L’Unione europea darà centocinquanta milioni di euro per risanare il bilancio della Tunisia ma forse non otterrà ciò che chiede in cambio: il blocco delle partenze dei migranti dal paese nordafricano e la loro gestione in campi appositi. Lo ha fatto capire senza giri di parole il presidente tunisino Kais Saied in una nota pubblicata dopo il vertice al palazzo presidenziale di Cartagine con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il premier olandese Mark Rutte: «La soluzione che alcuni sostengono segretamente di ospitare in Tunisia migranti in cambio di somme di denaro è disumana e inaccettabile, così come le soluzioni di sicurezza si sono dimostrate inadeguate, aumentando le sofferenze delle vittime della povertà e delle guerre».
Questa dichiarazione così diretta indebolisce l’intento di Meloni di siglare un Memorandum tra Tunisi e Bruxelles entro il prossimo Consiglio europeo. Un memorandum per una partnership allargata tra i 27 Stati membri e il paese nordafricano su quattro temi: rafforzamento dei legami economici e commerciali, alleanza nell’energia, contatti tra le persone (qualsiasi cosa voglia dire) e le migrazioni. L’ultimo punto è il vero motivo della visita dei leader europei che cercano di replicare lo stesso accordo siglato dall’Unione europea con la Turchia, a cifre minori rispetto ai tre miliardi di euro dati ad Ankara nel 2021.
Con la donazione dei primi centocinquanta milioni di euro, l’Ue voleva mandare un segnale in vista dall’aiuto economico più corposo di novecento milioni di euro che potrebbe permettere alla Tunisia di non collassare come economia. Ma Bruxelles non intende concedere i prestiti senza la garanzia di un accordo sulla gestione dei migranti. il presidente Said ha promesso che chiuderà le frontiere nel sud della Tunisia e che saranno rispettati i diritti umani dei migranti, ma per i rimpatri la disponibilità è solo quella di accogliere i tunisini irregolari e non persone di altre nazionalità.