La fiera del libro di Francoforte è la più grande fiera del settore e ospita migliaia di espositori che vengono da almeno cento Paesi diversi per presentare almeno quattrocento mila titoli di libri. Alla vigilia di questa fiera, il filosofo sloveno Slavoj Žižek ha causato scalpore quando ha approfittato di un suo discorso alla cerimonia d’apertura per affrontare l’attuale conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza.
Žižek ha condannato gli attacchi terroristici di Hamas contro la popolazione israeliana, ma al contempo ha specificato l’importanza di ascoltare le ragioni dei palestinesi, considerando la storia del conflitto per comprenderlo meglio. Diversi ospiti se ne sono andati protestando, incluso Uwe Becker, commissario per l’antisemitismo dello Stato dell’Hessen, che aveva sfidato Žižek prima e poi mentre parlava sul palco. Becker ha accusato il noto filosofo di relativizzare i crimini di Hamas e ha lasciato l’aula per protesta.
Ritengo sia stato sbagliato da parte degli organizzatori della fiera invitare Žižek e fargli tenere il discorso di apertura. Žižek è uno di quegli intellettuali che tende a esprimersi in modo confuso, nebuloso, cioè in maniera incomprensibile, che spera che alcuni suoi ascoltatori scambino la sua vacua verbosità per profondità filosofica. Egli però non è poco chiaro, invece, quando parla di azioni politiche.
Nel suo libro intitolato “A left that dares to speak its name” (Una sinistra che osa pronunciare il suo nome), pubblicato nel 2020, Žižek apre a un «nuovo comunismo»: ciò di cui abbiamo bisogno oggi è una sinistra che osa pronunciare il suo nome, non una sinistra che nasconde vergognosamente il suo nucleo originario con qualche foglia di fico culturale. E questo nome è comunismo. «La sinistra – sostiene – dovrebbe finalmente abbandonare il sogno socialista di un capitalismo più equo e “giusto” e attuare “misure comuniste” più radicali». Come obiettivo chiaramente formulato, afferma che «la classe avversaria dev’essere distrutta».
Žižek celebra «la grandezza di Lenin», che consisteva nel fatto che, dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi, egli rimase fedele ai suoi principi socialisti, anche se le condizioni non erano favorevoli. Secondo le teorie sviluppate da Marx e Lenin, il «socialismo» è l’unica via necessaria per giungere a ciò che porterà al compimento del bene inteso come il comunismo. Žižek sostiene di ribaltare questa linea, puntando direttamente al comunismo, che alla fine – nella sua visione – dovrebbe evolversi o regredire al socialismo.
Secondo Žižek «il grande balzo in avanti» di Mao degli anni Cinquanta – il più grande esperimento socialista nella storia umana – ha mostrato come bypassare il socialismo entrando direttamente nel comunismo. Sfortunatamente, gran parte delle persone non conosce nulla del «grande balzo in avanti» di Mao: sulla base delle analisi dei servizi di sicurezza cinesi e degli estesi rapporti pubblicati dai comitati del partito negli ultimi mesi del «grande balzo in avanti», lo storico Frank Dikotter è giunto alla seguente conclusione: almeno quarantacinque milioni di persone morirono a causa di questo «grande esperimento socialista» tra il 1958 e il 1962.
La maggior parte morì di fame, mentre altri 2,5 milioni furono torturati o picchiati a morte, deliberatamente privati di cibo, patendo la fame. E questo è, in fin dei conti, ciò che Žižek celebra con tanta euforia.
Il «grande balzo in avanti» di Mao fornì anche il modello per il terrore comunista in Cambogia. Tra la metà del 1975 e l’inizio del 1979 morì tra un quinto e un quarto della popolazione della Cambogia: le stime variano da 1,6 a 2,2 milioni di persone. Il leader dei Khmer rossi Pol Pot definì tutto questo il «super grande balzo in avanti». Žižek dichiarò che i Khmer rossi non si erano spinti abbastanza avanti: «Essi non erano, in un certo senso, abbastanza radicali: pur portando al limite la negazione del passato, non inventarono alcuna nuova forma di collettività». Tuttavia, ha aggiunto: «la violenza rivoluzionaria dovrebbe essere celebrata come redentrice e addirittura divina».
Il sociologo Paul Hollander ha così commentato: «Le credenze di Žižek sembrano avere radici in un’irremovibile convinzione che nulla possa superare il male del capitalismo e la violenza che questo genera. Tale convinzione è condivisa in gradi diversi da diversi intellettuali occidentali, attratti dai dittatori di diverse posizioni politiche, ma che avevano in comune una mentalità anticapitalista». Serve nondimeno sottolineare che Žižek è un ammiratore del regime di Che Guevara e chiamò il terrore di Stalin un «terrore umanitario»: Stalin avrebbe salvato l’umanità degli uomini.
I riferimenti alle citazioni di Žižek sono contenuti in “Elogio del capitalismo”, Ranier Zitelmann, IBL Libri, 2023.