Tra bilancio e propagandaSe aumentano gli immigrati ci sarà anche più lavoro femminile, spiega Tito Boeri

Meloni ha detto che per creare manodopera il governo non punta sui migranti, ma a far lavorare più donne. L’economista smonta questo assunto e dice: «Per anni hanno predicato l’odio nei confronti degli immigrati, lanciando ogni possibile accusa. Adesso che per questioni di bilancio dovrebbero favorire un atteggiamento più attento, i politici di destra si trovano in difficoltà rispetto al loro elettorato e sono costretti a scelte suicide come quella sulla protezione speciale»

(AP Photo/Salvatore Cavalli)

«Il contributo dell’immigrazione è fondamentale per tenere in equilibrio il bilancio dello Stato. Il governo lo sa, ma quando deve fare delle scelte agisce in senso opposto». Tito Boeri, economista, ex presidente dell’Inps e docente dell’Università Bocconi, in un’intervista alla Stampa definisce «schizofrenico» l’atteggiamento dell’esecutivo di Giorgia Meloni sul fronte immigrazione. Dal Salone del Mobile di Milano, la premier ha detto che per creare manodopera il governo non punta sui migranti, ma a far lavorare più donne, mentre in Parlamento con il decreto Cutro la maggioranza punta a cancellare la protezione speciale. Qualche giorno prima, nel Documento di economia e finanza, si sottolineava invece il contributo degli immigrati per contenere il debito.

«Per anni i partiti che oggi sono al governo hanno predicato l’odio nei confronti degli immigrati, lanciando ogni possibile accusa. Adesso che per questioni di bilancio dovrebbero favorire un atteggiamento più attento, come dimostra la prudenza del ministro Giorgetti, i politici di destra si trovano in difficoltà rispetto al loro elettorato e sono costretti a scelte suicide come quella sulla protezione speciale», spiega Boeri.

Invece «dovrebbero tener conto delle esigenze delle imprese, e quindi fare decreti flussi più importanti, superando il livello degli 80mila ingressi perché c’è bisogno di manodopera in moltissimi comparti, dal turismo al commercio fino alla ristorazione e all’agricoltura. E poi le famiglie hanno un drammatico bisogno di lavoratori che si occupino delle persone non autosufficienti».

E quello che ha detto la premier Meloni, ovvero che che il governo punta a risolvere i problemi di sostenibilità delle pensioni non con i migranti ma incentivando il lavoro femminile e la natalità, per Boeri «è un errore clamoroso, le cose vanno di pari passo. Perché le donne oggi possano lavorare è necessario potenziare il numero degli assistenti domiciliari. Più immigrati vuol dire più badanti e più donne che lavorano perché sgravate dai compiti di cura. E lo stesso vale per la natalità».

Boeri è critico anche con le modifiche annunciate al reddito di cittadinanza: «Sta venendo fuori una misura di una complessità estrema, che toglie l’unico strumento universale che avevamo di contrasto alla povertà. Si introduce una serie di condizioni di appartenenza a categorie prive di significato: l’idea che siano occupabili solo le persone che non hanno figli minori e non hanno disabili in famiglia non ha ragione d’essere». Perché
«sono proprio le persone con minori e disabili in famiglia che hanno bisogno di lavorare per guadagnare. È davvero una visione contorta, ispirata dal desiderio di fare cassa. D’altra parte si è deciso nella legge di bilancio che si doveva risparmiare almeno un miliardo e allora sta studiando tutti i modi per raggiungere quell’obiettivo. Invece, il governo si dovrebbe preoccupare di rendere il reddito di cittadinanza più efficace per contrastare la povertà che è aumentata».

E anche il salario minimo, che la premier Meloni non vuole, «se stabilito a livelli appropriati potrebbe far aumentare non solo i salari dei lavoratori poco qualificati, ma anche l’occupazione».

 

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