Val bene una (non) messaL’assenza tattica di Conte al funerale di Berlusconi per avere qualche voto in più

Il leader grillino non sarà presente alla cerimonia al Duomo di Milano per cavalcare l'antiberlusconismo di ritorno

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Giuseppe Conte è l’unico leader politico che non parteciperà oggi ai funerali di Silvio Berlusconi, ed è chiaramente una scelta di marketing politico fatta per intestarsi il sentimento di odio verso l’ex presidente del Consiglio che ha dilagato sui social. Parigi (il consenso) val bene una messa (l’assenza ai funerali), e chi se ne frega se si tratta di una cerimonia di Stato, l’importante è seguire Marco Travaglio nel suo solipsistico insultare una persona che non c’è più e Tomaso Montanari che non mette la bandiera a mezz’asta nella “sua” Università (ma sua, di chi?) e vignettisti di pessimo gusto giocando a fare la verginella della politica quando è già scritto nella storia che l’avvocato del populismo ha trattato con tutti pur di conquistare e agganciare il potere – e forse quello che più lo ha schifato è stato proprio Berlusconi. 

Essendo a corto di idee Giuseppe Conte è praticamente costretto a fare la parte del novello Beppe Grillo in stile “vaffa” che non si sporca le mani con il Cavaliere nero nemmeno adesso che riposa in pace: ma è evidente che usare i funerali per una tattica politico-elettoralistica esclude dal novero della civiltà politica chi appunto sfrutta l’occasione per farsi vedere, o non farsi vedere (che in questi caso è più evidente, essendoci oggi al Duomo di Milano proprio tutti, a partire dal presidente della Repubblica). 

Tuttavia Conte ha annusato una certa arietta di mala sopportazione di certi peana che effettivamente in certi casi hanno oltrepassato la misura e soprattutto gli strepiti di hater di vario conio che non sanno discernere il momento del giudizio politico da quello della circostanza più grave che possa riguardare un essere umano, anche l’avversario più duro.

E così, perché non rappresentare tutto il carico di antiberlusconismo di ritorno che si sta manifestando in queste ore? Basta non andare ai funerali e il gioco è fatto, qualche migliaio di voti arriverà. Travaglio e Casalino non potranno che essere d’accordo, anzi, magari gliel’hanno suggerito loro, all’avvocato, di non andare. 

È l’unico sbrego ad un protocollo istituzionale e umano che verrà rispettato, come detto, da tutte le altre forze politiche. Elly Schlein sarà al Duomo pur essendo politicamente e generazionalmente lontanissima da Silvio Berlusconi e dal suo mondo, il che rende a maggior ragione la sua presenza molto significativa che dimostra il senso politico e dello Stato della leader del Pd. Anche perché nel suo partito e dintorni qualche maldipancia c’è stato. 

Non è chiaro se abbia lambito anche il Nazareno. E si è concentrato sulla questione del lutto nazionale deciso dal governo (che, si spera, abbia consultato informalmente anche l’opposizione oltre che il Quirinale), una scelta fortemente criticata da Rosy Bindi, da Brando Benifei e da qualche esponente locale come Paolo Romano, consigliere lombardo molto vicino a Elly Schlein («Lutto nazionale? Non in mio nome») sicché per qualche ora era circolato l’interrogativo sulla presenza della segretaria ai funerali dell’ex presidente del Consiglio. 

Dopodiché sarebbe stato semplicemente impensabile che il Partito democratico non fosse presente all’ultimo saluto a un uomo che pure ha combattuto per tre decenni e sul cui ruolo nella storia d’Italia si discute e si discuterà con pareri opposti tenendo però fermo che un pezzo rilevantissimo di questi Paese è stato con lui fino all’ultimo, e un partito nazionale come è il Pd queste cose le tiene a mente. Chiunque sia il leader pro tempore.

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