Indifferenza criminaleSettantanove persone sono morte in un naufragio al largo della Grecia

Un peschereccio di trenta metri salpato dalla Libia si ribalta davanti alle coste del Peloponneso. Erano circa settecentocinquanta a bordo: c’erano donne e bambini nella stiva, i dispersi sono più di cinquecento

AP/Lapresse

Sono settantanove le vittime accertate del naufragio di un peschereccio al largo delle coste della Grecia. Le persone tratte in salvo sono centoquattro, ma le operazioni proseguono proprio in queste ore. I dispersi sono centinaia: sull’imbarcazione c’erano probabilmente più settecentocinquanta migranti. I dati sono della guardia costiera greca, che sta coordinando le operazioni di salvataggio.

Il peschereccio Adriana era presumibilmente diretto in Italia, ma si è ribaltato a quarantasette miglia nautiche a sudovest di Pylos, nel Peloponneso, a un giorno di navigazione dalle coste italiane. «Ieri avevamo allertato la Guardia Costiera ellenica alle 16:53 per questa imbarcazione in difficoltà, poiché le persone ci avevano chiamato per chiedere aiuto. Le autorità greche, e a quanto pare anche quelle italiane e maltesi, erano già state allertate diverse ore prima. Non è stata avviata un’operazione di salvataggio», hanno detto a Repubblica da Alarm phone. L’articolo a firma Alessandra Ziniti si apre proprio sull’indifferenza delle autorità e sul mancato soccorso all’imbarcazione: una negligenza che ha portato al disastro.

«Suonano beffarde, adesso, le parole della nota ufficiale della guardia costiera e il solito scaricabarile di Frontex mentre un’ imponente operazione di soccorso, aerei, droni, motovedette, navi della marina, cerca cadaveri in mare. Centinaia di cadaveri, quanti esattamente non si sa perché a bordo di quel peschereccio partito cinque giorni fa da Tobruk, in Cirenaica, e diretto in Italia verso le coste ioniche, erano 750. Così hanno raccontato i 108 superstiti portati a Kelemata mentre i 79 cadaveri recuperati sono solo un avamposto di quelli che verranno», si legge su Repubblica.

È il più grande naufragio nella storia del Mediterraneo orientale, una strage che supera per dimensioni anche quella di Cutro e mette in evidenza le carenze di un’Europa che non riesce a trovare la quadra, indugia sul nuovo patto Asilo e immigrazione puntando sulla difesa delle frontiere, sui rimpatri, sui respingimenti, ma non parla mai di assetti di soccorso in mare.

Paesi come Grecia e Malta «si accordano insieme all’Italia – scrive Repubblica – per chiedere supporto all’Europa ma che poi si girano dall’altra parte in mare e anzi accompagnano verso le acque italiane tutti i barconi che sembrano in grado di proseguire. E poco importa se, come quest’ultimo, i guardiacoste greci avessero avuto contezza dell’enorme numero di migranti senza neanche un salvagente. Ma perché allora, anche questa volta, non si è intervenuti?».

Atene non interviene. Donne e bimbi nella stiva. Salvi 108 migranti. I morti sono 79 e i dispersi 550

DI ALESSANDRA ZINITI

ROMA — «Sento che sarà la nostra ultima notte di vita». Sono le 23 di martedì, è l’ultima disperata richiesta di aiuto che, da un telefono satellitare, arriva dal peschereccio dove 750 persone viaggiano stipati uno sull’altro da quattro giorni. Poi più nulla.

«Donne e bambini erano al riparo nella stiva», dicono cinque ore dopo con un filo di voce alcuni dei sopravvissuti avvolti nelle coperte termiche. Sono morti lì, intrappolati nel ventre dell’Adriana, il vecchio peschereccio di 30 metri che ora giace in fondo al mare Ionio, 47 miglia da Pylos, a sud ovest del Peloponneso. L’Italia ormai a solo un giorno di navigazione. Era piena di donne e bambini la stiva del barcone stracarico di migranti che un aereo di Frontex ha avvistato martedì mattina, la guardia costiera greca e due mercantili di passaggio hanno raggiunto alcune ore dopo, limitandosi a tirare delle bottiglie d’acqua ma senza intervenire perché «era loro desiderio proseguire verso l’Italia».

Il peschereccio Adriana era stato visto e segnalato, poi ci si è girati dall’altra parte. La Grecia dice che i migranti non avrebbero chiesto aiuto – anzi lo avrebbero respinto –, solo che durante la navigazione sono evidentemente rimasti inascoltati i ripetuti appelli alle autorità Sar di Grecia, Malta e Italia provenienti da più parti: prima l’attivista Nawal Soufi, poi i volontari della Ong Alarm Phone.

«Chiedevano aiuto eccome, i migranti a bordo», scrive Repubblica. «Il peschereccio partito sabato, il primo allarme che arriva martedì mattina dalla Soufi che subito comunica le coordinate della posizione del barcone alle autorità di Italia, Grecia e Malta».

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