I social media hanno fama di essere luoghi virtuali dove tutto va veloce. I feed e le homepage si aggiornano continuamente rendendo lo scrolling, ossia l’atto di passare il pollice sopra lo schermo da un post all’altro, una pratica quasi inconscia. I contenuti inevitabilmente finiscono per assomigliarsi tra loro, complice la funzione degli algoritmi che propongono foto e video su cui ci si è già soffermati.
Come forse era prevedibile, l’eccesso di materiale pomposo e costruito sta iniziando a stufare: da qui nasce il trend dello slow living che dall’estate scorsa va forte su Instagram. Si tratta di una tendenza online incentrata sull’idea di assaporare momenti e trascorrere del tempo godendosi la vita reale e i suoi dettagli normali. Un esempio è la pagina Instagram “Under Milano”, un progetto di fotografia etnografica che valorizza le “banalità” della metropolitana del capoluogo lombardo.
Molti influencer, blogger e utenti comuni promuovono lo slow living sui loro profili, condividendo suggerimenti e trucchi per uno stile di vita lento e in armonia con la natura. La vita lenta è diventata un fenomeno sociale e culturale che può cambiare il modo in cui le persone si approcciano ai social, pur senza abbandonarli.
«La diffusione dei social è tale da raggiungere sempre più persone, per cui se ci sono social che “pompano” tantissimo la vita degli utenti e le loro immagini, è aumentata anche la fetta di utenti che si sentono assolutamente a posto nella loro normalità, che condividendola la ritualizzano e la rendono “ovattatamente” ripetibile e rispecchiabile in quella altrui», spiega a Linkiesta Nicola Strizzolo, professore nel dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Teramo e sociologo dei processi culturali e comunicativi.
«All’ansia da prestazione dell’essere e dover vivere momenti incredibili che altri esibiscono e che ci sembrano preclusi (parliamo della cosiddetta Fomo, Fear of missing out) è molto più accogliente la normale e rassicurante conformità. Considerato che veniamo da una pandemia e siamo nel pieno di una guerra in territorio europeo, direi che una seratina tranquilla è quello che ci vuole. Dopo tutto come cantava Lucio Dalla: “L’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”».
Fra le pagine del trend slow living spicca l’italiana “Vita lenta”, che su Instagram vanta circa 436mila follower grazie a brevi clip di normali cittadini mentre prendono il sole, passeggiate sui lungomare d’Italia e un’atmosfera costante di calma e tranquillità, spesso in mezzo alla natura. Al momento lo slow living sembra limitato a Instagram, mentre TikTok, il social preferito dai nativi digitali, non segue il trend allo stesso modo.
«Anche il rimpianto può essere una moda, soprattutto varcata una certa età oltre la quale si ha del materiale al quale rivolgere lo sguardo, per cui è più probabile dai millennial in su, generazione, tra l’altro, crespuscolarmente affacciatasi alle sicurezze appena tramontate delle generazioni precedenti», aggiunge Strizzolo. A rendere diversi i trend virali sono gli algoritmi: «Quello di TikTok, ad esempio, è strutturato in modo che anche un utente dal basso possa essere visto e così salire le classifiche diversamente che in altri social. La cosa interessante è che, se TikTok ha inizialmente attratto i più giovani, ha poi accolto anche non più anagraficamente giovani come Arnaldo Mangini, al secondo posto tra i tiktoker italiani più seguiti nel 2022, e Gianluca Vacchi, al quarto posto”.
La voglia di vita lenta, che sia anche solo osservata tramite gli schermi, è una tendenza che vuole portare tranquillità nella quotidianità degli utenti. Il boom può essere legato al periodo post-pandemia, nel quale in molti hanno assaporato gli aspetti positivi di una routine meno frenetica.
«Le pratiche culturali sono la risultante di più elementi presenti in società: l’incontro tra generazioni, esperienze condivise, bisogni e prodotti, anche dell’industria culturale, possono generare modalità di comunicare, di regolare relazioni e incontri e nuove mode. Decisamente il post-covid è qualcosa di estremamente concreto e facilmente identificabile, per limite temporale e per gli stimoli che ha indotto: costrizioni di contenimento hanno cambiato, anche radicalmente, stili di vita, accelerato la diffusione delle tecnologie digitali non solo per lavorare, fare lezione e comunicare a distanza, ma anche per fare esperienze di intrattenimento, culturali e relazionali, generando così anche quelle condizioni ritenute da Zuckerberg ottimali per il lancio promozionale del Metaverso», dice l’esperto.
Inoltre, secondo Nicola Strizzolo, «la limitazione dei trasporti ha rivelato, seppur per un tempo breve, benefici ambientali. Infine, si sono aperti profondi dibattiti su quali e come certe scelte individuali possano danneggiare la comunità o, al contrario, scelte di governo la salute individuale, rimettendo così al centro il concetto di responsabilità. L’insieme di questi elementi ha quindi modificato la cultura e la sensibilità di molte persone, riposizionando valori e priorità esistenziali».
Per questi motivi, dato che nei social viene riprodotta l’immagine che si ritiene maggiormente condivisibile e apprezzabile, non possono che venire rappresentati momenti riconducibili ai nuovi elementi culturali rilevanti. Esporre e apprezzare una vita più lenta è uno dei tentativi di promuovere modalità di utilizzare la telecamera del cellulare per foto autentiche e social che riprendono momenti reali e non artefatti della vita quotidiana. La nuova sensibilità di alcuni utenti lascia trasparire un’altra fruizione dei social, ancora troppo di nicchia per andare a offuscare il mondo degli influencer e dei contenuti costruiti. I follower dello slow living, però, non hanno fretta.