Qualche mese fa, a fine settembre, l’Handelsblatt, giornale economico tedesco, analizzava la lieve crescita nei sondaggi di Alternative für Deutschland, il partito di estrema destra, ammonendo che una serie di mosse impopolari del governo avrebbero potuto rafforzare ulteriormente il consenso verso il partito. Qualche giorno fa, quell’analisi è sembrata rivelarsi profetica, quando l’istituto di sondaggi Insa ha mostrato per la prima volta il sorpasso di AfD nei confronti dei Verdi nelle intenzioni di voto.
Secondo Insa, infatti, l’estrema destra sarebbe al 16,5 per cento contro il quindici per cento dei Verdi. Primo partito sono i cristiano-democratici, al trenta per cento, seguiti da Spd al ventuno per cento. La notizia è stata rilanciata anche in Italia da alcuni media ed è rimbalzata tra addetti ai lavori (per motivi facili da immaginare, poche storie si vendono facilmente come una crescita dell’estrema destra in Germania).
Altri istituti, tuttavia, negli stessi giorni hanno rilevato dati diversi. È il caso, ad esempio, di Forsa e Infratest Dimap, per i quali Verdi e AfD sarebbero entrambi al sedici per cento, o di Forschungsgruppen Wahlen, che stima addirittura un vantaggio di due punti per il partito ambientalista (17% contro 15%). La notizia, quindi, rischia di essere esagerata, e saranno da monitorare gli sviluppi nelle prossime settimane per capire se Insa ha visto qualcosa prima di altri o se nelle sue rilevazioni l’estrema destra è finita sovrastimata.
Quel che è innegabile, tuttavia, è la crescita dell’estrema destra tedesca negli ultimi mesi: sorpasso o meno, che AfD arrivi a insediare i Verdi, cioè un partito di governo che esprime figure centrali nella maggioranza, è già, di per sé, una notizia. Le cause di questa dinamica sono diverse e, per molti versi, da ricercare più nella fase attuale dell’esecutivo che in una particolare azione politica dell’estrema destra.
Con la guerra in Ucraina, infatti, il governo Scholz (composto da socialdemocratici, Verdi e liberali) ha iniziato ad attraversare una serie di tensioni permanenti. Il sostegno militare all’Ucraina e il riarmo previsto dalla Zeitenwende hanno comportato una mutazione antropologica dell’elettorato (che ha abbandonato il tradizionale antimilitarismo) e di partiti come Verdi e Spd, per giunta scontentando molti: da una parte l’elettorato più “pacifista” teme un’escalation a seguito dell’invio di armi, dall’altra coloro che vogliono un chiaro sostegno a Kyjiv lamentano i continui ritardi nelle scelte e nelle forniture.
Se l’uscita dal nucleare ha significato rispettare un preciso punto del programma di governo, pur deludendo i molti che avrebbero voluto una proroga dell’attività delle centrali ancora in funzione, l’abbandono del gas russo ha comunque costretto il governo a ritardare alcuni obiettivi ambientali, ad esempio riportando in funzione alcune centrali a carbone.
Sul tema dello stop europeo ai motori a combustione, le resistenze tedesche, che hanno rischiato di bloccare tutto, hanno indispettito gli elettori più sensibili ai temi ambientali, ma la successiva mossa di procedere con il regolamento dopo aver ottenuto concessioni sugli e-fuels è invece sembrata una sconfitta agli elettori più oltranzisti.
L’inflazione e l’aumento del costo della vita, inoltre, preoccupano molti, e fisiologicamente questi timori si riflettono in uno scetticismo di fondo verso chi è al governo al momento. Dal conflitto in Ucraina fino ai temi della transizione ecologica, il governo Scholz si trova ad affrontare una serie di scelte e tematiche che rischiano di essere impopolari, su cui è impossibile non scontrarsi, di volta in volta, con settori diversi dell’elettorato.
Se una parte non secondaria della società tedesca è tradizionalmente sensibile al tema dell’ambiente e molto europeista in politica estera (e infatti i Verdi non risentono di crisi di consenso della loro base), è vero anche che un’altra parte non è interessata a questi temi.
Come ha fatto notare alla Bild la politica Ursula Münch, AfD negli ultimi tempi si rivolge proprio a questa fetta di elettorato, che vede nei Grüne un partito di pericolosi estremisti che vogliono proibire molti aspetti dell’attuale stile di vita e che possono orientare pericolosamente il governo.
Come ha fatto notare Hermann Binkert, direttore dell’istituto che ha mostrato il sorpasso nei sondaggi, nessun partito intercetta il voto di protesta come AfD, e attualmente «il numero di persone che dichiarano di non riuscire a immaginare di votare quel partito è più basso che mai».
Oggi, la Spd, la forza al primo posto alle elezioni del 2022 che esprime il Cancelliere Olaf Scholz, si aggira intorno al venti per cento, perdendo quasi sei punti rispetto alle elezioni. I liberali, arrivati all’11,5% alle urne, oggi sono al sette per cento dopo non essere riusciti, secondo i loro elettori, a rappresentare adeguatamente l’ala destra del governo, collezionando una serie di risultati negativi in diverse elezioni locali.
I Verdi, come visto, sono intorno al sedici per cento: è l’unico partito di governo a crescere rispetto al 2022, dove si fermarono al 14,8%, ma l’aumento è lontano dal compensare le perdite degli alleati.
Se si votasse domani, dunque, la coalizione semaforo non otterrebbe la maggioranza, e per ogni governo sarebbe centrale la Cdu, oggi al trenta per cento. In un recentissimo sondaggio di Statista, solo il 27 per cento dei tedeschi si dichiara soddisfatto dal governo, mentre il 39 per cento afferma di essere «poco soddisfatto» e il trenta per cento «per nulla soddisfatto». Un sondaggio analogo, ma più secco nelle possibili risposte, condotto da Zdf, vede il 51% bocciare l’operato del governo (il 43% lo approva, il 6% non sa).
In questa situazione, dunque, se la Cdu cresce grazie al voto più moderato, è AfD a capitalizzare il malcontento delle fasce di elettorato più scontente e anti-sistema, anche perché la Linke, il partito della sinistra radicale, è da tempo bassa nei sondaggi e in preda a lotte intestine: fatica quindi a presentarsi come alternativa credibile agli attuali partiti di maggioranza e a intercettare da sinistra una parte di dissenso.
Il proseguimento della crescita di Alternative für Deutschland, quindi, passa soprattutto per la capacità delle forze di maggioranza, prime fra tutte Spd e Verdi, di recuperare consenso e di rilanciare l’azione di governo. Sulla non facile sfida di tenere insieme la questione sociale, gli obiettivi ambientali e la strategia tedesca nel contesto della guerra in Ucraina si giocherà il supporto alla coalizione di governo, con AfD e Cdu pronte a sfruttare ogni titubanza.
Più profondamente, la crescita di AfD è anche la crescita del rifiuto di una parte del Paese verso gli obiettivi climatici e i cambiamenti che questi comporteranno, oltre che della linea avuta sull’Ucraina. E in questo senso, la questione esula dallo scontro tra partiti per diventare un confronto tra due diverse posture di fronte a cambiamenti strutturali.