Populisti e tulipaniIl crollo del governo Rutte ha aperto il vaso di pandora della politica olandese

In cima ai sondaggi per le elezioni di novembre c’è il Movimento dei Cittadini-Agricoltori (BBB), partito negazionista climatico che arriva quasi al trenta per cento delle preferenze. Il suo successo è in parte un segno di malessere verso l’Unione europea

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I Paesi Bassi sono alle prese con una (nuova) fase di instabilità politica dopo le dimissioni dell’esecutivo di centrodestra ed europeista guidato dal premier Mark Rutte. Il governo è collassato a causa delle divergenze inconciliabili in materia di immigrazione e diritto di asilo. Il tema ha diviso i quattro partiti politici al potere sin dalla formazione dell’esecutivo, diciotto mesi fa, con il partito conservatore di Rutte e il movimento Cristiano Democratico schierati su posizioni di chiusura e i liberali del D66 e l’Unione Cristiana su posizioni più moderate.

Le elezioni anticipate, previste per il prossimo 13 novembre, potrebbero dare vita a esiti preoccupanti per i Paesi Bassi e l’intera Unione Europea. Mark Rutte, che ha ricoperto il ruolo di Primo Ministro negli ultimi tredici anni consecutivi, ha già annunciato che lascerà la politica dopo il voto e la sua dipartita è destinata a fluidificare un quadro politico afflitto da numerosi problemi. Il sistema elettorale olandese, basato su un sistema di voto proporzionale con una soglia di sbarramento bassa, favorisce un’estrema frammentazione e infatti il Parlamento uscente vede la presenza di ben venti partiti.

Rutte, nonostante i numerosi scandali che hanno segnato i suoi quattro governi è stato il collante necessario per la formazione di esecutivi moderati ed è riuscito ad allontanare i partiti populisti, estremisti e anti-europeisti dalle stanze dei bottoni dell’Aia. Ora, però, le cose potrebbero cambiare.

I sondaggi più recenti, peraltro realizzati dall’istituto demoscopico Peil prima della caduta del governo e dell’annuncio del ritiro di Rutte, indicano che il Movimento dei Cittadini-Agricoltori (BBB), schierato su posizioni populiste e di negazionismo climatico, è in cima alle preferenze degli elettori con una percentuale di voti stimata tra il ventisette e il ventinove per cento dei voti. In seconda posizione, con il venti-ventidue per cento dei voti, c’è il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia di Mark Rutte mentre a seguire ci sono i radicali di destra del Partito della Libertà di Geert Wilders, storico nemico di Bruxelles e i Verdi, entrambi con stimati del quattordici per cento delle preferenze. Più distanti si trovano i liberali del D66 e i laburisti e persino il partito animalista, appaiati al dieci per cento dei voti. Il fronte radical-populista può inoltre contare sul movimento anti-immigrazione Ja21 e sui nostalgici del Partito Socialista con il sei-otto per cento dei voti. L’Unione Cristiana e altri movimenti minori non raggiungono, invece, il cinque per cento delle preferenze e sembrano destinati alla marginalità.

Il sistema di voto proporzionale dovrebbe fungere, come già accaduto nei Paesi Bassi, da parafulmine contro il populismo temperando le tendenze di una parte dell’elettorato. La  popolarità del BBB, che ha guidato per mesi le proteste contro i piani di lotta al cambiamento climatico di Rutte, unita a una possibile saldatura con i radicali  di Wildeers potrebbe però dare vita a uno schieramento populista  in grado di abbattere le barriere e di attrarre consensi da altri partiti più opportunisti. Non bisogna  dimenticare che nei Paesi Bassi (e più in generale in Europa settentrionale) la formazione di governi di minoranza non è una rarità. L’eterogeneità dei partiti rappresentati in Parlamento e le forti spaccature all’interno del fronte moderato potrebbero, peraltro, indebolire il fronte europeista.

Il BBB, che ha ottenuto una netta vittoria alle elezioni provinciali del marzo 2023 ed è stato il partito più votato in ogni ente territoriale olandese, aveva previsto un possibile sfaldamento del governo conservatore entro la fine dell’anno e le sue previsioni si sono rivelate corrette. Lo scienziato politico André Krouwel ha dichiarato al periodico De Morgen, come riportato dal Brussels Time, che la leadership del BBB è riuscita a entrare in sintonia con le esigenze e i desideri della popolazione e che la vittoria elettorale “è stata un segno di disaffezione della popolazione. Le consultazioni, ha ricordato Krouwel, sono state le più partecipate degli ultimi anni. Questo dato testimonia il radicamento del BBB la cui leader, Caterine Van Der Plas, ha  dichiarato di puntare alla carica di Primo Ministro qualora il movimento raggiunga la prima posizione alle elezioni generali. 

I dati, riportati dal periodico olandese NRC, hanno chiarito come il settanta per cento degli elettori del BBB abbia più di cinquant’anni e la maggior parte dei sostenitori sia priva di titoli di studio universitari. Gli elettori dei partiti ambientalisti sono, al contrario, perlopiù giovani e istruiti e questo evidenzia come sia in atto un vero e proprio scontro generazionale nel Paese in materia di tutela ambientale.

Il BBB, che è molto popolare sui social media, intende riportare le esigenze dei cittadini delle aree rurali al centro dello scenario schierandosi dunque dalla parte dei dimenticati dalla globalizzazione. Si tratta di una retorica comune a molti movimenti populisti e radicali europei. La  contrarietà alle politiche di riduzione dell’inquinamento e delle emissioni volute dagli esecutivi olandesi intende rimarcare la distanza con le élite del Paese che non riconoscono le esigenze degli agricoltori e allevatori.

I segnali preoccupanti, dunque, non mancano e alcuni esperti hanno lanciato grida d’allarme negli ultimi mesi. Pieter Clieppe, editore di Brussels Report, ha riferito che la vittoria elettorale del BBB può essere letta come un atto di ostilità da parte dei cittadini olandesi contro la tecnocrazia a capo dell’Unione Europea. 

L’antieuropeismo è un punto condiviso con il Partito delle Libertà di Wildeers che è in favore dell’uscita dei Paesi Bassi dall’Unione Europea, sostiene la necessità di tornare ai confini nazionali e intende chiudere il Paese ai rifugiati provenienti dai Paesi musulmani. Un’altra caratteristica comune tra i due partiti è  lo scetticismo nei confronti del cambiamento climatico, con il movimento che si è schierato contro le energie rinnovabili e propugna il ritiro dall’Accordo di Parigi. Wildeers ha già tentato di accreditarsi come possibile partner di coalizione del partito di Rutte ma le sue offerte sono sempre state respinte al mittente. Il carismatico (e controverso) leader populista ha definito, in passato, come “non democratico” il cordone sanitario creato intorno al suo partito ed è intenzionato a spezzarlo.

La forte competizione per ottenere i voti dell’elettorato populista ha impedito ad alcuni movimenti, come il partito di  destra JA21, di radicarsi ma la situazione è comunque fluida. JA21 è nato in seguito a una scissione maturata nel Forum per la Democrazia, il movimento estremista e cospirazionista guidato da Thierry Baudet e cerca di accreditarsi come alternativa più accettabile rispetto agli altri partiti estremisti.

Il movimento si è schierato, durante la recenti elezioni provinciali, contro la costruzione di turbine eoliche e in favore dell’energia nucleare, ha sostenuto la necessità di istituire un tetto al numero massimo delle richieste di asilo e di erogare aiuti economici agli agricoltori e al settore dell’edilizia. A inizio giugno l’eurodeputato di JA21 Rob Rooken  ha criticato l’iniziativa contro la disinformazione voluta da Bruxelles definendola una crociata contro il dissenso e paragonandola a una sorta di Ministero della Verità. Gli antieuropeisti olandesi, come testimoniato dalla vivacità dello schieramento, non sono mai stati così agguerriti.