Il muro tedescoLa proposta spagnola sul Patto di stabilità piace all’Italia ma non alla Germania

Il testo va incontro alle richieste italiane, spingendosi anche oltre i desiderata sullo scorporo degli investimenti. C’è una clausola di salvaguardia per garantire un taglio minimo annuale del debito, ma per Berlino è poco. Si preannuncia serrata la trattativa per definire l'importo massimo degli investimenti che potrà essere escluso dal computo della spesa

(La Presse)

La proposta di compromesso sulla riforma del Patto di Stabilità, presentata dalla presidenza spagnola dell’Unione europea, è stata accolta con una certa soddisfazione a Roma. Al ministero dell’Economia e delle Finanze è stato infatti notato che il documento di quattro pagine – anticipato ieri da La Stampa – va incontro alle richieste italiane perché riprende tutti i punti presentati all’Ecofin di Santiago de Compostela dal ministro Giancarlo Giorgetti, andando anche oltre i desiderata sullo scorporo degli investimenti. Ma la proposta non piace al governo tedesco, nonostante Madrid abbia deciso di inserire nella sua proposta una clausola di salvaguardia per garantire un taglio minimo annuale del debito.

I dirigenti dei 27 ministeri ieri si sono incontrati a Madrid per esaminare la proposta di compromesso. A rappresentare l’Italia al tavolo del Comitato economico e finanziario c’era il direttore generale del Tesoro, Riccardo Barbieri Hermitte. Il braccio di ferro iniziato ieri a livello tecnico sembra dunque destinato a protrarsi a lungo. Come per il Patto migrazione e asilo, anche la riforma delle regole di bilancio si gioca soprattutto tra Italia e Germania, i due Paesi che in questo momento si trovano agli estremi del tavolo. Con il governo di Pedro Sanchez a fare da mediatore, accusato da Berlino di aver fatto pendere l’ago della bilancia troppo verso le istanze italiane. Sul fronte dello scorporo degli investimenti, Madrid si è infatti spinta oltre, andando addirittura al di là delle richieste di Roma.

All’Ecofin informale di Santiago, Giorgetti aveva chiesto una “golden rule” limitata, un’applicazione circoscritta agli investimenti verdi e digitali del Pnrr e alle spese militari per l’Ucraina, e una data di scadenza fino al 2026 per allinearsi con le tempistiche del Recovery) Il documento prodotto dal governo spagnolo invece non fissa limiti temporali, estende l’applicazione alle spese per il cofinanziamento nazionale dei fondi Ue ordinari e prevede la possibilità di invocare l’aumento delle spese militari, non solo quelle per l’Ucraina, tra i fattori rilevanti per evitare una procedura.

Mancano però ancora degli elementi fondamentali: i numeri. Si preannuncia serrata la trattativa per definire l’importo massimo degli investimenti, calcolato in punti di Pil, che potrà essere escluso dal computo della spesa. Al tempo stesso non sarà facile trovare il numero che stabilirà l’entità del taglio minimo del debito richiesto ai Paesi che superano il 60 per cento del Pil. Berlino aveva chiesto l’1 per cento.

Vengono ipotizzate due salvaguardie: una riduzione media annua minima del debito, per un periodo di 14-17 anni, se il rapporto debito/Pil non viene portato o mantenuto al di sotto del 60 per cento entro la fine dell’orizzonte di proiezione; o una clausola che prevede che lo sforzo fiscale sia distribuito lungo l’intero periodo di aggiustamento per evitare che i governi concentrino le misure solo alla fine, scaricando gli oneri sulla legislatura successiva.

Alle riforme e agli investimenti che favoriscono la crescita viene riconosciuto un ruolo fondamentale nel garantire la sostenibilità del debito a lungo termine. I Paesi potranno estendere il periodo di aggiustamento da quattro a sette anni come già previsto dalla proposta della Commissione Ue, ma i progressi nell’attuazione degli impegni di riforma e investimento dovranno essere monitorati e se non saranno rispettati l’estensione salta.

 

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