A maggio e nella prima metà di giugno eravamo preoccupati per le piogge torrenziali, che hanno in parte mitigato la crisi idrica dovuta a un anno e mezzo di siccità. Ora, invece, siamo nel cuore di un’ondata di calore insopportabile, contraddistinta da temperature superiori ai quaranta gradi e picchi che sfioreranno i cinquanta (sono attesi circa quarantotto gradi in alcune zone della Sardegna).
Stiamo facendo i conti con i due estremi della crisi climatica, che non conosce morbide e prevedibili vie di mezzo. La settimana scorsa è stato il turno dell’anticiclone africano Cerbero, mentre ora siamo costretti a subire Caronte. Sedici città italiane sono da bollino rosso, scatta l’allerta incendi e l’afa non sembra conoscere freni.
Mentre la presidente del consiglio Giorgia Meloni partecipa ai comizi di Vox strizzando l’occhio ai negazionisti climatici, i giornali stranieri definiscono Roma come «la città infernale» ed escono i primi report in grado di certificare il legame tra il riscaldamento globale di origine antropica e il caldo di queste giornate.
A occuparsene è stata Climate Central, nota organizzazione statunitense che tratta la climatologia da ogni angolazione. L’analisi ha mostrato che – per quanto riguarda l’Italia, la Germania, la Francia, la Spagna e la Polonia – i cambiamenti climatici causati dall’uomo stanno rendendo le temperature massime giornaliere dell’attuale ondata di caldo almeno tre volte più probabili. Il numero sale a cinque se guardiamo nello specifico all’Italia e alla Spagna, dove settimana scorsa la temperatura del suolo ha toccato quota sessanta gradi.
Le temperature odierne sono tra i cinque e i dieci gradi centigradi più alte rispetto al normale in quasi tutta l’Europa occidentale, centrale e orientale. Si tratta di anomalie difficili da spiegare e che molti scienziati non avrebbero mai osato prevedere. Non è un caso che Christopher Hewitt, direttore dei servizi climatici dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), abbia ammesso che stiamo entrando in un «territorio inesplorato». Il 17 luglio, per rendere l’idea, a Roma è stata registrata un’anomalia di picco di 9,9°C superiori alla media storica.
Lo studio di Climate Central ha analizzato le temperature del periodo tra il 14 e il 17 luglio, focalizzandosi sul cosiddetto Climate shift index (Csi). Quest’ultimo è un indice che «mappa quotidianamente l’influenza del cambiamento climatico sulle temperature in tutto il mondo». Un “Csi 4”, ad esempio, certifica che il riscaldamento globale ha reso una temperatura almeno quattro volte più probabile rispetto a una condizione di “normalità”.
Oltre alla già citata Roma, le città europee e nordafricane più colpite sono Atene (anomalia di picco di 7,2°C il 14 luglio, “Csi 5”), Tunisi (anomalia di picco di 12,4°C il 15 luglio, “Csi 5”), Zagabria (anomalia di picco di 7,2°C il 16 luglio, “Csi 5”), Belgrado (anomalia di picco di 8,5°C il 17 luglio, “Csi 4”), Madrid (anomalia di picco di 6,2°C il 17 luglio, “Csi 5”), Sarajevo (anomalia di picco di 9,6°C il 17 luglio, “Csi 5”), Algeri (anomalia di picco di 6,6°C il 17 luglio, “Csi 5”). A Parigi, Berlino e Budapest il Climate shift index si è fermato a tre, un numero comunque preoccupante.
«L’attuale ondata di calore in Europa è resa più violenta dai cambiamenti climatici, che sono il risultato di attività umane come la combustione di carbone e altre fonti fossili. Finché non cesseranno le emissioni nette di gas serra, le ondate di caldo – in Europa come altrove – continueranno a diventare più calde e pericolose. Le alte temperature causano annualmente migliaia di morti, molte delle quali non vengono nemmeno segnalate. Nonostante queste prove schiaccianti, c’è ancora poca consapevolezza da parte dell’opinione pubblica in merito ai pericoli delle temperature estreme per la salute umana», spiega Friederike Otto, docente senior di Scienze del clima presso il Grantham institute for climate change and the environment e co-leader del World weather attribution.
Proprio settimana scorsa, quando il “grande caldo” era appena cominciato, su Nature Medicine è uscito lo studio più completo sulle morti dovute alle ondate di caldo del 2022, l’anno più caldo di sempre in Italia (secondo l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr). Il nostro Paese è stato il più colpito d’Europa con diciottomila morti. Un numero che, viste le condizioni attuali e gli scenari futuri, rischia di rivelarsi il pezzo del puzzle di una nuova, dolorosa, normalità.