Bad GaysQuanto l’identità sessuale influenza le nostre scelte, nel bene e nel male

Nel loro libro, edito da il Saggiatore, Huw Lemmey e Ben Miller ricostruiscono le vite di quattordici tra le figure omosessuali più controverse della storia queer, tentando di smontare i luoghi comuni

Pexels

Se riconosciamo il fatto che alcuni dei più grandi artisti, attiviste e poeti della storia sono stati guidati e motivati dalla loro sessualità, perché lo stesso non vale per le criminali, i despoti, i bigotti? Anche in questi ultimi casi possiamo trovare, guardando alle loro vite, tante lezioni importanti su come siamo arrivati a considerarci come ci consideriamo, sulle difficoltà con cui le persone lgbtq si sono dovute scontrare – non sempre con onore – nel corso della storia, e su come il sesso, l’amore e il desiderio hanno portato alcuni a prendere decisioni che hanno cambiato il corso del mondo. Non si tratta solo del fatto che queste vite sono affascinanti, complesse, e che ci fanno capire meglio l’omosessualità. In effetti, ci obbligano anche a farci la domanda fondamentale sulla nozione stessa di “eroi gay”: perché decidiamo di ricordare, perché decidiamo di dimenticare?

Quando un uomo gay, diventato fascista, venera lo stato come se questo fosse un go‑go boy in piedi su un cubo, il suo desiderio omosessuale e la sua attrazione verso questo tipo di politica sono legati? Quando dei giovani uomini che sono stati amanti di un re lo ricattano, e ciò viene visto come un oltraggio morale contro il re, ed equiparato alle rivolte dei contadini cacciati dalle loro terre, che tipo di operazioni di potere e di propaganda è in gioco? Quando un’antropologa bisessuale si basa su delle sue proiezioni primitiviste applicate a popoli colonizzati per trovare risposte a come lei stessa potrebbe vivere nel presente, in una società che vede la sua “perversione sessuale” come terrificante, come un segno d’arretratezza e minaccia alla modernità, è lecito pensare che i suoi desideri, portando a quella nostalgia mitica che caratterizza il suo lavoro, abbiano influenzato le vicende del pensiero antropologico del xx secolo? Perché alcune articolazioni di desiderio e identità che pensavamo avessero fatto il loro corso continuano a esercitare un ascendente così potente su tante persone, inclusi noi che scriviamo? Perché non riusciamo a liberarci dell’omosessualità, a ucciderla, abbandonarla? Perché non riusciamo a fare altro, forse, fare di meglio?

[…] “Gay is good” diceva un vecchio slogan, ma non è vero, “gay” soltanto non va bene, non va bene per niente. Come vedremo, molti fra i gay e le lesbiche che hanno perseguito i peggiori obiettivi politici lo hanno fatto immaginandosi come eredi di un regno magico, o segreto, come discendenti da una catena di eroi. Costruire un movimento, costruire un’identità ha spesso significato reificare, riprodurre e venerare il potere, nelle sue forme più malvagie e brutali. Forse è giunta l’ora che l’omosessualità muoia per lasciare spazio a nuove articolazioni, più utili e adeguate alla nostra pratica politica e ai nostri desideri. E forse anche il queer è qualcosa di transitorio, di insufficiente, come tutto il resto. Non siamo, in realtà, tutti spaventati, soggetti a forze che sono al di là del nostro controllo, tutti ugualmente persi nel tentativo disperato di capire come dare ai nostri desideri disordinati e alle nostre visioni politiche incoerenti una forma che ci aiuti a stare al mondo in maniera etica?

Se qualcosa si salva della nostra “perversità”, della nostra queerness, è il modo in cui permette di ricostruire, dopo averlo distrutto, il concetto di famiglia. Siamo parte di una parentela che non è predeterminata, che possiamo creare come più ci piace. Questo è un processo di socializzazione, ma anche di politicizzazione, che ci porta a comprendere a quale tipo di collettività politica, a quale “noi” vogliamo appartenere. Capire, in primo luogo, come siamo diventati un “noi”, e poi interrogare questo “noi” e chiederci se abbia senso – dal momento che siamo e siamo stati così diversi gli uni dagli altri, e che siamo spesso stati trattati in maniera terribile da altri “come noi” – può aiutare alcuni, forse molti, a fare scelte migliori. Il lavoro vero, però, inizia dopo.

Da “Bad Gays. Crudeli e spietati: una storia omosessuale”, di Huw Lemmey e Ben Miller, pp. 496, 26.00€.

X