Nuove rotte commercialiL’Italia è pronta ad abbandonare la Via della Seta cinese

In settimana la premier Meloni andrà alla Casa Bianca e annuncerà la decisione di sganciarsi dall’accordo con Pechino: Roma non rinnoverà il Memorandum of understanding quando scadrà, alla fine dell’anno

AP/Lapresse

L’Italia si sgancerà dalla nuova Via della Seta cinese. L’accordo scadrà a fine anno e non sarà rinnovato. La premier, Giorgia Meloni, dovrebbe annunciarne l’ufficialità in settimana: giovedì sarà alla Casa Bianca e ne discuterà con il presidente americano Joe Biden, mostrando così una scelta di campo chiara nel quadro di alleanze internazionali.

D’altronde, come ricorda Paolo Mastrolilli su Repubblica, il Memorandum of understanding sulla nuova Via della Seta cinese era stato già molto criticato in passato e la riflessione su un’uscita di Roma dall’accordo era nell’aria da tempo: «Già durante l’ultimo vertice del Fondo monetario internazionale, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva chiarito di non aver condiviso il passo dell’allora premier Giuseppe Conte, adoperandosi per svuotarlo di qualsiasi contenuto, anche durante il governo Draghi. La pratica però ha subito un’accelerazione al vertice Nato di Vilnius, quando Meloni ha confermato a Biden la sua determinata scelta atlantista, dall’Ucraina alla Cina. Il presidente allora ha confermato l’invito alla Casa Bianca, che era noto da giorni ai collaboratori più stretti, con l’intesa che la premier lo avrebbe annunciato durante la sua conferenza stampa».

La nuova rotta italiana è chiara in questa scelta di campo atlantista – di sicuro meno equivocabile rispetto alle posizioni del governo gialloverde di Conte. Ovviamente la premier potrà fare l’annuncio ufficiale perché ha già ricevuto importanti garanzie da parte dell’Unione europea e degli stessi Stati Uniti per non accusare il contraccolpo e costruire delle alternative commerciali solide.

«A Bruxelles», si legge ancora su Repubblica, «erano avvenuti sviluppi che hanno aiutato la scelta di Roma, offrendo un’importante copertura». All’inizio di giugno, infatti, le autorità dell’Unione europea hanno raggiunto l’accordo politico sull’Anti-Coercion Instrument (Aci), che secondo il vice presidente esecutivo Valdis Dombrovskis «è un chiaro segnale ai nostri partner globali: rigettiamo ogni forma di coercizione economica da parte di Paesi terzi», in questo caso la Cina. L’Aci, nello specifico, è un deterrente contro qualsiasi potenziale coercizione economica, e fornisce una struttura per convincere il Paese terzo a cessare le misure, attraverso dialogo e impegno. Insomma, se Pechino dovesse annunciare ritorsioni per l’uscita dalla Via della Seta, l’intera Unione si attiverebbe per delle contromisure commerciali. In più Roma avrebbe anche ottenuto la garanzia che se Pechino dovesse cacciare le imprese italiane, gli alleati europei non cercherebbero di rimpiazzarle, e quindi non ci sarebbero concorrenti tedeschi, francesi o spagnoli pronti ad approfittarne. Questi accordi dovrebbero essere ratificati in autunno, quindi prima della scadenza del Memorandum.

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