la Francia per le partenze nel Canale della Manica e sa delle relazioni non facili della leader con il presidente francese Emmanuel Macron.

Il comunicato congiunto finale viene limato fino all’ultimo. Sunak e Meloni, si legge, sostengono «un cambio di passo necessario nell’approccio alla politica migratoria» e concordano sul «rendere prioritaria la dimensione esterna come soluzione strutturale», rafforzando «l’impegno con Paesi terzi di origine e di transito». È un inciso però a rivelare le prudenze italiane, quando si sostiene che si dovrà «tenere contro degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Ue».

Ma Meloni si spinge anche oltre e dice: «Dobbiamo fare i conti con il fatto che noi non possiamo accogliere tutti quelli che illegalmente arrivano da noi. Con le garanzie necessarie, di rispetto dei diritti umani, di sostentamento economico, che cosa viene contestato? Il Ruanda è considerata una nazione inadeguata, perché sta in Africa?». In fondo, aggiunge Meloni, «da tempo io propongo che si aprano degli hot spot in Nord Africa, dove valutare le richieste d’asilo».

Per Meloni, la visita a Londra è l’occasione di una legittimazione ulteriore, in una capitale che è il crocevia di interessi strategici cruciali per Alleanza atlantica e per le dinamiche finanziarie. È contenta che Sunak le abbia riconosciuto una gestione oculata dei conti e «la stabilità» dell’economia italiana. Ma nella City, il governo della destra italiana resta un osservato speciale.