In mostra ad AmsterdamLa fotografia performativa di Tarrah Krajnak

L’artista di origini peruviane, allontanata dalla sua famiglia biologica durante la “guerra sucia” degli anni Settanta in Sud America, usa il suo corpo per contestare gli scatti dei più importanti fotografi occidentali

Courtesy of the artist

Il 28 ottobre 2023 Huis Marseille – il più antico museo di fotografia di Amsterdam – inaugurerà Shadowings, a Catalog of Attitudes for Estranged Daughters, la prima mostra personale dell’artista peruviano-americana Tarrah Krajnak (1979, Lima, Perù). La mostra espone i suoi lavori più importanti tra cui la serie Master Rituals II: Weston’s Nudes grazie a cui ha ricevuto il prestigioso Louis Roederer Discovery Award nel 2021. Tutta la varietà delle Serie esposte presso la Huis Marsiglia rappresenta l’approccio concettuale dell’artista alla fotografia. L’artista utilizza la fotocamera come uno strumento di ricerca, un mezzo per la sperimentazione e la creazione di immagini in movimento tra lo studio, il lavoro sul campo, l’intervento d’archivio e la camera oscura analogica come luoghi di produzione. L’obiettivo di Krajnak è spesso rivolto ad altre fotografie: strategie che annullano il tempo e offuscano il confine tra autoritratto messo in scena e performance, tra sé e l’altro, tra realtà e finzione.

Tarrah Krajnak, Master Rituals II

Tarrah Krajnak è nata in uno dei pueblos jovenes alla periferia di Lima, nel 1979, un anno che ha segnato l’inizio della tumultuosa “guerra sporca” del Perù. Allontanata dalla sua famiglia biologica, fu lasciata in un orfanotrofio con suore tedesche che facilitarono centinaia di adozioni di bambini indigeni in Europa e negli Stati Uniti. Krajnak, insieme ad altri bambini neri e indigeni, viene adottata da genitori bianchi del Midwest americano. L’artista sottolinea che le circostanze dei suoi primi anni di vita come adottata transrazziale indigena si collegano a sistemi molto più ampi di disuguaglianza socioeconomica, corruzione e instabilità non solo in Perù, ma nel mondo. Questi temi ricoprono un ruolo importante nel suo lavoro, soprattutto sulla scelta di usare il proprio corpo transrazziale, eseguendo interventi su immagini d’archivio con la cancellazione quale mezzo per rendere visibili le storie emarginate e i corpi nascosti.

Tarrah Krajnak, Rock Many Bones 

Nella serie 1979 Contact Negatives inserisce il proprio corpo nelle proiezioni delle immagini. Nella serie Master Rituals I: Ansel Adams, Krajnak attraverso l’utilizzo del corpo altera l’archivio fotografico di Adams. Ne possiamo osservare un esempio nella performance Erasing Moonrise dove l’artista inzuppa i suoi capelli nel caffè e li usa per cancellare una fotografia di Ansel Adams. Nella serie Master Rituals II: Weston’s Nudes, che le diede fama internazionale nel 2021, l’artista racconta il nudo femminile, riproponendo le immagini in bianco e nero scattate dal fotografo americano Edward Weston. Qui Krajnak dialoga con l’opera di Weston e lo fa per rielaborarlo e criticarlo. In questi autoscatti il set è visibile, a testimoniare la volontà dell’artista di raccontarci l’elaborazione di un pensiero e non solo il prodotto del suo lavoro.

Tarrah Krajnak, Rock Of Two Mothers 

Shadowings, a Catalog of Attitudes for Estranged Daughters ci mostra come Krajnak riesca a proporre nuove immagini storiche che portano su di esse le tracce fisiche del suo stesso corpo. Krajnak è profondamente coinvolta nei processi artigianali e materiali della fotografia e continua a stampare tutte le sue fotografie. La mano dell’artista e l’intenso lavoro fisico del suo corpo sono evidenti nella sua stampa a pigmenti da pellicola a colori, in quella alla gelatina d’argento, nei cianotipi e negli antotipi (immagini realizzate utilizzando materiali sensibili alla luce a base vegetale). L’artista è interessata alla camera oscura come spazio per le performance femminili, e alle condizioni analogiche che collegano il suo corpo alle prime storie nascoste della fotografia. «Sono interessata al potenziale della camera oscura come luogo di performance o spettro-poetica», spiega, «un modo per evocare i fantasmi che infestano una vita».