Ricomincia la scuola. In questi giorni sono innumerevoli le famiglie alle prese con questa piccola ma fondamentale rivoluzione della quotidianità. La mamma prepara la cartella ai bambini più piccoli, i ragazzi grandi se la preparano da soli, e tra diari e quaderni non deve mancare lo spazio per la merenda. Ed è qui, sulla compagna inseparabile di ogni ricreazione, che si crea uno spartiacque generazionale insanabile, tra chi sa cosa vuol dire “io non ho mai provato Urrà” e chi Urrà veramente non ha mai potuto provarlo. Ma fortunatamente a salvare il rapporto genitori-figli ci sono merende senza tempo, che varcano sicure i confini dei decenni e che sono passate dagli zaini anni Ottanta a quelli dei bambini di oggi.
Io non ho mai provato Urrà
I grandi occhiali, il ciuffo a banana, il ragazzo che dichiarava di non aver mai provato Urrà dagli schermi delle tv è un mito per tutti quelli che hanno vissuto gli anni Ottanta. E per chi in quegli anni andava a scuola è un mito lo snack dalla Saiwa, fatto di wafer ricoperti di cioccolato. I ragazzini di quegli anni oggi sono genitori, e trovano intollerabile che i loro figli non conoscano leggende del piccolo schermo e della golosità di questo calibro. Così come non possono conoscere il Soldino del Mulino Bianco, la merendina ricoperta di cioccolato con al centro la monetina di cioccolato: per mangiarla era obbligatorio staccarla e poi il mondo si divideva in due categorie, quelli che mangiavano prima il cioccolatino e quelli che lo tenevano per ultimo. Altro mito degli intervalli di una volta sono gli Uao Saiwa, i biscotti con le vignette di Snoopy disegnate con il caramello, quelli con la confezione colorata come la bandiera inglese, perché le strisce dei Peanuts erano in due lingue. I pacchettini venivano introdotti interi nella cartella, ma il più delle volte arrivavano a scuola sbriciolati dal peso dei libri, con buona pace dell’idea di insegnare l’inglese ai bambini. Un’altra merenda oggi scomparsa è il pane con il Ciao Crem: il Ciao Crem stava alla Nutella come la One o One stava alla Coca Cola. Metà scura e metà chiara, metà cioccolato, metà nocciola, in modo che in genere si consumasse prima tutta la parte preferita (quella nera): i bambini andavano in depressione finché non avevano svuotato tutto il barattolo di Ciao Crem, per poi ricominciare il ciclo. Ma la pubblicità con il piccolo tamarro che diceva “due gusti due baci” rendeva ugualmente irresistibile la crema. Le merende non sono solo dolci, e nel calderone della nostalgia non possono mancare le Pizzette Catarì, quelle che “se ho fame me la fate passare, se non ho fame me la fate venire”. E da bere? Niente centrifugati di frutta senza zuccheri aggiunti a quei tempi, ma il goduriosissimo Billy, il primo succo in brick, comodissimo da mettere in cartella.
La morale è sempre quella
Ma, dicevamo, l’effetto nostalgia può trovare anche un lieto fine, che si concretizza in quelle merende che ci sono ancora oggi. Il sollievo di ritrovarle negli scaffali del supermercato e di poterli inserire nello zaino dei pargoli è immediato per il genitore. Prima fra tutti, Sua Maestà la Nutella, squisitamente immutabile, ancora di salvezza contro lo scorrere del tempo: una fetta di pane, un velo cioccolatoso, una seconda fetta per evitare appiccicamenti sgraditi ed ecco i bambini di oggi e di allora pronti per tornare sui banchi. Eterna è anche la morbidezza del Buondì Motta, e dalla Motta arriva a sfidare i decenni anche la Girella: e qui mamma e papà possono valutare da chi hanno preso i figli, valutando se mangiano la merendina a morsi o se la srotolano prima di assaggiarla. Un discorso simile vale per il Tegolino, che pone da sempre di fronte a un’umanità divisa tra chi lo addenta e chi lo suddivide in rettangoli uguali. Intramontabili e ancora diffusissimi e amatissimi sono anche la Fiesta e i Ringo, così come la triade Mars, Bounty e Twix: okay, all’epoca il Twix si chiamava Raider, ma non stiamo a guardare il pelo nell’uovo. Un tuffo al cuore è quello che i genitori hanno quando scoprono che dal mondo dei loro ricordi escono intatte le Gelato merende Sammontana, ma la lacrimuccia è assicurata quando vedono in mano al figlio un impensabile Ciocorì, che insieme al gemello diverso Biancorì sembra uscire direttamente dagli anni Ottanta, con i “compagni roditori” e il pianorì in regalo.