Vocazione pragmaticaSmettiamo di evocare la deriva ungherese e impegniamoci a non sprecare il Pnrr

I sindaci di Bergamo, Mantova e Vicenza chiedono di smettere un dibattito surreale e di concentrarsi sul vero tema importante: costruire un nuovo patto Stato, Regioni e Comuni per non disperdere le tante opportunità del Piano nazionale di ripresa e resilienza

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Pubblichiamo l’intervento del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, del sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, e del sindaco di Vicenza Giacomo Possamai.

La discussione politica di questi giorni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) distoglie l’attenzione dal cuore vero del problema, che sono i ritardi accumulati nella gestione del Pnrr, i sovra-costi ancora non pienamente coperti nelle opere che i Comuni stanno mettendo a gara, l’assenza di informazioni su nuovi bandi e diversi altri aspetti importanti.

In questo momento il tema non è la deriva ungherese, bensì non gettare alle ortiche un’opportunità unica per il Paese. Anche perché, come hanno spiegato i professori Cassese e Mirabelli, e come ha ulteriormente sostenuto Luciano Violante, il controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr era stato abolito già da Draghi nel 2021.

Occorre semmai prestare attenzione e definire strumenti e risposte adeguate e celeri ai rilievi di merito che la Corte dei Conti in più relazioni ha sottolineato rispetto ai problemi, strutturali e di funzionamento, che sin qui hanno prodotto ritardi e quindi minor spesa.

Tra questi spicca il tema del personale per i Comuni e il sostanziale fallimento dei bandi di reclutamento per tecnici da inserire – inferiori rispetto al previsto innanzitutto perché a tempo determinato fino al 2026 -, il sistema portale Regis che, come più volte sottolineato dalla Associazione nazionale comuni italiani (Anci), presenta numerose difficoltà e spesso si blocca, errori di impostazione e sottovalutazione dei costi per importanti opere e infrastrutture anche di sicurezza idraulica, e – aggiungiamo – i tempi di redazione ministeriale di alcuni bandi che hanno poi richiesto ai Comuni progetti e procedure in tempi spesso incompatibili con la realtà. Nel caso dei nidi segnaliamo che, se a fianco delle opere non si prevedono finanziamenti in conto corrente per sostenerne i costi di gestione, sarà difficile raggiungere il fondamentale e auspicato obiettivo.

Questi ed altri elementi, di sostanza, ci portano ad affermare che il tema centrale e decisamente preoccupante è che di fronte alla più grande occasione e sfida di modernizzazione, crescita, sostenibilità e uguaglianza degli ultimi decenni, il Paese – le sue istituzioni e rappresentanze politiche – non riescano a stringere un patto vero, istituzionale e politico, per raggiungere gli obiettivi e aggiornare le procedure necessarie per attuarli.

Si eviti una discussione surreale, il problema è molto più serio e merita un nuovo patto Stato, Regioni e Comuni, a partire dal Governo che deve chiaramente dire se intende modificare alcuni obiettivi e contenuti del Piano, ma nel caso confrontarsi quanto prima e nel merito con la Commissione Europea, come già hanno fatto gli esecutivi di altri Paesi.

Lo chiedemmo dai primi passi del PNRR, ancora con il governo Conte, e lo richiediamo adesso: il Governo costituisca una cabina di regia con i Sindaci, con Anci. Sarebbe il segno di un Paese normale che non vuole perdere nemmeno un euro del Piano da cui dipende il proprio futuro.

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