Modello italianoIn Europa la convergenza tra Popolari e Conservatori è già iniziata

Secondo i sondaggi, Ecr potrebbe diventare la terza forza del Parlamento europeo, con Fratelli d’Italia come delegazione più numerosa. «Su molti temi il centrodestra vota già in maniera omogenea», dice a Linkiesta il copresidente del gruppo Nicola Procaccini

Manfred Weber durante una conferenza stampa
Mathieu Cugnot

Più che fantapolitica, è fantacalcio. I partiti europei, in cui a Strasburgo si dissolvono quelli nazionali, iniziano a compilare la formazione per le Europee del 2024. Prima, però, c’è l’asta: qui sono i Popolari di Manfred Weber a giocare al rialzo. La suggestione, per un Ppe orfano di capi di governo ma ancora egemone nella plenaria dell’Europarlamento, è soprattutto un ritorno alle origini, alla ragione sociale. A destra. Cioè aprire ai Conservatori di Ecr, che peraltro, stando alle ultime proiezioni di Europe Elects, potrebbero scavalcare Renew come terza forza a Strasburgo.

A spingere il sorpasso sono (anche) le percentuali in cui, nelle rilevazioni, veleggia Fratelli d’Italia, la cui leader, Giorgia Meloni, è stata presidente di Ecr, carica a cui le sono succeduti fedelissimi come Raffaele Fitto e, da febbraio, Nicola Procaccini. Quella di FdI potrebbe essere, nel 2024, la delegazione più numerosa, con ventiquattro eurodeputati, due più della Cdu tedesca (Ppe) e del Rassemblement National (iscritto a Id). La quarta, con venti eletti, sarebbe un’altra sigla di Ecr, i polacchi di Diritto e Giustizia (PiS). È pure su queste cifre che si basano le valutazioni, futuribili, di Weber.

«Al di là dei sondaggi, che lasciano il tempo che trovano, quello che è chiarissimo è che abbiamo un’opportunità storica davanti a noi. È quella di correggere l’indirizzo preso dalle istituzioni europee negli ultimi anni, nel senso di una sorta di super Stato europeo che riduce gli Stati nazionali a delle mere entità amministrative. Questo è un indirizzo politico che è stato portato avanti soprattutto dalle sinistre», spiega a Linkiesta Procaccini.

La “nuova fiamma” dell’ex Spitzenkandidat, che poi è la stessa del simbolo dei meloniani, si scontra con altre corrispondenze d’amorosi sensi, diciamo così, provenienti dalla Penisola. Cioè chi nel Ppe vorrebbe restare, anzitutto restare centrale, e chi ha la “pazza idea” di entrarci. Rispettivamente, Forza Italia, membro titolare del centrodestra europeo, e la Lega di Matteo Salvini, che se non direttamente alla tessera dei Popolari, ambirebbe comunque a un posizionamento meno penalizzante, perché il «cordone sanitario» impedisce al suo gruppo (Id, lo stesso di Marine Le Pen) di toccare palla.

I retroscena sui leghisti tracciano uno spostamento verso il centro, almeno a Bruxelles, per sganciarsi. Anche dalla destra francese? Ci sono storici legami di amicizia, però, e con la promozione di Jordan Bardella il Rassemblement National vorrebbe aprire un capitolo nuovo e post ideologico. Intervistato dal Corriere della Sera, il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, ha riconosciuto: «Abbiamo cominciato a ragionare su quale debba essere il ruolo della Lega. In Europa, l’attuale collocazione ci consente di incidere meno. Anche per alcuni compagni di viaggio che rendono il gruppo meno… potabile».

Non è proprio un’abiura, ma si rivendica una «una Lega che accetta le sfide» e risolve problemi invece «di lamentarci dell’Europa cattiva». Rispetto al Consiglio federale, in cui il tema è stato discusso, da Bruxelles filtra che sì, si stanno scaldando i motori, ma «la priorità della Lega è cambiare l’Ue, non il gruppo politico europeo», anche perché costituirne uno a Strasburgo non è semplicissimo, «per rendere la Lega sempre più protagonista in Europa con le proprie battaglie a tutela delle imprese, dei lavoratori e delle famiglie italiane».

Quanto ai forzisti, oggi e domani sono riuniti in una convention a Milano. Sul palco ci saranno vecchie glorie pallonare, ma da quanto si apprende non Weber, il cui nome era pure circolato. Proprio a febbraio, il plenipotenziario aveva cancellato la partecipazione alle giornate di studio organizzate a Napoli per le «osservazioni», leggi «sparate», di Silvio Berlusconi sull’Ucraina. Invierà un videomessaggio, come la presidente del Parlamento europeo, Roberta Mestola.

Weber si trova invece a Monaco di Baviera, per un’assemblea politica del Ppe che secondo il Financial Times potrebbe partorire il sabotaggio di due misure, condivise dalla presidenza di turno svedese, sulla riduzione dei pesticidi e il ripristino degli ecosistemi. Nove componenti della Commissione, inclusa la presidente Ursula von der Leyen, fanno parte dei Popolari. Un pezzo del partito, quello più legato al mondo dell’impresa, ha osteggiato l’agenda green di von der Leyen, ritenendola sbilanciata in favore degli alleati Socialisti.

Le motivazioni vanno dall’inflazione al contraccolpo per gli agricoltori della guerra scatenata dalla Russia, ma senza il sostegno del Ppe, o di una parte dei suoi 176 europarlamentari, potrebbe saltare la ratifica dei due provvedimenti. Da questo punto di vista, la convergenza tra Popolari e Conservatori è cominciata. «Sta già accadendo adesso sui singoli temi. Su molti temi il centrodestra vota al Parlamento europeo in maniera omogenea», conferma Procaccini. Il terreno comune è «un maggiore buonsenso» contro «il radicalismo ideologico delle sinistre».

Lo schema, prosegue l’eurodeputato, si vedrà più avanti, ma l’«occasione storica» di cui sopra passa «da una maggioranza al Parlamento europeo che possa poi riflettersi anche in una Commissione che in qualche maniera abbia le spalle protette da questa questo nuovo equilibrio politico». L’assetto rifletterebbe, di fatto, lo schema di Palazzo Chigi, proiettandolo su scala europea: un patto tra i popolari, conservatori e destra identitaria. «Il modello di governo europeo italiano sta diventando un modello europeo».

«Dalla Svezia alla Finlandia, poi ci saranno le elezioni in Spagna, si va verso questo. L’esempio italiano sta diventando un modello per il centrodestra in tutta Europa perché sta funzionando e quindi si presume che possa funzionare anche in altre nazioni», conclude Procaccini. Un ultimo passaggio potrebbe essere il voto in Polonia, dove un fiduciario del Ppe – Donald Tusk, a capo di Piattaforma civica – gioca la partita della vita contro il PiS, parte di Ecr, della ditta Kaczyński-Morawiecki.

Almeno fino ad allora, ci sarà tempo per riordinare il campo. Quello italiano, non solo per campanilismo, ma anche per il pacchetto di deputati che porta in dote, sembra essere centrale per le manovre di Weber. L’impressione è che siano le sue tre anime nostrane a dover trovare l’allineamento per capitalizzare un mutato «equilibrio politico», con FdI nel ruolo della corteggiata e Forza Italia in quello dell’azionista storica che non vuole essere messa in ombra dai nuovi soci, anche perché dalla propria collocazione europea mutua credenziali e standing, preziosi tanto più in una fase caotica, su cui aleggia il fantasma della successione a Silvio.

Poi c’è la Lega. Dopo anni di isolamento, ora che Giancarlo Giorgetti siede all’Ecofin e i suoi ministri ai tavoli europei, il partito è pronto a una nuova fase. Manca ancora un anno all’Europee, il Ppe non è così monolitico sulla via da seguire e molto dipenderà, alla fine dei conti, da quali percentuali usciranno dalla notte delle elezioni. Oltre la fantapolitica, il «modello italiano» è quello su cui si potrebbe archiviare la stagione della collaborazione istituzionale con i Socialisti.

Mentre S&D discute sul nome da adottare e i Verdi sulla formula degli Spitzenkandidaten, il centrodestra sembra lo schieramento in cui il dibattito è allo stadio più avanzato, ma non per questo risolto. Di sicuro, gli altri sono in ritardo.

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