Promesse non mantenuteIl governo Meloni deve rimborsare al cento per cento gli alluvionati dell’Emilia Romagna

Intervistato da Linkiesta, Stefano Bonaccini chiede che vengano indennizzati tutte le famiglie e imprese colpite: «Chi deve fare la sua parte fino in fondo ora è il Governo, garantendo i rimborsi promessi dalla presidente del Consiglio quando venne a visitare i territori colpiti»

LaPresse

Sono passati quasi centocinquanta giorni dalla terribile alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna e il nord delle Marche tra il 2 e il 17 maggio. «Risarciremo il cento per cento a chi è stato danneggiato», prometteva Giorgia Meloni in quei giorni mentre si trovava nei territori alluvionati. Da allora però le imprese e i cittadini romagnoli hanno ricevuto solo tremila euro messi a disposizione dalla protezione civile e dalla Regione per le somme urgenze. Troppo poco in cinque mesi. Lo spiega a Linkiesta Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, chiedendo al Governo di rispettare le promesse fatte ai romagnoli ed evitare di accumulare ulteriori ritardi. «Gli emiliano-romagnoli hanno fatto la loro parte. Insieme a migliaia di volontari e agli operatori delle forze dell’ordine e della Protezione Civile, hanno subito ripulito strade, case e negozi invase dall’acqua, mentre la stragrande maggioranza degli imprenditori e dei lavoratori, tutti quelli che ne avevano la possibilità, ha stretto i denti e risistemato le proprie attività. Come già fecero nel 2012 dopo il tremendo terremoto che colpì l’Emilia. Chi deve fare la sua parte fino in fondo ora è il Governo, garantendo il cento percento dei rimborsi promessi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni quando venne a visitare i territori colpiti».

A cinque mesi dall’alluvione come procedono i lavori per mettere in sicurezza le infrastrutture: strade, ponti e argini dei fiumi?
Le strade coinvolte, chiuse o parzialmente interrotte, sono state quasi mille e cinquecento. Grazie agli interventi di ripristino decisi dai Comuni e dalle Province ne sono state riaperte già una buona parte. Ci tengo a sottolineare che parliamo, nella stragrande maggioranza dei casi, di Comuni piccoli e piccolissimi, con bilanci irrisori, che hanno anticipato somme molto rilevanti, perché rimettere a posto quei collegamenti era imprescindibile per riaprire intere frazioni, comunità, case isolate e tante imprese, agricole e non. Il ripristino degli argini è un’altra priorità: anche in questo caso molti lavori sono stati fatti in somma urgenza ma occorre un’attività straordinaria di ripulitura e irrobustimento, e purtroppo siamo già in ritardo, perché le ordinanze stanno uscendo adesso. Le risorse per questa fase adesso ci sono, ma abbiamo perso cinque mesi, soprattutto quelli estivi, in cui si poteva fare di più. 

Da quelle parti c’è l’abitudine a lamentarsi poco e a rimboccarsi le maniche. A cinque mesi dall’alluvione, però, la stragrande maggioranza delle imprese e dei cittadini non ha ancora ricevuto alcun contributo dal Governo sebbene siano stati stanziati quasi quattro miliardi e mezzo di euro. Quando saranno utilizzabili questi fondi? 
I numeri non sono né di destra, né di sinistra. La stima complessiva dei danni è di 8,7 miliardi, lo dice anche il Governo nella relazione che ha trasmesso a Bruxelles. Avevano stanziato 4,3 miliardi in tre anni, ma una fetta di queste risorse va giustamente a Marche e Toscana, un’altra è stata invece inopinatamente tolta e il commissario Figliuolo dispone oggi di 2,5 miliardi per una ricostruzione pubblica che ne richiederà solo per l’Emilia-Romagna almeno altri due, e seicentoquaranta milioni per gli indennizzi a famiglie e imprese cui spettano invece oltre quattro miliardi. Cittadini e imprese non hanno ancora visto un euro di ristoro: le uniche risorse che hanno ricevuto sono i tre mila euro di primo sostegno che noi e la Protezione civile abbiamo erogato con un’operazione inedita. Troppo poco dopo ormai cinque mesi. Col Generale Figliuolo e la sua struttura stiamo lavorando bene, e non avevo dubbi perché conosco il valore e la serietà della persona. Ma si è scelta una strada barocca, buona parte delle risorse non ci sono e occorre recuperare strumenti di intervento più efficaci.

Cosa chiedete al Governo?
Due cose su tutte. La prima: reperire tutte le risorse necessarie per assicurare il cento per cento degli indennizzi per famiglie e imprese colpite dall’alluvione attraverso procedure snelle che diano certezza del contributo e dei tempi per averlo. Dopo il sisma del 2012 lo facemmo col credito d’imposta, finora il Governo ha detto no ma sono convinto che alla fine dovranno convincersi, perché conviene anche a loro. La seconda: comuni e province devono essere sostenuti se vogliamo che possano gestire decine di migliaia di pratiche private e una mole d’investimenti enorme per la ricostruzione pubblica, che va ad aggiungersi all’attività ordinaria e al Pnrr. Ci sono voluti cinque mesi perché il Governo si convincesse a consentire assunzioni straordinarie, a tempo determinato, per smaltire questo carico. Ora va organizzato subito e bene, altrimenti aggiungeremo ulteriori ritardi agli interventi urgenti da realizzare.

Passiamo a un’altra emergenza che il Governo ha dovuto gestire in questi mesi: i flussi migratori. Qualche settimana fa Meloni si è recata insieme a Von der Leyen all’hotspot di Lampedusa. Sui migranti l’Italia chiede che ci sia un approccio europeo ma il principale oppositore a questa proposta è Orbán, tra i principali alleati di Meloni. Come si esce da questa situazione?
Il fallimento delle politiche migratorie di questo Governo è sotto gli occhi di tutti. Per anni, dai banchi dell’opposizione hanno attaccato l’esecutivo di turno, urlando ’Porti chiusi’ e ’Prima gli italiani’, parlando di ’invasioni’ e indossando le magliette contro l’Europa. Una volta arrivati al Governo hanno aperto un conflitto con Germania e Francia, i più grandi partner che abbiamo e i più disponibili a far fare un passo avanti all’Europa. E alla fine, proprio i loro amici, da Viktor Orbàn a Marine Le Pen a Vox, sono quelli che bloccano ogni soluzione che aiuti l’Italia. Come si vede, il sovranismo non funziona né in Italia né in Europa. È necessario rendersene conto prima del voto alle europee del 2024. Con la cura Meloni-Salvini gli sbarchi sono raddoppiati e l’Italia è isolata. Un bilancio pessimo. 

A proposito di Europa, tra meno di otto mesi si voterà per le elezioni europee. Sta pensando di candidarsi?
Io penso a fare il presidente della mia Regione e del mio partito. Ma il mio impegno per le europee sarà comunque massimo, perché l’Italia si gioca tantissimo in quel passaggio. Se vince chi vuole bloccare o smontare l’Europa dovremo dire addio al Pnrr, alla possibilità di veder riconosciute le nostre ragioni in materia di immigrazione e accoglienza, alle politiche per sostenere la transizione ecologica o alla possibilità di fare un passo avanti per contare di più in un mondo instabile, su cui incombe la guerra. Non è un destino desiderabile per i nostri figli.