La storia, intricata e paradossale come molte delle vicende che (purtroppo) riguardano la scuola pubblica italiana, comincia nel 2017. Cioè quando il ministero competente indice un concorso per duemilanovecento posti di dirigente scolastico. A iscriversi sono in circa quarantamila. Troppi. Si decide così di introdurre un meccanismo di scrematura. Come? Facile: istituendo un altro concorso, anzi un concorsone preliminare che viene subito battezzato “la preselettiva”. E la scrematura funziona perché, su quarantamila che si presentano, solo in ottomilasettecento sono ammessi alla prova scritta: si precisa che non è prevista una soglia di sbarramento ma accedono alla prova successiva i candidati che rappresentano il triplo dei posti messi a bando.
Tutto bene? Mica tanto, perché settantuno aspiranti dirigenti vengono ammessi alla prova scritta a seguito di provvedimento cautelare quindi, “con riserva”, al concorso vero e proprio, quello indetto per il settembre del 2017. Sono quelli che, in elenco, si riconoscono dall’asterisco accanto al nome. Al momento, comunque, tutto fila liscio: anche i settantuno passano il concorso e diventano dirigenti. Peccato che – tre anni più tardi – viene messa in discussione la “preselettiva” e, di conseguenza, le successive nomine. E qui le cose si complicano davvero: la graduatoria divenuta “a esaurimento” dovrebbe consentire non più a 2900 ma a 3420 docenti di “diventare dirigenti” pertanto, il numero degli ammessi a sostenere la prova scritta, non dovrebbe essere più 2870 ma il triplo si 3420 ovvero, 10260. L’aumento dei posti, avrebbe potuto consentire ai cosiddetti asteriscati, di partecipare alla prova scritta senza “riserva”.
Un comitato, quattro ricorsi
«Da quel momento ci siamo dovuti organizzare, tanto che io rappresento i cosiddetti “asteriscati”» racconta Anna Bruno, ex dirigente, docente e oggi presidente del Comitato Merito e Cambiamento. «Un Comitato che si è costituito in difesa dei diritti dei 35 aspiranti dirigenti su settantuno promossi con riserva e che, dopo essere stati nominati dirigenti scolastici, spediti anche in Istituti comprensivi lontani, difficili, o sparpagliati sul territorio (tra l’altro – va precisato – nel periodo complicatissimo del Covid) circa un anno fa sono stati retrocessi al ruolo di docente».
Come mai? Riuscire a capirlo non è facile perché richiede una certa dimestichezza con la burocrazia e con definizioni come “elenchi a pettine” e “graduatorie a esaurimento”, ma il succo è che, nel 2022 la giustizia amministrativa ha deciso che la famosa prova preselettiva, in ben undici sentenze considerata prova superflua, per il concorso 2017 diventa prova fondamentale, nonostante i tre anni (e anche più) di incarico già svolti (oltre l’anno “di formazione-prova” previsto dalle pubbliche amministrazioni) e i risultati sul campo, positivi, in certi casi anche brillanti; tutti e trentacinque sono stati congedati. Tanti saluti e grazie.
Solo la Regione Sicilia è riuscita a sanare la situazione e a ottenere il reintegro dei suoi dirigenti. «Ma noi faremo ricorso anche contro iniquità in quanto riguarda esclusivamente i candidati – che, erano stati bocciati al concorso del 2006, alla successiva sanatoria attraverso un corso-concorso e non tiene conto della penalizzazione di tutti gli altri» La soluzione? Secondo il Decreto Legge Milleproproghe (legge 14/2023), un decreto legge monster che organizza un numero altrettanto monster di questioni, introdurre nuove prove (scritte e orali) per far accedere a un concorso ad hoc tutti i candidati arrabbiati e risolvere così, con un colpo di spugna, i contenziosi in atto. Non so voi, ma io ho già un cerchio alla testa.
Le ragioni della protesta
«Il Comitato Merito e Cambiamento non è d’accordo con tali soluzioni perché non si riconoscono né il superamento della preselettiva ad oltre 6/10 (punteggio oggi richiesto per il corso-concorso) né il superamento delle uniche due prove concorsuali né, tantomeno, il superamento dell’anno di formazione e prova, con un danno ai singoli lavoratori ma anche all’erario, per stipendi, corsi di formazione e contributi già versati. Del Comitato fa parte anche Claudio Finelli, docente di italiano e latino, ex dirigente. «Il Comitato, qualora la vicenda non dovesse essere risolta, è pronto ad adire contenziosi in ogni sede; da ricordare che alcuni dirigenti “ammessi con riserva” hanno cause ancora ferme al Tar in attesa della sentenza di merito».
Secondo il legale del Comitato, l’avvocato Luigi Pitaro, qualora fosse necessario, si dovrà proporre ricorso anche alla Corte europea dei Diritti dell’uomo relativamente, anche, al consolidamento della posizione.
Una deriva da dimostrare, naturalmente. Decisamente degna dei film di Totò e Peppino. Solo che non fa ridere.