ProzoristCosì la società civile ucraina si sta preparando alla ricostruzione del Paese

Al primo posto c’è la trasparenza dei processi, con il governo ucraino che ha creato una serie di agenzie anticorruzione indipendenti e la piattaforma di cittadini Dream per la gestione responsabile dei finanziamenti

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Il sogno politico dell’Ucraina si scrive “прозорість (prozorist’)”: significa trasparenza. A cercare di realizzarlo non è solo il governo di Kyjiv, ma anche la società civile. Una sinergia senza precedenti, forse l’unica strada percorribile, per diventare un Paese diverso: una democrazia emancipata dall’oligarchia sovietica. L’Ucraina ci sta provando nonostante l’invasione russa. Nonostante gli sfollati ucraini siano circa tredici milioni. Le vittime civili circa venticinquemila. Il governo ucraino ha creato una serie di agenzie anticorruzione, politicamente indipendenti. In attesa dei soldi per la ricostruzione – i danni alle infrastrutture sono di oltre cento miliardi di dollari – ha istituito il ministero per la Restaurazione che, con la collaborazione di cittadini e cittadine, ha progettato una piattaforma chiamata Dream (Digital restoration ecosystem for accountable management). Lo scopo? Gestire le attività di ricostruzione in modo trasparente e mettere in contatto i donatori con i beneficiari.

Anche la società civile ucraina ha fatto la sua parte e molto di più: si è mobilitata come mai prima. La conferma arriva da un report dal titolo “La società civile nella ricostruzione dell’Ucraina” pubblicato a settembre 2023 dell’Istituto di analisi e advocacy (Iaa, think tank indipendente ucraino) e dall’Alleanza per la sicurezza della democrazia (Asd). In risposta alla crisi umanitaria – si legge nel report – il numero di Ong ucraine è più che triplicato, passando da centocinquanta a oltre quattrocentocinquanta organizzazioni.

Secondo il rapporto, inoltre, le associazioni hanno ottenuto una certa legittimità da parte dell’opinione pubblica ucraina per vari motivi. A differenza di quanto avviene in altri Paesi, il terzo settore in Ucraina, non ha solo un ruolo di sorveglianza del governo, ma partecipa all’elaborazione delle leggi, ne promuove l’approvazione e in generale collabora con l’esecutivo di Kyjiv per attuare importanti iniziative politiche.

Alcuni esempi di partecipazione civile efficace sono: gli influencer che hanno sostenuto l’arrivo di armi dall’estero, i ricercatori e le ricercatrici che hanno dimostrato i legami tra alcune aziende e l’industria bellica russa e gli attivisti e le attiviste del settore legislativo che hanno proposto alcune delle leggi necessarie per soddisfare le condizioni preliminari al processo di adesione dell’Ucraina all’Unione europea.

Secondo i dati del report, oltre la metà delle associazioni sono entrate a far parte di tre coalizioni in cui si stanno organizzando tutte le Ong ucraine: Rise Ukraine; Resilience, reconstruction, and relief for Ukraine (Rrr4U); e Reanimation package of peforms (Rpr). Gli obbiettivi comuni? Sostenere un processo di ripresa e ricostruzione che proceda con trasparenza, responsabilità e collaborazione con il governo e con partner internazionali.

Gli autori del report hanno anche chiesto alle associazioni quali sono i principali problemi che affrontano nelle attività di ripresa e ricostruzione. Le risposte? Per molte Ong pesa la mancanza sistematica di finanziamenti e l’assenza di figure professionali preparate a ricevere e gestire gli aiuti esteri. Il problema più comune è, però, l’assenza di un meccanismo di cooperazione diretta tra la società civile ucraina e la comunità dei donatori. Una soluzione a questa necessità – suggerisce il rapporto – potrebbe essere creare un consiglio consultivo fatto da persone della società civile che possa lavorare con la piattaforma di coordinamento dei donatori dei Paesi del G7.

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