Pericolo biancoGli inquinanti nella neve sono più dannosi di quanto pensiamo

Negli ultimi anni lo smaltimento della neve è diventato un problema per molti Paesi in cui ne scende in abbondanza. Per questo è vietato buttarla in mare, ma se rimane sul terreno rischia di contaminare le falde acquifere e tutta la catena alimentare

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Il centro di Helsinki si trova in riva al mare. Più precisamente sulla punta di una penisola, con trecentoquindici isolette intorno. Fanno tutte parte della città, e sono collegate tra loro con ponti e traghetti. Per questo la chiamano “Figlia del Baltico”, o “Perla”. Fuori, la capitale si articola in sobborghi nati nel dopoguerra, che sorgono qua e là in mezzo alle foreste. Quando nevica, il bianco sommerge tutto. Si sgomberano le strade e i marciapiedi ma non del tutto, lasciando un sottile strato sull’asfalto. La neve in eccesso viene portata in depositi che i finlandesi chiamano «discariche», ce ne sono otto in tutta la capitale: sembrano tanti, ma spesso non bastano, e quando sono saturi l’amministrazione non sa dove portare l’eccesso.

Si tratta di tonnellate di neve che hanno assorbito le sostanze inquinanti provenienti dalle strade. Buttarle in mare significa inquinarlo. Per trasportarle fuori città bisogna usare grossi camion, quindi consumare parecchia anidride carbonica. Anche lasciarle sul terreno è un problema, perché la neve contaminata sciogliendosi disperge le sue sostanze nel sottosuolo, mettendo in pericolo anche le falde acquifere.

«Abbiamo dovuto servirci dei siti temporanei fuori città perché non abbiamo un numero sufficiente di discariche», ha detto Tarja Myller, che lavora nel dipartimento di manutenzione stradale di Helsinki. Era il mese di febbraio 2022 e la città era appena stata sommersa da una forte nevicata. Per sgomberare le strade, sono stati utilizzati trentaquattromila camion, circa cinquemila al giorno nei casi più intensi. Un impatto ambientale non da poco, per un Paese che da anni punta sulla transizione ecologica.

Lo smaltimento della neve è però un settore fondamentale, perché se non funziona bene può bloccare intere strade. Si è quindi deciso di gettare in acqua ciò che non riusciva a stare nei depositi. Ma scaricandovi grandi quantità, il mare ghiaccia. Per non parlare dell’impatto negativo sulla biodiversità marina. Per questi motivi, nel 2021 il comune di Helsinki ha provato a proteggere il mare costruendo una barriera di mezzo chilometro lungo la costa. Poi però una bufera l’ha danneggiata, e ancora adesso si sta cercando di capire quanto questa soluzione sia efficace.

Nel frattempo la capitale ha chiesto aiuto alle aziende. Tra le proposte raccolte, c’è quella di utilizzare l’energia termica di scarto, proveniente dal teleriscaldamento o da altre fonti di calore, per sciogliere la neve già sul posto in cui cade. Poi, pulirla e gettarla in mare.

La questione della pulizia è fondamentale. È stato dimostrato infatti che le sostanze inquinanti rimaste intrappolate nella neve sono dannose sotto vari livelli. Se lasciata sciogliere nelle discariche, la maggior parte di queste finisce nei tubi sotterranei o nelle falde acquifere, per poi contaminare anche la catena alimentare.

Questo problema si estende ben oltre le isolette di Helsinki. Alaska, Svezia, Nebraska, Oregon sono solo alcuni tra gli Stati in questa situazione, come si evince da numerosi articoli giornalistici e scientifici che richiamano l’attenzione sul tema. Al momento, pare che nessuno abbia trovato una soluzione ottimale.

Cosa può esserci di così inquinante da vietare lo scarico della neve in mare? Microplastiche, zinco, rame, piombo. Tutte particelle dannose che provengono soprattutto da pneumatici e asfalto. I primi, rilasciano zinco. Le guarnizioni dei freni sono responsabili degli scarti di rame e il piombo proviene dai contrappesi dei veicoli. Sono prodotti chimici industriali che si trovano nella plastica delle carrozzerie delle automobili.

Poi, ci sono gli inquinanti più pericolosi: i Pop (Persistent Organic Pollutants). Quando arrivano in un ambiente, rimangono attivi per diversi anni, per poi degradarsi in altre forme chimiche. Insetticidi e pesticidi, si spargono attraverso pratiche industriali e agricole. Oppure vengono rilasciati in maniera involontaria, tramite azioni semplici come la combustione dei rifiuti domestici.

Tuttavia, si sa ancora molto poco su come gli inquinanti chimici provenienti dagli scarichi dei veicoli interagiscono con la neve.

Tra i fattori determinanti per la pulizia della neve, c’è anche la quantità di tempo in cui rimane sul suolo. Più aumenta, più tempo hanno le sostanze per infiltrarsi. Secondo una ricerca condotta in Québec, gli inquinanti vengono assorbiti già entro trenta minuti dal deposito della neve. Per contenere i danni, in Svezia i residui vengono rimossi in maniera piuttosto grossolana dopo la primavera, quando ormai la neve si è sciolta e i depositi sono sgomberi. Ma la pulizia non basta, perché sostanze nocive possono nel frattempo essersi infilate nel sottosuolo, compromettono le acque sotterranee meno profonde. E il suolo stesso, che viene danneggiato in termini di struttura, capacità di infiltrazione e fertilità.

I Pop possono avere effetti anche sulla salute umana. Possono causare allergie, ipersensibilità, difetti congeniti e disturbi neurologici. La maggior parte sono cancerogeni. Alcuni possono anche alterare il sistema nervoso, influenzare la salute riproduttiva e disturbare il sistema immunitario. O ancora, causare infiammazioni polmonari. Per questi motivi, sono attualmente regolamentati dalla Convenzione di Stoccolma, adottata dal Canada nel 2001.

Lo smaltimento della neve resta quindi un problema da non sottovalutare. Eppure non si può incolpare qualcuno nello specifico. Si intrecciano logistica, salute e sostenibilità: non esiste un solo responsabile. Secondo la comunità scientifica bisogna ridurre le sostanze inquinanti che finiscono nella neve, prima ancora di pensare a come pulirla quando il danno è fatto. Tra le industrie interessate e le agenzie di monitoraggio ambientale, i governi federali e provinciali, è chiaro che tutti abbiano un ruolo da svolgere. Intanto l’inverno si avvicina.

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