Leadership provvisoriaForza Italia verso il congresso per l’elezione di un nuovo presidente

Sarà Antonio Tajani a guidare il partito in questa fase di transizione, che durerà mesi e servirà per determinare il futuro della creatura politica di Berlusconi

Claudio Furlan / Lapresse

All’indomani dei funerali di Silvio Berlusconi Forza Italia deve trovare il modo di guardare al futuro. Non ci sono molte certezze, ma per ora le alternative sono scarse: andare avanti con l’assetto attuale almeno fino alle elezioni Europee di giugno 2024, magari lasciando al partito il simbolo con la scritta Berlusconi presidente, sembra l’unica strada percorribile.

Già si parla di opzioni alternative, di futuri possibili con i voti di Forza Italia che confluiscono in Fratelli d’Italia, con un ruolo decisivo di Marina Berlusconi nel gestire l’ultima fase del partito del padre. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi.

«Segnali che l’obiettivo di resistere sia possibile ci sono, anche visivi. Ieri tutto il partito era in Duomo, con quelli che la narrazione dipinge come nemici — il coordinatore Antonio Tajani e la capogruppo al Senato Licia Ronzulli — seduti l’uno accanto all’altra», scrive Paola Di Caro sul Corriere della Sera.

Per il momento la premier sembra tenere le distanze, non entrerà a gamba tesa per destabilizzare Forza Italia, che resta uno dei partiti di maggioranza: al momento sa di poter contare su Antonio Tajani per guidare e traghettare questa fase del partito alleato.

Il prossimo passo di Forza Italia riguarda il suo statuto, bisogna eleggere il nuovo presidente del partito. Per evitare rischi di ricorsi e cause, il Comitato di presidenza convocherà un Consiglio nazionale che affiderà verosimilmente a Tajani la gestione del percorso fino al congresso, ovvero la presidenza provvisoria. Ma è un’operazione che – per tesseramento, congressi locali, candidature – durerà diversi mesi.

Ci sarà da capire, poi, se gli scontenti potranno ancora far parte del partito. «Ronzulli, la cui posizione era a rischio, oggi dovrebbe rimanere al suo posto, se manterrà la linea impostata dai vertici», scrive Di Caro sul Corriere. «Potrebbe rientrare anche Cattaneo, che era stato retrocesso. Ci sono però alcune variabili: se partisse un’operazione al centro attrattiva per chi non si sente valorizzato, magari da parte di Renzi, il quadro potrebbe saltare. Bastano pochi senatori, per capirci, per far ballare la maggioranza. Quindi toccherà a Tajani e al resto del gruppo dirigente farsi carico di una pax che Meloni chiede, sapendo che avvicinandosi le Europee, Salvini potrebbe alzare il tiro per ritrovare centralità. E infine c’è un’incognita, quasi una seduzione: e se qualcuno della famiglia volesse prendere direttamente in mano il partito? Marina, o come qualcuno sussurra il giovane Luigi?».