Palla in tribunaI meloniani puntano al rinvio della discussione sul salario minimo

Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti ha chiesto di spostare a settembre la discussione sul tetto minimo ai salari fissato a nove euro lordi nella proposta di legge sostenuta dalle opposizioni. Ma potrebbe slittare tutto a gennaio, fanno notare dal Partito democratico

LaPresse

Tutto rinviato a settembre. O forse anche più in là, magari al 2024. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti ieri ha chiesto il rinvio a settembre della discussione su un tetto minimo ai salari fissato a nove euro lordi nella proposta di legge firmata Cinque Stelle e poi sostenuta da tutte le opposizioni, Italia viva esclusa.

L’obiettivo, ha detto Foti, è di «permettere il confronto, che non significa compromesso o accordo per forza, ma la possibilità di trovare elementi di sintesi». I timori delle opposizioni rischiano di diventare realtà.

La maggioranza, durante la discussione del testo in Aula, ha depositato una proposta di sospensiva di sessanta giorni, che verrà votata la prossima settimana. Ma, ha sottolineato Foti alle opposizioni, «non è buttare la palla in tribuna: avete impiegato duecentoquaranta giorni per mettervi d’accordo su una proposta di legge unitaria, pretendevate che in ventuno giorni la maggioranza accogliesse subito le vostre proposte?».

Dopo settimane di no al salario minimo da parte di parlamentari della maggioranza e ministri del governo Meloni – tra cui la stessa ministra del Lavoro Marina Calderone – la presidente del Consiglio Giorgia Meloni qualche giorno fa ha fatto in realtà filtrare una disponibilità a «parlarne». La maggioranza in Commissione lavoro non ha votato l’emendamento che eliminava la proposta della minoranza. Ma alla fine è arrivata però la richiesta di rinvio.

Secondo il Partito democratico, questa richiesta finirà per tradursi in uno slittamento a gennaio, dato che a fine settembre comincerà il lavoro sulla legge di bilancio e non sarà possibile esaminare proposte che comportino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La Dem Chiara Gribaudo chiede: «A che gioco stiamo giocando? Non è accettabile un nuovo rinvio». Il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte attacca: «Per noi l’urgenza sono quattro milioni e mezzo di lavoratori, per loro è andare in vacanza».

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