La retorica della guerra eterna contro l’Occidente è diventata la pietra angolare della propaganda interna del Cremlino, l’unico messaggio di un regime che dal giorno in cui ha iniziato l’invasione su larga scala dell’Ucraina non ha altri orizzonti da offrire alla sua popolazione. Nelle ultime settimane Vladimir Putin è stato molto loquace, con dichiarazioni e affermazioni che lasciano pochi dubbi sulla totale inaffidabilità del suo regime e sulla volontà di annientare la nazionalità ucraina.
Ogni giorno che passa la Russia di Putin diventa sempre più simile a una gigantesca Corea del Nord, un paese che abbraccia due continenti ma che si racconta come una fortezza assediata e minacciata, una dittatura dove non c’è spazio per nessuna forma di opposizione, e che reagisce a ogni debolezza con maggiore belligeranza. Intervenendo al forum di Valdai a Sochi, il presidente russo ha iniziato il discorso annunciando che la Russia ha il compito di costruire un “mondo nuovo”, per poi squadernare il tradizionale arsenale di invettive contro l’Occidente, a suo dire colpevole di cercare l’egemonia globale e di aver costruito una nuova cortina di ferro.
Durante il discorso di quasi quattro ore, Putin ha annunciato il successo dei test del missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik e le prove per il missile balistico intercontinentale Sarmat, armamenti in grado di raggiungere obiettivi in tutto il mondo). Dopodiché, ha alleggerito i toni – secondo gli standard russi – dicendo che «nessuna persona sana di mente e con una memoria chiara penserebbe di usare armi nucleari contro la Russia», nonostante siano i russi gli unici a minacciare in continuazione l’uso di armi nucleari. Come la Corea del Nord di Kim Jong-un.
Non sono mancati neanche passaggi talmente surreali da risultare quasi comici, come quando Putin ha detto che il jet privato in cui sono morti tutti i leader del gruppo Wagner non è stato colpito dall’esterno, ma è precipitato perché Evgeny Prigozhin e gli altri erano drogati e ubriachi e si sono messi a giocare con le bombe a mano. Infine, in un momento di limpida sincerità, Putin ha spiegato come pensa di vincere la guerra. «Quando forniture di difesa occidentali verranno interrotte, l’Ucraina avrà una settimana di vita poiché sarà a corto di munizioni», e a quel punto la Russia potrà «perseguire i propri obiettivi con tranquillità».
Nelle stesse ore, un attacco missilistico russo in un villaggio nella regione di Kharkiv uccideva più di cinquanta civili ucraini riuniti per una veglia funebre, in una zona dove non era presente nessun obiettivo militare. Uno degli attacchi più letali degli ultimi mesi.
Una settimana prima del forum di Valdai, il 30 settembre, Putin ha celebrato il primo anno di “riunificazione” delle regioni ucraine di Zaporizhzhia, Donetsk, Luhansk e Kherson, territori parzialmente occupati dai russi che Mosca ha annesso illegalmente mettendo in scena dei referendum farsa. «Stiamo difendendo la Russia, stiamo combattendo insieme per la Patria, per la nostra sovranità, i nostri valori spirituali, la nostra unità, per la vittoria», ha detto Putin in un video postato sul sito web del Cremlino, ricordando la promessa che l’annessione (incompiuta) è irreversibile, e che gli abitanti di quei territori, ucraini, diventeranno cittadini russi per sempre.
Nella stessa giornata in un post su Telegram l’ex presidente e primo ministro russo Dmitry Medvedev, ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza, ha affermato che la guerra durerà «fino alla completa distruzione del governo di Kyjiv» e alla «liberazione dei territori nativi russi».
Proprio come detto da Volodymyr Zelensky al vertice della Comunità politica europea a Grenada, la Russia non solo non intende rinunciare all’Ucraina, ma promette nuove guerre negli anni a venire, e ogni forma di congelamento del conflitto è solo un modo di prendere tempo per ripristinare il potenziale militare russo.
Mosca infatti sta aumentando pesantemente le spese militari. Nel 2024 le spese per la difesa arriveranno al 6 per cento del Pil, assorbendo fino al 30 per cento della spesa pubblica della Federazione Russa. Un aumento del budget del 70 per cento rispetto al 2023, che viene presentato come uno sforzo necessario per affrontare la guerra dell’Occidente contro la Russia. «I soldi sono essenziali per raggiungere il nostro obiettivo principale: assicurarci la vittoria», ha detto il ministro delle finanze Anton Siluanov.
La Russia quindi si sta preparando per una lunga guerra in Ucraina, e a convivere in un perenne stato di ostilità e belligeranza con l’Occidente. A un certo punto anche i più scettici in Europa e Stati Uniti dovranno affrontare in maniera più consapevole l’amara verità: la Russia di Putin ha scelto di confrontarsi con l’Occidente, non è stato spinta a farlo, non c’è nessuna colpa occidentale. Anche volendo entrare nella sua logica perversa, Putin aveva molte alternative all’invasione su larga scala dell’Ucraina.
Eppure, ha scelto lo scontro totale, avviando il regime russo verso la trasformazione in una dittatura militare che ribalta la realtà raccontando le sue guerre di aggressione come un’eroica e inevitabile resistenza, un regime in cui la radicalizzazione va di pari passo con l’isolamento internazionale e la regressione dell’economia. Le epurazioni sono sempre più aggressive, la propaganda implacabile, il militarismo si sta accentuando in modo tale da diventare una variante russa del militarismo nordcoreano, fino a quando Mosca sarà diventata una Pyongyang sul Volga.