RoomiesLa convivenza tra giovani e anziani è una soluzione sostenibile per il caro affitti

Dal 2004 Prendi in casa organizza convenzioni di coabitazioni tra studenti e pensionati a una cifra contenuta. Il progetto rappresenta una buona alternativa alla solitudine e alle locazioni a prezzi proibitivi

Foto di PhotoMIX Company su Pexels

Mentre le tende in protesta contro l’aumento del costo degli affitti rimangono piantate alla soglia del Politecnico di Milano, sta raccogliendo sempre più popolarità un espediente che permette di vivere in città senza spendere troppo. Si tratta delle convivenze tra giovani e anziani.

Il progetto Prendi in casa, realizzato dall’associazione MeglioMilano, è la più grande rete di coabitazioni solidali a Milano. Giovani tra i diciotto e i trentacinque anni, in difficoltà nella ricerca di un alloggio a prezzi accessibili, possono chiedere “ospitalità” a una persona anziana che vive a sua volta in una casa troppo grande per le proprie necessità.

L’associazione cerca di trovare il giusto abbinamento tra le due parti per poi stipulare un contratto. Trattandosi però non di un vero e proprio affitto, i ragazzi non sono tenuti a pagare un canone di locazione, ma una sorta di contributo spese per un massimo di duecentottanta euro mensili. A fronte del costo medio di una singola, che a Milano si aggira intorno ai seicentoventi euro, fa una bella differenza.

Questa convivenza alternativa si sta diffondendo anche in altre capitali europee dove il budget mensile medio raggiunge cifre molto alte. Tarquinia Palmieri, studentessa di Diritti Umani presso l’università SciencesPo a Parigi, dove il prezzo medio di una stanza ammonta a circa ottocentocinquanta euro mensili, ha vissuto per un anno con la signora Frédérique, di ottantacinque anni. «Ho avuto a disposizione un bagno tutto per me e una singola sempre pulitissima in una posizione centrale ad un ottimo prezzo. Nemmeno per una doppia in un quartiere periferico avrei pagato così poco», dice Tarquinia.

L’idea di Prendi in casa nasce nel 2004, come sperimentazione nel quartiere Milano Bovisa, dove era appena stato aperto un nuovo polo universitario del Politecnico. Per Monica Bergamasco, la referente del progetto, già venti anni fa era evidente come l’offerta abitativa del capoluogo lombardo rispondesse a malapena all’altissima domanda di studenti provenienti da tutta Italia e dall’estero. La situazione nel tempo è peggiorata sempre di più. «Le richieste che riceviamo dai ragazzi sono sempre numerosissime, tra le cinquecento e le mille annuali», spiega la referente.

Per Bergamasco se il problema del rincaro degli affitti e la scarsa gamma di alternative abitative esiste da anni, il numero di pensionati bisognosi di compagnia è invece aumentato vertiginosamente negli ultimi tempi. Al momento infatti a Milano ben il 39,3 per cento delle famiglie unipersonali è costituito da anziani soli, per un totale di centotretunomila nuclei.

Gianmaria Pirani ha cinquantotto anni in meno di Michele, «o Michelangelo, come lo chiamo io perché mi salva ogni sera, quando torno a casa», dice Gianmaria. Per lui, la convivenza è idilliaca e la routine è costellata da tante risate e tanta tolleranza reciproca.

Per quanto però Prendi in casa cerchi di trovare la migliore sinergia tra padrone di casa e studente, per Gianmaria la decisione di partecipare a un progetto del genere richiede comunque da parte dei giovani una certa dose di responsabilità. «Quando ci si fa ospitare da persone sensibili, che in qualche modo tornano un po’ piccole, le scelte che si fanno devono essere sempre commisurate alla sensibilità dell’altro. E ci vuole anche l’umiltà di dire “Non fa per me”, altrimenti si rischia di fare del male all’altra parte», dice.

La coabitazione solidale oltre che essere più economicamente sostenibile concilia esigenze umane diverse, ma complementari. Gli anziani spesso hanno perso i propri partner oppure hanno figli ormai trasferitisi fuori città. Vivere con qualcuno permette loro non solo di sentirsi più sicuri e di avere un po’ di aiuto nei servizi, ma anche di condividere la propria quotidianità e i propri ricordi.

Sudwaric Sharma, specializzando in Medicina, ha usufruito della convivenza intergenerazionale per quasi due anni. «Molta musica che ascolto adesso me l’ha insegnata il signor Umberto [ottantotto anni]. Aveva una passione pazzesca e spudorata per l’America Latina. Ogni giornata iniziava con “Chan Chan” dei Buena vista Social Club», racconta Sudwaric.

Adesso Sudwaric vive in un monolocale nell’ambito di un’ulteriore iniziativa di MeglioMilano 2035, un progetto più ampio a cui Prendi in casa ha aderito insieme ad altre associazioni, che gli permette di abitare in un appartamento a prezzo calmierato in cambio di alcune ore di servizio civico settimanali. Da settembre, invece, lancerà lui stesso un progetto che prevede la collaborazione tra pensionati e scuole milanesi, in cui gli anziani potranno raccontare ai più giovani la storia della città e le sue tradizioni dimenticate.

«Vivere con una persona di una certa età ti aiuta a sviluppare un alto grado di pazienza. La comprensione dei loro piccoli fallimenti, mnemonici e esecutivi, ti costringe alla gentilezza. Mi sento profondamente arricchito», dice Sudwaric. «Ma sarebbe ingiusto dire che la mia scelta non sia stata mossa anche da un bisogno economico».

Per Sudwaric l’aumento dei costi rappresenta un cambio di paradigma consumistico della città. Le stanze sono così care che ormai si spera in importanti interventi strutturali. Proprio in questi giorni si attendono sviluppi circa la proposta di un canone concordato a Milano, oltre che un disegno di legge sugli affitti brevi, che ci si augura porti a un aumento degli appartamenti destinati a locazione per periodi lunghi.

«Trovo quasi di cattivo gusto l’idea che “Milano seleziona i migliori”. Alla fine, la città sta automaticamente scegliendo i più ricchi. Ma la mia sentita, quella delle periferie, e anche quella dagli anziani, è che Milano non è sempre stata questo», dice Sudwaric.

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