Il filosofo Gianni Vattimo è morto a ottantasette anni in ospedale a Rivoli, in Piemonte. Nato il 4 gennaio 1936 Vattimo è stato una delle menti più brillanti del Novecento italiano. La sua teoria del «pensiero debole», presentato nel 1983 assieme a Pier Aldo Rovatti, ha rivoluzionato la percezione della metafisica tradizionale criticando l’idea di una verità assoluta e oggettiva a favore di verità locali, storiche e interpretative. La sua visione filosofica, fortemente influenzata da giganti del pensiero come Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger e Hans-Georg Gadamer, ha portato alla luce una nuova interpretazione della postmodernità, vista come un passaggio dalla rigida struttura metafisica a una forma di liberazione.
Nel 1975, la sua omosessualità divenne di dominio pubblico quando fu candidato nelle liste del movimento “Fuori!”, un gruppo attivista per i diritti LGBTQ+. Vattimo ha descritto questo momento come «tardivo e involontario», poiché fino a quel momento non aveva nascosto la sua sessualità, ma non l’aveva nemmeno resa pubblica in modo così esplicito. Nel 1999 Vattimo è stato eletto al Parlamento europeo tra le file Socialisti Europei rimanendo in carica come eurodeputato fino al 2004.
Vattimo è anche noto per la sua critica d’arte, esaminando come la postmodernità ha influenzato e trasformato le espressioni artistiche, inaugurando un periodo di decentramento e pluralismo, in cui non esiste un unico canone o stile artistico dominante. L’arte postmoderna è caratterizzata dalla sua diversità e dalla sua resistenza a qualsiasi tentativo di classificazione o sistematizzazione.