Faro sul ColleLa riforma della giustizia di Nordio all’esame del Quirinale

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rientrato dal viaggio in Cile e Paraguay, ha iniziato a studiare il testo. Ma la firma presidenziale ai ddl è un atto obbligato: non ci sarà nessun braccio di ferro. Il testo poi passerà al Parlamento, dove verrà modificato. Intanto, alla fine della settimana, Meloni potrebbe incontrare il Capo dello Stato per discutere della guerra ingaggiata con la magistratura

Foto Roberto Monaldo / La Presse

«In questo primo pacchetto che abbiamo presentato, abbiamo dato un segnale forte di riforma», dice il ministro della Giustizia Carlo Nordio a Libero. «Il nostro obiettivo è attuare integralmente quella che era la volontà del professor Vassalli e realizzarla completamente, ovvero fare un codice di stampo accusatorio anglosassone. Quindi sarà cambiata anche la struttura del registro degli indagati e dell’informazione di garanzia».

Il primo step del disegno di legge di Nordio sulla giustizia, una decina di articoli varati a metà giugno dal Consiglio dei ministri, dovrà ora passare dalla firma del Quirinale prima di arrivare in Parlamento, alla Commissione Giustizia. La Stampa racconta che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rientrato dal viaggio in Cile e Paraguay, ha iniziato a studiare il testo.

In tanti si chiedono ora se e quando Mattarella autorizzerà il governo a presentare il testo davanti alle Camere: domanda che si giustifica alla luce dalle tensioni scatenate dal disegno di legge dove si cancella il reato di abuso d’ufficio, si stringono le maglie delle intercettazioni, si frena l’applicazione delle misure cautelari, viene vietato il ricorso in appello contro i proscioglimenti da certi reati. Nel clima già infuocato tra governo e magistratura, la riforma Nordio sarà ulteriore benzina.

In realtà dal Quirinale c’è stupore per un’attenzione giudicata eccessiva su questo passaggio. La controfirma presidenziale ai disegni di legge – fanno notare – è praticamente un obbligo costituzionale, al contrario dei decreti legge, tant’è vero che in 75 anni di Repubblica non è mai stata negata. Il Capo dello Stato potrebbe mettersi di traverso soltanto se il disegno di legge fosse eversivo. Nel caso dei ddl, come appunto la riforma Nordio, si tratta di testi provvisori e proposte rivolte al Parlamento che deciderà con calma, magari non prima di avere riscritto l’articolato. In teoria potrebbe perfino accadere che, strada facendo, non se ne faccia più niente.

Ma – si chiede La Stampa – se firmare è quasi un atto dovuto, come mai Mattarella non se ne libera in fretta? Per quale motivo intende dedicarci, a quanto risulta, i prossimi giorni? Per chi conosce le regole del Quirinale, la risposta ha molto a che fare con l’arte del Colle di suggerire, consigliare e a volte limitare i danni senza darne pubblicità. Qualora dall’esame della riforma emergessero problemi di costituzionalità, ad esempio, il presidente troverebbe un modo di farlo presente al governo. Del resto, se Mattarella si è preso qualche giorno per una lettura attenta, è pre approfondire i vari risvolti e parlarne magari in via riservata.

Insomma, chi si aspetta uno stop del Colle o un braccio di ferro rimarrà deluso. Semmai, Mattarella cercherà di raffreddare le tensioni tra politica e magistratura, favorendo l’avvio dell’esame del testo in un contesto di rispetto reciproco.

Ultimo dubbio: se Mattarella firmerà la riforma Nordio, significherà che è d’accordo col contenuto? Niente affatto, rispondono gli addetti ai lavori. Autorizzare il Parlamento a discuterne non implica alcuna condivisione, nel bene e nel male.

Intanto, già alla fine di questa settimana, una volta tornata in Italia dal vertice Nato di Vilnius, la premier Giorgia Meloni potrebbe salire al Colle – scrive Il Foglio – per informare il Capo dello stato sulle decisioni dell’Alleanza Atlantica. Un incontro di prassi che rischia di virare, più che sull’Ucraina, sulla guerra ingaggiata dal governo contro la magistratura.