La signora in biancoLa politica sociale di Papa Francesco e l’inadeguato comizio di Meloni

La presidente del Consiglio ha puntato a ottenere un mega spot di formidabile visibilità, ma è apparsa del tutto fuori posto accanto al Pontefice

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Ha colpito tutti la “papessa” Giorgia Meloni di bianco vestita accanto a Papa Francesco, alla fine persino lui ci ha scherzato su rilevando l’incongrua uniformità cromatica. Ma chi se ne importa, in fondo. Fosse stato questo, il problema della presidente del Consiglio. Agli Stati generali sulla famiglia, ieri, Meloni ha fatto un discorso politico sui temi morali che molto informano la cultura della destra come al solito senza riuscire a tenere a freno il tono, appunto, politico, condotto con l’ormai ben noto cantilenare comiziando: e davanti al Pontefice!

Non è solo una questione di bon ton, dati che, come per il coraggio di Don Abbondio, se uno non ce l’ha mica se lo può dare: la questione piuttosto è che Meloni utilizza qualunque occasione per rimarcare un tono inutilmente aggressivo e polemico, è il suo carattere. Ma in certe occasioni la cosa oltre che fuori luogo può evidenziare l’enorme differenza di livello con gli interlocutori, in questo caso – e scusate se è poco – papa Francesco.

Quest’ultimo ha svolto un discorso forte, declinando alla sua maniera l’urgenza di superare «l’inverno demografico» ma non lo ha fatto in modo ideologico, ma politico, richiamando la politica a mettere in atto,«politiche lungimiranti» con un occhio particolare ai giovani, persino con una implicita allusione alla battaglia degli studenti: «Forse mai come in questo tempo, tra guerre, pandemie, spostamenti di massa e crisi climatiche, il futuro pare incerto». E questo perché in questo contesto di incertezza e fragilità le giovani generazioni «sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà con difficoltà a trovare un lavoro stabile, difficoltà a mantenerlo, case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti».

Un discorso di politica sociale – «solo i più ricchi possono permettersi di fare figli: ingiusto e umiliante» – stando attento a restare fuori dalle polemiche sulle famiglie Arcobaleno o sulla maternità surrogata, temi che dividono e che forse neppure si possono adeguatamente affrontare sul palco di un evento come quello degli Stati generali sulla famiglia.

Francesco è stato Francesco, insomma. E se qualcuno può nutrire perplessità sull’opportunità di un intervento del Pontefice a una manifestazione con il Governo (qualunque governo) in gran spolvero, bisogna sempre fare i conti con l’agire di questo Papa che usa tutti gli spazi, anche quelli che possono risultare, e magari sono davvero, incongrui, pur di far sentire la sua voce.

Invece Meloni, puntando a ottenere un mega spot di formidabile visibilità, è apparsa del tutto fuori posto. Snocciolando con tono da comizio un discorso che è stato un distillato di oscurantismo e aggressività:«Vogliamo restituire agli italiani una nazione nella quale esser padri non sia fuori moda», ha scandito la presidente del Consiglio in contrasto con le leggi (vedi alla voce Unioni civili) oltre che con il sentire comune del Paese prima di attaccare la maternità surrogata. «Vogliamo una Nazione in cui non sia un tabù dire che la maternità non è in vendita e gli uteri non si affittano, che i figli non sono prodotto da banco che puoi scegliere e restituire se non ti piacciono».

Lo stile è questo. Il tono minaccioso. La mimica arrogante, A due metri da Papa Bergoglio che aveva appena ricordato che è necessario «affrontare il problema insieme, senza steccati ideologici e prese di posizione preconcette», la leader di Fratelli d’Italia – questa era la sua postura reale, altro che capo del Governo – ha scagliato i suoi anatemi oscurantisti in un crescendo rossiniano: «Vogliamo affrontare questa sfida con gli occhi della realtà, il motore della visione e non vogliamo infilare la camicia di forza dell’ideologia». Dove ideologia per lei equivale a modernità e a libertà di scelta: drappi rossi davanti al toro reazionario. Fine del comizio, applausi, risate con il Papa. La battaglia meloniana per una «Nazione» fondata su basi culturali e morali di secoli fa continua.

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