Dopo la sconfitta dell’alleanza progressista guidata dal Partito socialista alle elezioni regionali e comunali di domenica in Spagna, il premier socialista Pedro Sánchez ha sciolto il Parlamento e si è dimesso, chiedendo al Re Felipe VI di anticipare al 23 luglio le elezioni nazionali previste per dicembre. Ma non si tratta solo di una questione che riguarda Madrid, visto che il 1 luglio partirà l’attesissima presidenza spagnola dell’Ue.
Quella di Sánchez è una scelta inattesa, ma forse non del tutto estemporanea. «Mi faccio carico in prima persona dei risultati e credo che sia necessario dare una risposta. La situazione suggerisce un chiarimento degli spagnoli sulle forze politiche che devono guidare questa fase. La cosa migliore è che gli spagnoli prendano la parola per definire la direzione politica del Paese», ha detto. Sánchez non ci sta a farsi cuocere a fuoco lento alla Moncloa, mentre il governo delle maggiori città e regioni, da Barcellona a Madrid, è passato alla destra.
Sánchez sa di dover aggiustare il tiro in tutta fretta – correggendo gli errori che hanno determinato la batosta alle urne. Ci sarà da rivedere in particolare la politica delle alleanze, che appare non gradita a una parte consistente dell’elettorato socialista: sono evidenti i malumori per i rapporti intrecciati con gli indipendentisti catalani di Esquerra Republicana e con i baschi di Bildu, eredi del partito Batasuna che fu braccio politico dell’Eta. E anche la relazione con il socio stabile di governo, Podemos, ha creato un’infinità di problemi.
Il capo del governo punta molto sulle possibilità dell’attuale vicepremier e ministra del Lavoro, Yolanda Díaz, in ascesa nei sondaggi, di consolidare la piattaforma Sumar, che riunirà una decina di piccole formazioni situate a sinistra del Partito socialista. Appena creata, si presenterà per la prima volta alle elezioni, provando a rinnovare uno schieramento finora troppo condizionato da alcune scelte populiste di Podemos.
Dall’altra parte dello scenario, il presidente vittorioso del Pp Alberto Núñez Feijóo, si ritrova a dover fare i conti con l’obbligo di trovare un’intesa con l’ultradestra di Vox per poter governare ora in diverse regioni e comuni. E il fatto che la formazione estremista di Santiago Abascal sia l’unico partito in grado di garantirgli una maggioranza per conquistare la presidenza del governo rischia di trasformarsi in un problema più che un’opportunità.
La Spagna assumerà la presidenza di turno dell’Ue proprio nel periodo elettorale. Il semestre europeo di presidenza spagnola inizierà infatti il prossimo 1 luglio, a pochi giorni dall’inizio della nuova campagna elettorale previsto per il 7 luglio. Ma Sánchez avrà poco tempo da dedicare all’appuntamento elettorale. Il primo appuntamento in agenda per il semestre spagnolo alla guida dell’Ue sarà l’apparizione di Sánchez al Parlamento europeo a Strasburgo, prevista per il 13 luglio. Nei primi giorni di luglio, inoltre, il collegio dei commissari, guidato dalla presidente Ursula von der Leyen, ha in programma di recarsi a Madrid.
Il 23 luglio sarà un appuntamento decisivo per il destino dei socialisti in Europa. Oggi, dopo la pesante sconfitta alle amministrative, la segretaria del Pd Elly Schlein sarà a Bruxelles. All’ordine del giorno c’è la rielezione del capo-delegazione Dem, Brando Benifei. Ma la visita ha anche un profondo significato politico, in un’Europa in cui spira il vento a destra.