Secondo Lorenzo Bini Smaghi la tassa sugli extraprofitti delle banche solleva dubbi di costituzionalità perché prende di mira un settore specifico senza un aumento di utili significativo rispetto ad altri e nel lungo periodo avrà un impatto negativo sulla crescita economica italiana, portando probabilmente a una concreta diminuzione di prestiti a famiglie e imprese.
In una intervista al Corriere della Sera, il presidente di Société Générale e membro del board della Banca centrale europea spiega che il governo Meloni non avrebbe dovuto penalizzare le banche rispetto ad altri comparti come automotive, lusso o farmaceutica, poiché l’aumento dei guadagni è temporaneo ed è legato all’inflazione che ha consentito a tante aziende di avere un aumento di guadagni inaspettato e difficilmente replicabile in futuro.
Per Bini Smaghi l’introduzione di questa tassa potrebbe portare le banche a stringere i finanziamenti, poiché la riduzione degli utili influirebbe sulla generazione di capitale necessario per erogare prestiti. Inoltre «il confronto con il 2021 per calcolare il margine di interesse è particolarmente distorsivo perché allora i tassi erano negativi e gli utili delle banche molto bassi come evidenziato dalle valorizzazioni».
La tassazione indiscriminata degli utili bancari crea incertezza, scoraggiando chi investe in Italia, soprattutto in vista delle prossima difficile legge di Bilancio. Per questo motivo il governo Meloni avrebbe dovuto agire in modo più ponderato, comprendendo prima in quale settore intervenire e valutando le risorse necessarie.
Se l’obiettivo è aiutare chi ha un mutuo elevato, perché ha fatto una scelta speculativa sbagliata accettando il tasso variabile, secondo Bini Smaghi si poteva agevolare la riconversione dei mutui da variabile a fisso, visto che autonomamente alcune banche hanno deciso di allungare il mutuo di alcuni clienti o hanno sospeso il rimborso della quota capitale. «È curioso per un governo conservatore socializzare quelle perdite». E ricorda che chi ha sottoscritto prestiti a tasso fisso fino a un anno fa continua ancora a beneficiare di tassi inferiori all’inflazione, avendo ottenuto prestiti a tasso reale negativo: «Chi ha scelto il variabile ha avuto un vantaggio e solo negli ultimi 16 mesi di inasprimento della politica monetaria è stato penalizzato».