InsostituibileBerlusconi non ha eredi politici ed è sempre stata la sua scelta, dice Renzi

Intervistato da Repubblica, il leader di Italia Viva spiega che il fondatore di Forza Italia non ha mai considerato l’ipotesi di una successione a sé stesso. «Adesso Meloni ha uno spazio più grande al centro da conquistare e mi stupirei se non provasse a occuparlo», spiega

LaPresse

È ancora presto per dire cosa sarà del centrodestra, o della destra, senza Silvio Berlusconi, e probabilmente sarebbe anche irrispettoso parlarne immediatamente. Però è inevitabile pensare che adesso una leader come Giorgia Meloni ha uno spazio più grande al centro da conquistare e forse sarebbe strano se nei prossimi mesi non provasse a occuparlo. Parola di Matteo Renzi. Intervistato da Stefano Cappellini sulle pagine di Repubblica, in un quotidiano immancabilmente dedicato quasi per intero alla morte del fondatore di Forza Italia, l’ex segretario del Partito democratico ha parlato di Berlusconi come leader politico, del rapporto personale che aveva con lui, della sua successione.

«Berlusconi ha scelto consapevolmente di non avere un erede. Non ha mai considerato l’ipotesi di una successione a sé stesso. E aveva ragione, una personalità come la sua, eccezionale nel senso letterale del termine, non può essere sostituita», dice Renzi, rispondendo alla domanda del giornalista che riprendeva a sua volta le parole di Giuliano Ferrara quando lo definì il “royal baby”, erede di Berlusconi in qualche modo.

Renzi smentisce questa connessione, però deve ammettere che tra lui e l’uomo che per trent’anni ha dominato la scena pubblica italiana c’è sempre stata una certa affinità: «È vero – racconta Renzi – che ho sempre avuto un rapporto molto umano e cordiale con lui. La prima volta che lo incontrai ero presidente della Provincia di Firenze e l’ex capo della Croce Rossa Maurizio Scelli aveva organizzato una manifestazione per Forza Italia al Palasport di Firenze, che però era semivuoto. Allora Verdini cominciò un frenetico giro di telefonate per riempire qualche pullman e portare un po’ di gente. Nell’attesa, Berlusconi era fermo da due ore in una stanza della Prefettura di Firenze. Io avevo la sede nello stesso palazzo e andai a salutarlo. Lui squadrò com’ero vestito e disse: “Ma lei che viene dal marketing e non dal comunismo non lo sa che non ci si veste mai di velluto marrone?”».

Ed è certamente vero che Berlusconi voleva Renzi tra le fila di Forza Italia: «Un anno prima dell’incontro ad Arcore ricevetti una telefonata di Denis Verdini, che nonavevo mai sentito prima. Mi disse: i’ mi capo l’è innamorato di te. Fu la prima di una serie di avance, tutte respinte».

Presto bisognerà tirare una linea e fare i conti con una destra che ha perso la sua anima più popolare, più moderata, più europeista. E il rischio principale è che possa essere inglobata da quella destra più estremista e populista oggi rappresentata da Fratelli d’Italia e Lega.

«Ci sarà sempre – dice Renzi – chi voterà per meno tasse e più garantismo, ma non ci punto e comunque sarebbe irrispettoso parlarne ora. Però è chiaro che Meloni ha uno spazio più grande al centro da conquistare e mi stupirei se non provasse a occuparlo».